Erasmus+: una fonte di successo personale e professionale

di Giuseppe Meccariello

Dati pubblicati dalla Commissione Europea dimostrano che oltre l’80% dei giovani universitari che hanno studiato per un periodo all’estero ha trovato impiego tre mesi dopo la laurea

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Il programma Erasmus+ aumenta il successo degli studenti nella vita personale e professionale e rende più innovative le università: questo ciò che è stato dimostrato da due nuovi studi indipendenti appena pubblicati dalla Commissione Europea, effettuati su un campione di circa 77.000 persone e 500 organizzazioni.

In particolare, oltre il 70% degli ex studenti Erasmus+ ha affermato di aver compreso meglio, al ritorno, quale carriera desidera intraprendere, e l'80% ha trovato impiego entro 3 mesi dalla laurea. Un impiego tendenzialmente più internazionale: è stato provato che fare un’esperienza di studio in un altro Stato europeo assicuri quasi il doppio delle probabilità di lavorare all'estero. Nove laureati su dieci dichiarano, inoltre, di utilizzare nel lavoro quotidiano le competenze e le esperienze acquisite.

Tra i vantaggi di un’esperienza del genere, c’è il rafforzamento del senso di appartenenza all'Europa: più del 90% degli studenti ha dimostrato di aver migliorato anche la capacità di lavorare e collaborare con persone di culture diverse. Non solo per chi sente già in maniera forte di avere un'identità europea, ma anche studenti emotivamente meno “coinvolti” dall’organizzazione prima dello scambio.

Anche i dati riguardanti il personale accademico sono positivi: grazie ai progetti di cooperazione, infatti, la maggior parte delle università partecipanti si trova più preparata alla trasformazione digitale. Le tecnologie più recenti e i nuovi metodi di insegnamento e apprendimento contribuiscono a rafforzare la cooperazione internazionale tra le varie facoltà e la loro capacità di innovazione. Un progetto di cooperazione su quattro ha anche contribuito all'educazione all'imprenditorialità, contribuendo alla creazione di nuove start up.

Oltre l'80% dei professori e degli accademici riferisce, infine, che l'esperienza all'estero ha portato allo sviluppo di programmi di studio più innovativi e per due università partecipanti su tre i progetti UE contribuiscono anche a rafforzare l'inclusione sociale e la non discriminazione nell'istruzione superiore.

(Fonte: Eurodesk)