Università, Ue: un’analisi della situazione italiana

di Feliciana Farnese

Dall’ultimo Rapporto OCSE - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - sull'istruzione, il bilancio della situazione dell’Università italiana. (Feliciana Farnese)

 

laurea Dal rapporto OCSE “Education at a Glance” del 24/11/ 2015 emerge una chiara contrazione del sistema universitario, i numeri sono allarmanti: gli studenti immatricolati sono diminuiti del 20%, circa 65mila giovani diplomati in meno che decidono di continuare gli studi. Dal Rapporto si rileva una linea politica italiana che ha compiuto negli anni una scelta di disinvestimento nell’Università, in controtendenza con i maggiori paesi dell’UE. 

 

Ma l’Europa chiede sempre più laureati. Tra gli obiettivi rilanciati dalla strategia Ue 2020 c’è infatti quello di raggiungere la quota del 40% di laureati con età compresa fra 30 e 34, mentre dall’ultimo dato del 2013, l’Italia figurava all'ultimo posto tra gli Stati dell'Unione europea a 28 paesi, con il 22,4%. 

A condannare l’Italia sono i numeri: dai dati diffusi da Eurostat solo poco più di metà dei laureati italiani (52,9%) risulta occupato entro tre anni dalla laurea, il dato peggiore nell'Unione europea. Stando poi ai dati dell' OCSE l’Italia è l’ultima di 32 nazioni che destina una percentuale della spesa pubblica complessiva all’istruzione: appena il 7,4% (OECD, 2013 - Indicatore B4.1).

La contrazione del sistema universitario riguarda soprattutto giovani con reddito familiare basso, siamo infatti  tra i paesi europei con le tasse universitarie più alte. E’ il nuovo calcolo dell’ISEE- utilizzato per assegnare le borse di studio e il calcolo delle tasse universitarie – ad aver dato il colpo di grazia al diritto allo studio, ma un primo segnale della volontà del Governo ad un cambio di rotta si evidenzia dallo stanziamento di 55mln in più per le borse di studio e un incremento di 5mln per il fondo per il diritto allo studio contenuti nell’ultima Legge di stabilità. 

In tale quadro Gaetano Manfredi - presidente della Crui - afferma: “E' uno scandalo che non vengano pagate tutte le borse di studio di cui gli studenti hanno diritto: non ha senso che se ti trovi in Lombardia la ottieni e se sei in Sicilia no. Su questo occorrerebbe una garanzia nazionale". "E serve - conclude il rappresentante dei rettori - un sostegno per tutti quei ragazzi che escono dagli istituti tecnici e professionali e non proseguono gli studi perché appartenenti a famiglie meno agiate o in difficoltà. Occorre un grande Piano per il Sud".