Si riaccende il dibattito sul rilancio del Servizio Civile

di Katia Tulipano

11295536_10206867585197283_7380758661547391488_nL’intervento del Consigliere pro bono del Presidente del Consiglio per il terzo settore pubblicato ieri sul quotidiano “La Stampa” ha riacceso il dibattito sulla strada da seguire per un rilancio del Servizio Civile Nazionale al fine di evitare che “sia vissuto come un’esperienza priva di valore” (Katia Tulipano)

“La legge-delega sul terzo settore riafferma l’idea che c’è un tempo della vita di un giovane che può essere dedicato utilmente all’impegno sociale” scrive Manes. “E’ un buon punto di partenza, purché si riesca a renderlo un impegno utile” ossia “un impegno di crescita personale in cui si matura il senso di responsabilità nei confronti della società”.

Per Manes “il Servizio Civile andrebbe concepito e organizzato come un antidoto al disinteresse per il bene comune”. Il Consigliere sottolinea che il Terzo Settore, con le sue 300.000 organizzazioni, rappresenta infatti “un campo infinito di occasioni per entrare in contatto con bisogni e situazioni che non dovrebbero mancare nel bagaglio di cultura civica di ciascun cittadino”.

Non si è fatto attendere il commento del Forum Nazionale Servizio Civile e della CNESC.

“Dice bene Enzo Manes quando parla di Servizio Civile come antidoto al disinteresse per il bene comune”. E’ il tweet lanciato da Enrico Maria Borrelli, presidente del FNSC, ieri pomeriggio che aggiunge nel cinguettio successivo “ha offerto un quadro lucido e, anzi molto interessante e prospettico. Obbligatorietà andrà approfondita”. Borrelli sottolinea comunque, sempre a mezzo Twitter, inesattezze sia sul “calo di interesse dei giovani” che sul contributo degli enti “che già lo danno cospicuamente”.

Anche Licio Palazzini, Presidente della CNESC, in un comunicato diffuso ieri definisce “largamente condivisibile su molti punti” l’intervento del Consigliere Manes, ma aggiunge alcune precisazioni. Palazzini ricorda in particolare come sia “calato l’investimento statale, precipitato da 296 milioni nel 2007 a 70 milioni nel 2012 e limitato nei fatti al solo assegno mensile per i giovani, non certo il loro interesse. Basti pensare che nel periodo indicato ci sono state in media 6 domane per ogni posto”.

Palazzini puntualizza inoltre che “da sempre tutte le altre voci di organizzazione e gestione sono a carico delle organizzazioni (personale, strutture, progettazione, selezione, formazione, monitoraggio e per gli enti maggiori anche un rapporto annuale). Gli Enti che si sono fatti fare i conti in tasca hanno scoperto che investono su ogni giovane quasi quanto lo Stato”.