Servizio Civile, immigrazione e nuova cittadinanza. Intervista al deputato Pd Khalid Chaouki

di Ornella Esposito

ServizioCivileMagazine intervista Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico, promotore dell’intergruppo parlamentare per la legge di riforma sulla cittadinanza ai migranti. (Ornella Esposito)

Khalid_Chaouki

ROMA, CAMERA DEI DEPUTATI – Mentre parte del Paese invoca le dimissioni del vicepresidente del Senato Calderoli  per le sue affermazioni, bollate come razziste, nei confronti della Ministra Kyenge, oggi presso la sala della Mercede si discute, nel seminario promosso dal Forum Nazionale del Servizio Civile, di una sua legge di riforma e di nuova cittadinanza.

 

A margine del seminario, ServizioCivleMagazine ha intervistato il deputato Pd Khalid Chaouki, in prima linea sulla questione seconde generazioni.

Cosa ne pensa dell’iniziativa promossa oggi dal Forum Nazionale del Servizio Civile?
«Non posso che salutarla positivamente. Il servizio civile volontario è una formidabile “scuola di cittadinanza”, anche per i giovani immigrati. Esso consente la formazione di una coscienza civica, attraverso la conoscenza diretta dei contesti sociali e culturali della propria città.
Proprio per questo ho ritenuto di avanzare una proposta di legge per favorire e agevolare l’accesso al servizio civile anche a chi non è ancora cittadino italiano».

Perché non si può più aspettare per una legge di riforma sulla cittadinanza alle persone migranti che nascono o vivono da lungo tempo nel nostro Paese?
«Non si può più aspettare perché ci sono oltre 1milione di bambini e ragazzi che vivono in Italia, si sentono italiani e  sono discriminati a scuola rispetto ai loro compagni di classe. Soprattutto non si può aspettare perché si rischia fortemente di crescere una generazione rancorosa, di persone che vive da straniera nel paese in cui è nata».

Lei è stato promotore dell’intergruppo parlamentare per riforma della legge 91/1992, sull’immigrazione. Tutti hanno aderito tranne la Lega. Negli USA, proprio in questi giorni, nonostante il gruppo di lavoro bipartisan repubblicani-democratici, la legge di riforma sull’immigrazione, passata al Senato, si è arenata alla Camera. C’è un rischio del genere anche in Italia?
«Tranne la parentesi di questi giorni a causa della Lega nord e del suo becero razzismo, c’è una disponibilità molto ampi. Tutti riflettono su come superare la questione dello ius sanguinis. Abbiamo più di 17 proposte, e c’è tutta la disponibilità a dialogare perché una riforma di questa portata ha bisogno di un riconoscimento ampio. Sono fiducioso, quindi, aspettiamo questo mese la discussione in prima commissione e poi a settembre in aula».

Lei è stato fino a poco tempo membro fa della Consulta per l’islam italiano che ha il compito di promuovere il dialogo interreligioso e l’integrazione delle comunità islamiche nel nostro Paese. Finora molti gli episodi di intolleranza, soprattutto al nord, verso i migranti di religione islamica. Quanto e su cosa c’è ancora da lavorare.
«C’è da lavorare ancora tanto. Una delle priorità è il riconoscimento dei diritti: non esiste un’intesa tra il Governo Italiano e la minoranza musulmana, ma ancora più grave non abbiamo una legge sulla libertà religiosa. Ciò ovviamente non incentiva il dialogo, di conseguenza, la comunità musulmana si trova spesso oggetto di discriminazione relativamente alla libertà di culto. Va detto però che sul piano del dialogo interreligioso serve uno sforzo anche da parte delle comunità musulmane.
Queste devono affrontare alcuni nodi quali il protagonismo delle donne, la lotta ad alcune discriminazioni, il pluralismo ed una democrazia interna più forte».

Calderoli vs Kyenge. Il Premier Letta ha chiesto a Maroni di porre fine alla questione delle dichiarazioni offensive. La lega però fa quadrato intorno al vicepresidente del Senato. Se Calderoli non si dimette,cosa succederà?
«Noi insisteremo. Ieri abbiamo promosso un sit-in, e chiesto ufficialmente in Senato le dimissioni di Calderoli. Oggi alla Camera dei Deputati faremo un’altra iniziativa. Bisogna far crescere la pressione intorno alla Lega Nord, isolarla, non solo nelle aule parlamentari ma  in tutto il Paese. La petizione per le dimissioni ha raccolto 30milioni di firme, però non basta. Bisognerebbe anche cambiare il regolamento del Senato che non prevede di poter dimettere il presidente e viepresidente».