Caritas Italiana: il racconto dei volontari di Pescara-Penne

di Redazione

In questa fase emergenziale i giovani in servizio civile universale svolgono un ruolo importante. Sono più di 400 i giovani di Caritas Italiana che, a seguito della sospensione dei progetti e la ripartenza del 16 aprile, hanno ripreso le loro attività. Diverse le esperienze vissute che, qui di seguito, sono raccontante dai giovani della Caritas diocesana di Pescara-Penne

Covid 19 operatori Caritas In questi giorni di emergenza dovuti al Covid-19, ho deciso di proseguire il Servizio Civile, e il mio impegno è quello di contribuire affinché tutti possano avere un piatto di pasta caldo a pranzo e a cena.Insieme alle altre civiliste e ai volontari presenti, prepariamo ogni giorno i pasti da asporto da distribuire a chi, purtroppo, non ha la possibilità provvedere da sé al proprio sostentamento. Il numero dei pasti è di certo aumentato, vista anche la chiusura delle altre mense presenti sul territorio. Inoltre, grazie alla Protezione Civile, sono state allestite delle tende che potessero accogliere chi non può stare a casa. Dunque, mi impegno affinché il mio "piccolo" aiuto possa essere una risorsa per il mio Paese.

Irene Petricca, in servizio presso la Cittadella dell’Accoglienza “Giovanni Paolo II”

In questo periodo di emergenza il mio servizio è stato temporaneamente modificato. Adesso, la mia mansione è abbastanza semplice: principalmente servo la frutta in un emporio della solidarietà Caritas. Nonostante possa sembrare banale, sentirsi dire da una signora che grazie a quel luogo ora ha la possibilità di riempire la tavola, e che nonostante la mascherina ha colto il mio sorriso dagli occhi è veramente gratificante. Essere in Caritas mi permette di offrire un aiuto concreto al servizio degli altri, e alimentare un senso di comunità attivo e responsabile.

Deborha Nistro, in servizio presso il centri di accoglienza SIPROIMI LapeDream e poi anche presso l’Emporio della solidarietà

Trascorrere i giorni più bui della crisi presso la Cittadella di Pescara non mi ha resa un'eroina pronta ad affrontare il pericolo in prima linea, a combattere un nemico invisibile contro cui nulla sembrava essere possibile se non seguire il consiglio di starsene a casa, protetta dalle mura domestiche a riparo da ogni forma di contagio che potesse arrivare dalla sola vicinanza di un qualsiasi essere vivente. Ma é nelle piccole cose che siamo chiamati a scoprire la concretezza del nostro essere e nella banalità del mio semplice gesto di porgere un pacco ad una persona angosciata dal suo stato di sofferenza, dalle preoccupazioni di non essere d'aiuto per la sua famiglia, accompagnandolo con un sorriso ,anche se dietro ad una mascherina, ho riscoperto la bellezza e la gioia di quanto possa io essere utile all'altro.

Alessia Presutti, in servizio presso il CdA e poi anche presso la Cittadella dell’Accoglienza “Giovanni Paolo II”

Decidere di proseguire il Servizi Civile durante l'Emergenza COVID-19 è stato molto difficile. Avevo tante paure, tante responsabilità soprattutto nei confronti delle persone a me care. Eppure l'idea di non poter essere utile a nessuno, di usare il mio tempo inutilmente non mi rendeva serena.  Ho stravolto un po' le mie abitudine, i miei affetti. Ho ridimensionato i miei spazi e con più tranquillità sono tornata a svolgere il mio servizio presso il centro di accoglienza Siproimi “LapeDream”. Con le dovute precauzione ho cercato di portare avanti il progetto ed alcune attività stabilite inizialmente, quando tutto questo poteva essere definito solo fantascienza.  Alcuni giorni trasformiamo i nostri spazi in una scuola di italiano. Sono stati realizzati cartelloni, improvvisate lezioni virtuali. Abbiamo organizzato momenti di svago, ricreativi rispettando sempre le dovute distanze.  Abbiamo cercato di riportare un po' di normalità in una realtà ormai surreale.  Eppure è, ancora, tutto molto difficile. È difficile, infatti, supportare senza porter abbracciare; è difficile dare conforto senza poter stringere le mani a chi, come noi, è incredulo per tutto ciò che sta accadendo.  È difficile, infine, non poter rispondere ai sorrisi dei bambini che ogni giorno, curiosi, indicano le nostre mascherine. Mascherine a cui neanche noi grandi riusciamo ad abituarci.

Eva Volante, in servizio presso il centri di accoglienza SIPROIMI LapeDream

Decidere di continuare il Servizio Civile non è stato facile. Considerando tutti i rischi e le mie preoccupazioni, non solo per me stesso, ma anche per mia madre e la sua salute, che è venuta a trovarmi a febbraio ed è costretta a stare lontano da casa sua, dalla Grecia, da 2 mesi e mezzo ormai. Il mio lavoro quotidiano nella struttura d'accoglienza doveva cambiare. Non cercavo più lavori e appartamenti per i nostri beneficiari. Le lezioni sono state sospese per un periodo. La cosa principale che dovevo fare ora era scaricare cibo dai camion, aiutare a cucinare i pasti, e fare attività ricreative con i beneficiari (rispettando sempre le dovute distanze) che erano costretti a rimanere all'interno della struttura.Sono molto felice che i beneficiari rispondano anche nelle difficili condizioni in cui viviamo con entusiasmo nelle lezioni e le attività ricreative che facciamo ogni giorno. Stiamo attraversando un periodo difficile, ma con ottimismo, solidarietà e devozione verso i nostri simili, possiamo emergere vittoriosi!

Dimitris Andrianos, in servizio presso la sede Caritas Diocesana Pescara-Penne dove è presente un Centro di accoglienza per immigrati

Qui il video

 

( Fonte articolo: Caritas - fonte foto: Corriere di Como)