Riforma del servizio civile. Garanzia Giovani. Intervista al presidente del Forum Nazionale Servizio Civile

di Marco Di Maro

Nato nel 2007, Il Forum Nazionale Servizio Civile siede in Consulta Nazionale Servizio Civile e rappresenta la rete numericamente più consistente di organizzazioni nazionali impegnate nel servizio civile: oltre ad importanti enti di servizio civile, il Forum racchiude, infatti, anche organizzazioni giovanili, studentesche e di partito. (Marco Di Maro)

Enrico_maria_borrelli_foto Mancata assegnazione della delega del servizio civile da parte del nuovo Governo, Garanzia Giovani e Servizio Civile. All’indomani dell’Assemblea Nazionale del Forum tenutasi lo scorso 26 febbraio a Roma, con il Presidente Borrelli facciamo il punto sullo scenario che si apre dinanzi al servizio civile nel prossimo futuro.

Sedici ministri, nove viceministri e trentanove sottosegretari nel nuovo governo Renzi. Ma nessuna delega assegnata ai giovani né al Servizio Civile Nazionale.
Dopo le tante dichiarazioni di Renzi a favore del servizio civile eravamo convinti che avrebbe dato un segnale chiaro di attenzione. Speravamo in una delega forte per il servizio civile, senza la quale temiamo che il suo peso politico in Consiglio dei ministri sia scarso.

Ci spieghi meglio.
Negli anni abbiamo visto questa delega assegnata talvolta a ministri e altre a sottosegretari. E la differenza è significativa. Un ministro ha chiaramente un peso maggiore nelle decisioni che competono al governo. Un sottosegretario ha più difficoltà e meno autonomia giacchè non siede né vota in consiglio dei ministri. Siccome è probabile che la riforma del servizio civile passi per una proposta governativa, piuttosto che per un’iniziativa parlamentare, questa debolezza di delega ci preoccupa.

Uno dei temi principali all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale del FNSC è stato la riforma del servizio civile. A che punto siamo?
Sulla riforma abbiamo espresso tutti una posizione favorevole, l’esigenza è sentita sia dagli enti che dai giovani.  Su alcuni temi siamo stati concordi, alludo ad esempio alla non obbligatorietà, al riconoscimento della personalità giuridica dei volontari, alla possibilità di farvi partecipare tutti i giovani, alla presenza sia del pubblico che del privato sociale, ad una facilitazione dei finanziamenti privati. Su altri, come l’ammissione degli stranieri, si è chiesto maggiore chiarezza rispetto alla situazione attuale. Crediamo che il servizio civile possa rappresentare, da un lato, un’occasione per i giovani stranieri di accedere alla cittadinanza italiana e, dall’altro, per l’Italia un’opportunità di favorirne l’integrazione nel tessuto sociale. Tuttavia, non è il servizio civile che deve risolvere il più annoso problema della cittadinanza.

E su Garanzia Giovani, cosa può dirci?
Abbiamo lottato molto perché il servizio civile nazionale rientrasse tra le misure finanziabili di garanzia giovani, non soltanto a livello italiano, ma anche, grazie all’impegno dei nostri parlamentari più giovani, a livello europeo. Tuttavia, dopo mesi di confronto con il ministero del lavoro, scopriamo una drammatica realtà. Nel programma italiano sulla garanzia giovani non si parla di servizio civile nazionale, ma esclusivamente di servizio civile. E i fondi, 1,5 miliardi di euro, sono stati tutti assegnati alle regioni.

Cosa significa?
L’aver omesso l’aggettivo “nazionale” riferito al servizio civile nel testo che disciplina Garanzia Giovani lascia alle Regioni un’assoluta discrezionalità. Si profilano due di problemi: le regioni dotate di un servizio civile regionale potranno decidere di finanziare quello regionale e non quello nazionale. Il secondo problema è, invece, la quantità di fondi che ogni singola regione sceglierà di destinare al servizio civile, con il rischio che possano essere cifre irrisorie.

E le regioni che non hanno un proprio servizio civile?
La situazione è ancora più complicata: qualora volessero attivare progetti di servizio civile nazionale, a valere sui fondi loro assegnati dal programma Garanzia Giovani, dovranno trasferire le risorse al Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Ma il rischio è che lo facciano vincolando il trasferimento dei fondi a valere sui soli progetti presentati dagli enti iscritti nei loro albi regionali.

Nello scenario da Lei tracciato i progetti degli enti nazionali di servizio civile non potranno quindi beneficiare dei fondi di Garanzia Giovani. E’ esatto?
I progetti degli enti nazionali sono finanziati direttamente dall’UNSC, ovvero dallo Stato, ma a quanto pare lo Stato non ha tenuto per sé neanche un euro. Dubito che le regioni vorranno cedere parte dei loro fondi per finanziare progetti di enti nazionali.

E’ ancora possibile fare qualcosa?
In assemblea abbiamo deciso di inviare una lettera a tutte le regioni chiedendo che si impegnino a finanziare il servizio civile nazionale, dopo di che contiamo di incontrare tutti gli assessori regionali che hanno la delega in materia. Crediamo che il servizio civile nazionale vada tutelato dal depauperamento di risorse di questi anni e offerto ai giovani per la straordinaria occasione di educazione e formazione che per loro rappresenta.