NUOVA CUCINA ORGANIZZATA: come la solidarieta’ umana cammina sottobraccio alla legalità

di Ornella Esposito

A pochi chilometri dal regno dei Casalesi è nato quattro anni fa il ristorante-pizzeria Nuova Cucina Organizzata, uno straordinario esempio di come sia possibile non solo contrastare la camorra ma anche i pregiudizi verso le persone con disagio mentale che, nella terra di Gomorra, fanno più paura dei boss. Intervista a Peppe Pagano, presidente della cooperativa sociale “Agropoli” e fondatore del ristorante. (Ornella Esposito)

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San Cipriano di Aversa (Ce). Un’ intera parete colorata di rosso e verde con sopra un cartello che reca la scritta Nuova Cucina Organizzata,questa è “l’insegna luminosa” del ristorante-pizzeria, aperto quattro anni fa dalla Cooperativa sociale “Agropoli”, dove si può mangiare un’ottima pizza e soprattutto toccare con mano come le rivoluzioni culturali, anche nella terra dei Casalesi, sono possibili.

Lo spiegano i vispi occhi neri e le parole accorate di Peppe Pagano, presidente della cooperativa sociale, il cui destino sarebbe stato quello di molti suoi amici di infanzia: «a otto anni comprai una pistola-giocattolo che sparava a salve, il passaggio a quella vera sarebbe stato breve. Mia madre prese la pistola,  la distrusse e subito dopo  mi portò in parrocchia» racconta Peppe sorridendo.

Così è nata l’avventura di questa cooperativa, da un’associazione di volontariato parrocchiale dedita al teatro e con la mania di fare aggregazione.

nuova_cucina_organizzata_01«Nel 2002- spiega il presidente- vennero qui da Trieste degli operatori sociali che parlavano di partecipazione, progettazione partecipata, cose di cui non avevamo alcuna idea, e fu così che decidemmo di mettere su un gruppo di convivenza, ossia un appartamento dove potevano vivere normalmente le persone con disabilità mentale, alcuni dei quali provenienti dai manicomi ormai chiusi. Nacque la cooperativa sociale ed un secondo gruppo di convivenza». Gli ospiti dell’appartamento erano (lo sono ancora oggi, ma con gravi ritardi) sostenuti dai cosiddetti budget di salute ossia da una quota erogata dalla Asl per ciascun soggetto psichiatrico, utilizzata per predisporre un piano terapeutico riabilitativo individualizzato che va dalle cure mediche all’inserimento in un contesto abitativo, alla formazione, al lavoro, all’inclusione sociale, una metodologia di eccellenza della nostra regione.

«All’inizio le persone del posto si lamentavano, avevano paura dei “pazzi”- racconta Peppe- poi successe un fatto: arrestarono, proprio vicino al nostro appartamento, un pericoloso latitante e la gente aveva più paura dei malati di mente che non dei camorristi ricercati in tutta Italia». Alla cooperativa fu subito chiaro che la prima operazione era ed è quella culturale, un’impresa che coinvolge il territorio e che deve puntare al rovesciamento dei valori criminali perché la camorra «è stata prima di tutto un’operazione culturale basata su tre elementi: individualismo, indifferenza, diffidenza -continua Peppe- e si può arrivare a contrapporsi ad essa ragionando su due livelli: il bene comune e l’investimento a beneficio della comunità».

nuova_cucina_organizzata_02Nel 2007 è nato il ristorante-pizzeria Nuova Cucina Organizzata il cui nome, che ironicamente rimanda alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, esprime un concetto: organizzare le persone, metterle in rete, creare connessioni in quanto la camorra, come i pregiudizi verso i disabili mentali, si contrasta soltanto stando uniti, insieme, mettendo al primo posto il benessere di tutti e non quello del singolo.

Così è accaduto che la Nuova Cucina Organizzata (al cui interno sono assunti lavoratori con disabilità mentale) ha aperto i battenti ed è stata un successo, dimostrando che si può fare impresa in maniera legale, e contemporaneamente i temutissimi pazzi hanno iniziato a circolare liberi per il paese e la gente ha scoperto che non erano pericolosi, anzi, più vivevano nella comunità più miglioravano.

Con gli utili del ristorante la cooperativa ha ristrutturato un bene confiscato alla camorra coinvolgendo nei lavori, volontari provenienti da varie città italiane e persone del posto, compresi i figli dei camorristi. Eccola di nuovo, l’operazione culturale.

«La struttura- che ospiterà un centro polivalente, mi spiega Peppe entusiasta- ha i muri bucati, per scelta, affinché tutti possano entrare, fruirne, viverla come un bene della comunità», ed è talmente sentita un cosa di tutti che nessuno l’ha mai vandalizzata.

E’ una bella storia di coraggio e resistenza questa, ma Peppe Pagano non nasconde le difficoltà, a volte anche la paura, e soprattutto non aspira a diventare un eroe, «non pensiamo di sconfiggere la camorra-dice- ma di contrastarla offrendo ai giovani delle alternative, mettendoli in condizioni di scegliere»,e lui che viene dalla strada lo sa bene quanto siano determinanti le alternative.

Mentre sorseggiamo un gustoso succo di pesca prodotto da agricoltura biologica, il presidente mi racconta i mille progetti del e per il territorio, tra cui quello di aprire delle filiali di Nuova Cucina Organizzata a Napoli e in altre quattro città italiane. Nuove scommesse all’orizzonte, soprattutto nuovi concreti esempi di come insieme si può contrastare la camorra, e restituire dignità ai territori ammorbati dai suoi veleni che, oltre ad inquinare il terreno, hanno inquinato anche e soprattutto le menti dei cittadini.

Per contatti visita il sito di Nuova Cucina Organizzata.