La riforma svecchia Senato: vicini ad un traguardo di civiltà

di Maria Cristina Pisani

L’editoriale di Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale Giovani.

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I 18enni potranno votare per il Senato e i 25enni potranno essere eletti Senatori. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un emendamento che parifica non solo l'elettorato attivo ma anche quello passivo del Senato a quello della Camera.  E’ una una riforma importantissima che avevamo chiesto da tempo a tutte le forze politiche, per dare a milioni di giovani, che sono cittadini italiani, uguali diritti politici, per favorire la più ampia partecipazione dei giovani alla vita politica e democratica del nostro Paese.

Perché per ridurre l’emergenza giovanile c’è bisogno non più semplicemente di un “patto generazionale” ma di un nuovo “patto sociale” che ridia spazio e definisca una nuova prospettiva per i giovani nella società. In tal senso l’emendamento approvato nei giorni scorsi, è un segnale straordinario nel senso un rinnovato senso di fiducia, di responsabilità, di interesse del bene comune.

In questi anni abbiamo imparato che l’efficacia di ogni riforma deriva dalla volontà di cambiamento manifestata “dal basso”, proprio da quei luoghi in cui si sviluppano in modo complementare diverse forme di partecipazione. Eppure fino a poco tempo fa, le politiche giovanili inseguivano un modello ben preciso, quello della partecipazione apparente.  Si prendeva parte a società e sistemi di cui si dava per scontato che esistessero e fossero ben identificabili. Nello stesso tempo coloro che partecipavano davvero ai processi decisionali erano gruppi sempre più ristretti. Ma che senso ha democratizzare i luoghi della esperienza comune, se si resta esclusi dai luoghi in cui si decide davvero?

Il rischio che si corre, in un Paese in cui per troppo tempo le politiche giovanili si sono distinte per un localismo abbandonato a sé stesso, è l’emergere di un rinnovato individualismo democratico e di un nuovo impulso, animato non più dal bene comune, ma esclusivamente da quello personale.

Il primo passo per giungere ad una soluzione di un problema è partire dall’individuazione della giusta domanda. E allora perché negli ultimi decenni, nonostante le innumerevoli sfide, è cresciuta la carenza di partecipazione e la crisi di affezione e di consenso che soprattutto i giovani manifestano verso le istituzioni?

Una maggiore partecipazione giovanile renderebbe più efficiente qualsiasi intervento economico e sociale. Con il Piano di lavoro per la gioventù 2016/2018, il Consiglio europeo ha posto agli Stati membri l’obiettivo di una maggiore partecipazione di tutti i giovani alla vita democratica e civica in Europa, invitando a promuovere processi di cittadinanza attiva. L’obiettivo è avvicinare le nuove generazioni e rafforzare il loro protagonismo nella definizione delle politiche che li riguardano. Anche per questo, la Commissione Europea promuove lo strumento del dialogo strutturato che coordiniamo, ogni anno, per l’Italia, un processo consolidato per la partecipazione all'attività decisionale nel settore giovanile tra gli Stati Europei, uno spazio aperto ai giovani.

Per tutte queste ragioni, l’emendamento approvato è uno strumento importante per favorire una partecipazione diretta dei giovani ai processi democratici del nostro Paese, per attribuire loro la possibilità di scrivere il futuro di chi questo Paese dovrà abitarlo anche con un impegno diretto.

Sbaglia infatti chi pensa che i giovani italiani vogliano e possano affidare il proprio futuro solo a traiettorie individuali, nella splendida solitudine delle proprie aspirazioni. Non è così. Proprio per questo, abbiamo provato ad accrescere nelle istituzioni una nuova sensibilità per coinvolgere i giovani in tutti i processi decisionali e renderli non semplicemente soggetti destinatari ma protagonisti attivi delle scelte pubbliche.

Per questo mi auguro che, durante la discussione in Aula, ci sarà una convergenza di tutte le forze politiche. Un ringiovanimento dell'elettorato e della rappresentanza parlamentare sarebbe di grande impatto anche sulle future scelte del nostro Paese, sarebbe un enorme rivoluzione culturale e anche, finalmente, un'iniezione di freschezza nelle dinamiche parlamentari.