Ue: pubblicata la “Relazione di monitoraggio nel settore dell’istruzione e della formazione 2016”

di Redazione

La Commissione Europea ha pubblicato nei giorni scorsi la “Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2016”, che presenta una valutazione annuale dei sistemi di istruzione e formazione in Europa

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La relazione unisce i dati quantitativi e qualitativi più recenti, rapporti e studi tecnici, nonché documenti politici ed esempi di misure adottate dai diversi Stati membri UE. Per quanto riguarda l’Italia, dalla relazione emerge che si laurea solo il 25,3% degli italiani, a fronte di una media europea del 38,7%: è il tasso più basso in Europa di laureati tra i 30 e i 34 anni.

Pur rilevando dei miglioramenti nelle prestazioni del sistema scolastico, come i tassi di abbandono e il finanziamento pubblico alle Università, il documento mette in luce alcuni aspetti che minano la qualità del capitale umano italiano, e che di conseguenze ne frenano competitività e produttività. Uno di questi è sicuramente l’ingresso nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione dei neodiplomati tra i 20 e i 34 anni è del 48,5% in Italia. Significa che neanche un ragazzo su due trova lavoro in un periodo compreso tra uno e tre anni dopo aver concluso gli studi. Mentre in Europa la media è del 76,9%. Il dato più drammatico è che mentre in Europa la media è aumentata, anche se di poco (un punto percentuale), in Italia si è addirittura ridotta: nel 2012 era del 54,1%. In Italia l’ingresso nel mercato del lavoro risulta ancora difficile anche per chi ha una qualificazione alta.

Dal 2010 “è in rapida crescita il numero di cittadini italiani in possesso di un diploma di laurea che si trasferiscono all’estero”, rileva la Commissione. Un fenomeno che “non è stato compensato da un parallelo rientro in Italia di lavoratori con le stesse elevate qualifiche”. L’aumento dei flussi migratori in uscita è dovuto alle migliori opportunità e condizioni di lavoro offerte all’estero. Rispetto ai coetanei impiegati in Italia, i giovani laureati italiani che lavorano all’estero guadagnano di più e ottengono incrementi di stipendio con maggiore frequenza, lavorano più spesso con contratti a tempo indeterminato e considerano le proprie qualifiche più appropriate al tipo di lavoro svolto. Gli italiani impiegati all’estero che hanno conseguito un dottorato riferiscono di avere migliori opportunità di carriera e retribuzioni nettamente più elevate.