19.000 motivi per riformare e salvare il Servizio Civile Nazionale

di Katia Tulipano
Stampa

Lo scorso anno sono stati 19.000 i volontari in Servizio Civile. Giovani che, grazie a questo strumento, sono stati protagonisti del loro presente e artefici del proprio futuro. Chiara Nardella è uno di questi. (Katia Tulipano)

servizio_civile_un_anno_da_non_perdere Sono i giovani l’unico buon motivo per il quale vale la pena riformare e salvare il Servizio Civile Nazionale. E’ indubbia il valore formativo dell’esperienza di SCN che permette “un’inclusione davvero attiva e civilmente consapevole dei giovani nel mondo del lavoro” (Proposta di programmazione dell’Isfol sulla “Garanzia Giovani”)

Chiara ne è un esempio.

Grazie al Servizio Civile ha appreso il significato del concetto di Patria, a lei prima assolutamente sconosciuto. E, sempre grazie al Servizio Civile, ha scoperto cosa significa difenderla mettendosi quotidianamente al servizio della collettività. Dopo un anno dall’inizio del suo lavoro/volontariato oggi per Nadia la Patria è qualcosa di più della definizione che appreso in formazione: “sono le persone con cui condividiamo qualcosa di profondo che va dai semplici legami affettivi alla comune condizione umana che ci porta a ricercare la felicità dovunque e comunque. È questo che io difendo e servo, battendomi ogni giorno per il rispetto dei diritti dell’uomo in quanto persona.”

Queste le sue riflessioni di fine servizio, pubblicate sul sito dell’Aisec, l’Associazione italiana Servizio Civile.

“Incredibile come vola via il tempo quando si fa qualcosa che piace… “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno, in tutta la tua vita” diceva un saggio, e ora so che aveva ragione.

Ho diversi amici che prima di me  hanno fatto il servizio civile in altri enti e li ho visti cambiare, in meglio!

In un anno di formazione e lavoro, a contatto con le fasce più deboli della società, si prende coscienza di come funziona il mondo, delle sue ingiustizie, della superficialità contagiosa che spinge a credere come valori importanti la ricchezza e il potere a discapito dei valori veri e sani.

Durante la formazione ci è stato spiegato che il servizio civile è stato introdotto dapprima come servizio alternativo a quello militare per gli obiettori di coscienza. Un modo altro di difesa della patria. In seguito come modalità parallela di servizio alla Patria.

Patria. Una parola ricorrente durante quest’anno. I nostri bravissimi formatori ci hanno dato degli spunti per rifletter su questo concetto, anticipandoci che per ognuno di noi avrebbe avuto un significato diverso, personale. In prima analisi lo si collega al suolo in cui si nasce, a tutto ciò ad esso connesso. Ma stando a contatto con gli immigrati, ho riflettuto sulla loro condizione e più volte mi sono trovata disorientata rispetto a questa parola. Finché un giorno… chiacchierando con Mina mentre compilavo il suo modello per la richiesta della cittadinanza, le ho chiesto come si trovasse in Italia e lei: “Bene. Questa ormai è la mia patria. Qui ho la mia famiglia, i miei amici, mio figlio è felice.” Mohamed, 7 anni, nell’attesa mi ha fatto un disegno con gli evidenziatori, una casa gigante sul mare, io e lui ai lati della casa. Mina mi ha detto che Mohamed disegna ciò che per lui è importante: la casa, la famiglia, gli amici.

I bambini riescono sempre a dire in maniera più facile quello che a noi adulti sembra complesso. Per me il concetto di patria è racchiuso in quel disegno. La patria sono le persone con cui condividiamo qualcosa di profondo che va dai semplici legami affettivi alla comune condizione umana che ci porta a ricercare la felicità dovunque e comunque. È questo che io difendo e servo, battendomi ogni giorno per il rispetto dei diritti dell’uomo in quanto persona.

Il servizio civile ti cambia, in meglio. A ripensarmi un anno fa, vedo una ragazza che nulla sapeva di patria né di tutela dei lavoratori e dei cittadini, che insicura cercava il modo migliore per fare meno danni… Ora vedo una donna sicura che ha sperimentato le proprie capacità, che si è messa alla prova nell’affrontare e risolvere i problemi della gente in difficoltà, che ha trovato il modo di rapportarsi con i colleghi di lavoro col sorriso e disponibilità.

Tutto questo è possibile solo nel “regno magico del Servizio Civile”, è come un mondo parallelo in cui “fate ed elfi” ti assistono nella tua crescita finché sboccia il fiore della cittadinanza attiva.

Io credo di essere stata molto fortunata ad aver avuto l’opportunità di fare questa bellissima esperienza. Credo che la si debba allargare a tutti i giovani, magari renderla obbligatoria come lo era il servizio militare, perché è un’esperienza formativa che resta per sempre, e tanto servirebbe per combattere la superficialità che oggi domina tra i giovani e fenomeni ancora più gravi come la criminalità e la violenza.

Colgo quindi l’occasione per ringraziare di cuore le mie “fatine” ed “elfi” Sara Bertarelli, Ornella, Gino Pantalone… la lista in realtà è lunghissima perché comprende tutti, non solo formatori e olp, ma tutti i colleghi e le persone che ho incontrato in questo anno, perché con una parola, un gesto, un sorriso mi hanno dato qualcosa che rimarrà indelebile nel mio cuore, contribuendo alla trasformazione della persona che sono oggi. Ho trovato un ambiente così armonico e familiare da sembrarmi veramente un mondo incantato.

Ancora grazie di cuore a tutti.