Riforma terzo settore, bene le linee guida. Ora pensiamo alle coperture

di Marco Di Maro

Ananke, in greco significa bisogno-necessità. E’ il titolo dell’opera che il tre marzo scorso, in occasione delle celebrazioni al Quirinale per i 15 anni del servizio civile nazionale, un gruppo di volontari ha donato al Presidente della Repubblica. Un’opera d’arte con la quale hanno voluto riassumere il significato di un’esperienza che ispira decine di migliaia di giovani ogni anno. (di Enrico Maria Borrelli*)

Con questo gesto e con l’esempio che danno al paese attraverso il loro impegno questi volontari hanno lasciato nel cuore della Repubblica, nella sua casa, il segno indelebile di una generazione che continua a nutrirsi di valori e a chiedere spazi e opportunità per esprimerli.

Trovo giusto introdurre così il senso di una riforma, quella del servizio civile, che non punta a rispondere alle esigenze di qualcuno ma, come l’omaggio dei volontari ha straordinariamente significato, ai bisogni di tanti.

Per questo motivo la riforma, approvata mercoledì in seconda lettura al Senato, punta a renderlo universale, ovvero aperto a tutti i giovani che chiedono di farlo.

Non più esclusioni, quindi, ma inclusione e apertura, anche per i giovani stranieri che renderanno l’esperienza di servizio civile dei nostri giovani più ricca e formativa. Questa è la più importante novità introdotta dalla riforma, l’universalità di un’opportunità che altrimenti rischiava di restare limitata.

Altra novità introdotta è la programmazione pluriennale, non solo delle risorse economiche ma anche degli interventi e degli obiettivi che si dovranno realizzare con priorità. A questo il servizio civile potrà rispondere come un poderoso strumento di coesione sociale, affidando ai giovani la corresponsabilità di costruire socialità, cultura e sviluppo nelle loro comunità. Uno strumento, come lo definisce la norma, di difesa della Patria e dei suoi valori fondativi perché interviene a tutelare i diritti dei suoi cittadini, a lenire i disagi dei più deboli e a rispondere ai bisogni.

La strada segnata è quella giusta, restano l’attesa di un iter parlamentare da completare, l’effettivo stanziamento delle risorse necessarie a renderlo universale (circa 500 milioni) e la definizione dei regolamenti attuativi che disegneranno il nuovo sistema nazionale di servizio civile.

Mentre in parlamento continuerà il dibattito sulla riforma, nelle remote stanze del Quirinale brilla la speranza che i giovani hanno affidato alla Repubblica.

* Presidente Forum nazionale Servizio Civile

(fonte: Corriere Sociale)