Servizio Civile Europeo, delega Servizio Civile, Riforma legislativa: intervista al Presidente della CNESC

di Katia Tulipano

Con Licio Palazzini, Presidente della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile affrontiamo le tematiche che animano il dibattito sul Servizio Civile Nazionale e Europeo. (Katia Tulipano)

palazzini4 Presidente Palazzini, come valuta l’assegnazione della delega servizio civile al Ministro del Lavoro?
Ci sono elementi di valutazione incoraggianti ed altri che andranno verificati a stretto giro.
Il Ministro ha un’esperienza di terzo settore e una conoscenza del servizio civile. Altro elemento incoraggiante è che in questo momento storico nil Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali riveste un ruolo centrale nella vita del Governo oltre ad essere un ministero con portafoglio ed avere quindi margini di intervento finanziario molto più ampi rispetto alla situazione antecedente, quella storica del servizio civile. Alcune sfide che preesistevano a questa delega ora bisogna capire come verranno affrontate. La prima è il test Garanzia Giovani e Servizio Civile Nazionale. Credo che se il servizio civile mantiene la sua identità può rappresentare un’ottima occasione ed opportunità per accrescere l’occupabilità dei giovani. Se invece si pensa di snaturarlo, secondo me anche l’occupabilità ne risentirà. L’altra sfida riguarda la situazione attuale del servizio civile. Vi è un’estrema necessità di dare indirizzi politici per sbloccare situazioni che si stanno trascinando: penso alla questione bandi, avvio in servizio dei volontari e a quella degli stranieri.

Lunedì 14 aprile a Torino la CNESC organizza una Tavola Rotonda sul tema del Servizio Civile Europeo. Può darci qualche anticipazione?
Nella nostra esperienza di enti di servizio civile abbiamo più volte riscontrato, soprattutto con i ragazzi che fanno progetti all’estero, che la presenza di una dimensione di vita in altre realtà è un elemento positivo ed appetibile da parte dei giovani.Ancora, con riferimento alle possibili soluzioni per uscire dalla crisi dell’Unione Europea, per noi l’esistenza di una dimensione europea del servizio civile sarebbe auspicabile. Per questi motivi Cnesc, Tesc e Vita, organizzano questo incontro. La formula che abbiamo scelto per affrontare la tematica è per noi una sfida: l’incontrò si sostanzierà infatti in un workshop che lavorerà su su due assi di ragionamento: uno valoriale, ossia a cosa dovrebbe servire la dimensione europea del servizio civile. L’altra più organizzativa: verrà infatti chiesto ai partecipanti al wokshop quale secondo loro il modello da utilizzare per organizzare strutturare l’esperienza di servizio civile europeo, se si pensa di di seguire esperienze già esistenti come il Servizio Volontario Europe o il Servizio Civile Nazionale o si pensa di proporre un Servizio Civile Europeo che si sviluppi secondo un programma ex novo che parte e si differenzia da tutti gli altri. Questo incontro vuole rappresentare un primo passo.  L’auspicio concreto è di uscire da questo appuntamento con un contributo da proporre al Governo Italiano affinchè si attivi soprattutto in ragione dell’imminente semestre italiano di presidenza europea per far sì che il Parlamento Europeo garantisca ai giovani la possibilità di vivere la dimensione europea del Servizio Civile.

Uno dei nodi che imbriglia il Servizio Civile Nazionale è la necessità di una riforma legislativa. Un passo avanti in questo dibattito è stato compiuto di recente con la proposta del PD. Cosa ne pensa? 
Proprio nei giorni scorsi abbiamo deliberato in Consiglio di Presidenza di fornire una risposta dettagliata, punto per punto, in merito alla proposta di riforma presentata dagli onorevoli Faraone e Bonomo (PD). Ci sono moltissimi aspetti interessanti a cominciare dalla dimensione quantitativa, mi riferisco all’obiettivo di arrivare a 100.000 giovani, o l’introduzione di esperienze aggiuntive rispetto a quelle previste nel progetto base. Tuttavia ci sono anche tanti elementi che non vengono trattati come le forme di consultazione: da un lato la Consulta Nazionale del servizio civile e dall’altra il Comitato difesa popolare e non violenta. E, infine, non mancano i nodi da sciogliere come quello del budget che si intende impegnare per una proposta del genere e quello della durata: per noi della CNESC, infatti, il tronco dell’esperienza di servizio civile è di 12 mesi

Guardando alla vostra agenda, il 25 aprile la CNESC sarà a Verona per la manifestazione “Arena di pace e disarmo”. Di cosa si tratta?
L’evento riprende un percorso di tante organizzazioni, ma soprattutto di tante persone accomunate dall’aspirazione di contribuire direttamente a costruire condizioni di pace e giustizia sociale. Siamo orgogliosi di aver risposto all’invito che il movimento non violento ci ha rivolto nel dicembre 2012 a Firenze di ricostruire momenti simbolici di incontro, ma anche di proposta perché il 25 aprile sarà un momento anche di costruzione delle tappe successive e delle sfide alla classe politica. Invito tutti perché tutti dobbiamo contribuire a realizzare quello che vorremmo.