Norvegia: Stop alla produzione delle auto a benzina dal 2015

di Andrea Pellegrino

La Norvegia mette coraggiosamente al bando, dal 2015, la produzione di automobili a benzina chiedendo alle imprese automobilistiche nazionali la riconversione dei propri impianti per produrre auto ibride o elettriche. Ne parliamo con Letizia Palmisano, Segretario Generale di Ecofriends. (Andrea Pellegrino)

norvegia_stop_produzione_auto_benzina_dal_2015 La notizia sta facendo il giro del web (e non solo) ma soprattutto sta aprendo nuovamente la discussione in più parti del mondo sulla necessità di cominciare seriamente a lavorare per uscire dalla “benzina-dipendenza” in cui sono i parchi auto di tutto il mondo.

Ne parliamo con Letizia Palmisano, il Segretario Generale di Ecofriends (l’associazione dei cittadini e delle imprese amiche dell'ambiente). Giornalista, blogger e social media specialist, con un focus sullo sviluppo sostenibile e sulle innovazioni in campo ambientale. Convinta che il “far sapere” sia un elemento imprescindibile del “saper fare” si è specializzata nella comunicazione ad ampio raggio grazie in particolar modo agli strumenti della rete per raccontare - su diverse testate e portali - ecoconsigli, esempi virtuosi sia delle persone che delle imprese e curiosità dell’ampio e variegato mondo legato all’ecologia e all’innovazione. Tra le passioni lavorative green, anche la formazione sul come comunicare unendo marketing, best practice e sostenibilità.

Immagino sia soddisfatta della decisione della Norvegia di bandire dal 2015 la produzione di automobili a benzina a favore di quelle ibride o elettriche...
Dalla rivoluzione industriale ad oggi, l’umanità è andata abusando delle risorse del pianeta spesso ritenendo che la tecnologia, esaurita una risorsa, l’avrebbe saputa sostituire con un’altra. Personalmente credo che le innovazioni, pur se importanti, da sole non bastino perché vanno accompagnate da un cambiamento di una serie di condotte individuali e collettive. Così, in questo caso la ricerca e l’industria devono andare sempre più verso prodotti a minor impatto ambientale e le pubbliche amministrazioni devono “osare”, essere coraggiose con scelte che indirizzino i cittadini, ovviamente con tutte le necessarie cautele e misure.

Ritiene azzardata la scelta autonoma e solitaria della Norvegia di mettere al bando la produzione di auto a benzina? La valuta una scelta sostenibile per l'economia norvegese in un tempo di crisi economica come questa?
C’è sempre un inizio. Pensiamo a un caso diverso, ma con il medesimo meccanismo: gli shopper non compostabili in Italia messi al bando con un primo immediato risultato: una forte riduzione del numero degli shopper in generale. Siamo stati il primo Paese. L’Italia e le industrie italiane sono all’avanguardia nel settore del biodegradabile e compostabile. Non è un caso se, proprio in questi giorni per le Olimpiadi di Londra son state scelte, per gli standard ecologici, le posate dell’italiana Ecozema. Se uno stato crede in una innovazione può far bene anche alle proprie industrie che investono in ricerca e sviluppo. Ogni scelta però va guidata. Ci sono tanti parametri da prendere in considerazione. Non conosco la Norvegia, però alcune considerazioni le posso fare in via generale. Un’auto consuma non solo quando “cammina”, ma va considerato l’intero ciclo di vita. Se, ad esempio, si vietasse la circolazione di auto con un alto impatto ambientale, sarebbero migliaia quelle che presto diverrebbero rifiuti (perché non tutti i materiali di un’auto sono recuperabili) e questo sicuramente andrebbe calcolato. Diverso è se per i nuovi acquisti si stabiliscono degli standard elevati in relazione all’ecosostenibilità. Qui le considerazioni però possono essere molteplici. Si deve cercare, in generale, di ridurre l’uso del mezzo privato con un buon sistema di trasporto pubblico e, in particolare, se si impongono standard per il mezzo privato che ne aumentano il costo medio. Poi si deve evitare un altro pericolo: l’auto che va ad energia elettrica non è a CO2 zero perché l’energia elettrica va prodotta. Consuma però molto meno anche in termini di impatto ambientale. Non se ne deve però abusare altrimenti i benefici si ridurrebbero fortemente.

Crede che, nel breve e medio periodo, questa decisione si tradurrà in effetti positivi sui consumatori norvegesi?
Ripeto, non conosco il modello norvegese, ma in un sistema integrato in cui si riduce il consumo del mezzo privato e comunque quando questo venga usato sia a impatto ambientale minore, sicuramente i benefici socio-sanitari ci saranno per tutti.

Crede che la coraggiosa decisione Norvegese possa essere "copiata" in altre parti dell'Europa o, meglio ancora, del mondo?
Dipende dalle scelte delle persone. Non si può però pensare di far tutto con la bacchetta magica. Bisogna essere attrezzati in particolar modo in termini di infrastrutture. Le auto elettriche e ibride sono migliorate notevolmente in termini di prestazioni. L’istallazione di  una rete capillare di erogatori di energia elettrica comporta comunque dei costi e dei riassetti che vanno pianificati nel tempo.

Quali crede siano gli ostacoli che impediscono all'Italia ed al resto d'Europa di compiere lo stesso passo?
Paesi come l’Italia non hanno distanze chilometriche tali da giustificare l’elevato numero di auto private in circolazione. Per prima cosa va sempre favorito il trasporto pubblico o a impatto zero come la ciclopedonabilità. Molte città stanno sperimentando fortemente l’elettrico. Bisogna proseguire su questa strada con progetti e città pilota e soprattutto per le auto pubbliche che dovrebbero dare il buon esempio.

Attualmente l'opinione pubblica italiana è ancora concentrata sulla riduzione di pochi centesimi sui prezzi della benzina. Crede che arriveremo mai, anche noi del Belpaese, a ragionare sull'opportunità di cessare la produzione di auto a benzina?
Tutto ha un inizio e una fine. Però più che i divieti, ritengo che gli strumenti migliori siano gli incentivi ed i premi a ciò che è a minor impatto ambientale. La piramide delle priorità nella mobilità di ogni persona va rivista, ma anche favorita dalle pubbliche amministrazione. Nell’ordine ci dovrebbero essere 1) possibilità di andare a piedi 2) in bicicletta 3) mezzi di trasporto pubblico 4) mezzo privato condiviso 5) e in extremis mezzo privato “in solitaria”. Attualmente l’italiano medio pensa prima se in un posto ci si possa arrivare in auto, e se non può prende in considerazione gli altri mezzi. E’ quindi un fatto culturale innanzitutto. Tra la crisi e la consapevolezza ambientale qualcosa però sta cambiando, o almeno a me piace crederlo.

Se avesse una bacchetta magica e le chiedessero cosa si potrebbe fare per sensibilizzare alla mobilità elettrica, cosa farebbe?
“Obbligherei” tutte le gare automobilistiche e motociclistiche, Formula 1 inclusa, a far correre solamente veicoli elettrici e i box di ricarica dovrebbero essere solamente a pannelli solari. Quale migliore pubblicità e stimolo alla ricerca?