Workshop c2.0: giovani che costruiscono il cambiamento, si ma come?

di Monica Scotti

“Le cose non vanno, cambiamole: si, ma in che modo?”, è questa la domanda a cui si è cercato di dare una risposta durante il workshop pomeridiano organizzato da Amesci a Napoli, il 13 dicembre scorso, nell’ambito della campagna “Cittadini 2.0…Giovani che costruiscono il cambiamento”. (Monica Scotti)

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Aver semplicemente voglia di rinnovarsi e di incontrarsi, infatti, a volte non basta, perché può essere l’inizio di una splendida avventura di crescita personale, ma senza la capacità di incanalare le proprie idee e trasformarle in percorsi di cambiamento tangibile nel tessuto sociale, si rischia di perdere la sfida più importante: fare la differenza, quotidianamente.

Sono stati invitati a prendere parte ai lavori, iniziati con una breve introduzione di Enrico Maria Borrelli, presidente di Amesci e coordinatore della campagna, quattro ragazzi che appartengono alle sezioni giovanili di partito, ragazzi distanti tra loro sul piano della scelta degli schieramenti politici, eppure vicinissimi perché accomunati dalla passione per il cambiamento che passa attraverso le vie istituzionali.

A Marco Perissa, Segretario della Direzione Nazionale Giovane Italia (PDL), a Gianmario Mariniello, Coordinatore Nazionale Generazione Giovani FLI (ovvero i “nuovi” Finiani), a Claudia Baldari, Segretario Nazionale Giovani Nuovo PSI e a Valerio Di Pietro, Segretario Provinciale di Napoli dei Giovani Democratici, sono state assegnate dal moderatore Francesco Gentile alcune “parole chiave” su cui sviluppare riflessioni e da cui partire per animare un dibattito: cambiamento, libertà, comunità, responsabilità, passione. Lo scopo era, appunto, coinvolgere tutti, studenti, volontari e semplici curiosi, in un confronto sui tempi e sui modi dell’attivismo politico.

A scambio iniziato non ci è voluto molto prima che i toni si vivacizzassero, forse sull’esempio dei toni a dir poco accesi di cui fa sfoggio la politica italiana negli ultimi tempi, tempi difficili.

Tra i presenti c’è chi come Luca ha chiesto a gran voce “cosa ci fa un ragazzo motivato al cambiamento in partiti spesso guidati da pluri inquisiti o in cui, comunque, non mancano persone addirittura condannate per corruzione e reati fiscali?”, e chi ha ribadito, come Fabio, un volontario, di non sentirsi in nessun modo rappresentato e tutelato dalla classe dirigente in quanto “una volta eletti molto spesso i politici non mantengono le promesse fatte all’elettorato e magari saltano pure sul carro degli “antagonisti” finendo a lavorare per quella che era l’opposizione”.

Insomma, la politica è senza dubbio un’arte nobile, ma quello che emerge chiaramente dagli interventi dei ragazzi che hanno partecipato al workshop è un duplice problema di sfiducia: da una parte c’è la questione della rappresentatività tradita, dall’altra un eccesso di personalismo, che spinge i ragazzi a soffermarsi sulle figure più in vista del panorama politico per farne bersagli di critica o ammirazione, dimenticando qualche volta che i problemi reali del paese non si risolvono a colpi di applausi e fischi teatrali.

A fare da contraltare a tutto ciò è l’appello dei giovani attivi in politica, da desta a sinistra: “i cambiamenti partono dalla base, noi siamo la base, ma da anni non contiamo più nulla perché le giovanili di partito non hanno più alle loro spalle i giovani e senza di loro non rappresentiamo nessuno”.

Il dibattito nato in sala, difficile eppure saturo di promesse, come ci si aspettava non è approdato a una conclusione. Al posto della parola “fine” ai ragazzi è stato suggerito un “inizio”, anzi un “continuo”, proprio grazie alla piattaforma c2.0, che nasce con l’intento di mettere in comunicazione giovani, istituzioni, mondo delle imprese e del volontariato. I presenti, infatti, hanno accettato l’invito a iscriversi sul social network per continuare il confronto e puntare, come si spera, al cambiamento reale.