Lo sport come scuola di vita, parla l'Ambasciatore dell'Universiade Patrizio Oliva

di Redazione

L’Universiade non sarà solo un evento sportivo ma anche un esempio di valori e principi per combattere l’ignoranza e la violenza

patrizio oliva

"Lo sport è uno strumento di grande aggregazione e di inclusione sociale, è scuola di vita e di tolleranza. Le Universiadi si inseriscono in questo solco, una manifestazione importante che si svolge a Napoli ed è portatrice di tanti valori positivi". Così Patrizio Oliva, ambasciatore dell'Universiade che si terrà dal 3 al 14 luglio, partecipando ieri, in Piazza del Plebiscito, a Napoli, alla manifestazione 'Corri contro la violenza'', promossa dall'associazione Artur (Adulti responsabili per un territorio unito contro il rischio), presieduta da Maria Luisa Iavarone, la mamma del ragazzo 17enne accoltellato e ridotto in fin di vita il 18 dicembre 2017.

"Occorre impegno contro il dilagare dei piccoli criminali; chi stupra, chi uccide, chi ruba, non può essere considerato che un criminale" ha detto l'ex pugile e ha aggiunto: "Ultimamente è stata approvata la legge sulla legittima difesa, avrei preferito la legge sulla legittima protezione, per quelle fasce deboli, per quelle fasce fragili. Ciò che è successo ad Arturo, ciò che è successo a Noemi, alla guardia giurata ammazzata vorrei che non accadesse più. E questo può avvenire solo se abbiamo misure più rigorose, più drastiche ma, soprattutto, certe".

Ha proseguito Oliva: "Chi commette un reato deve essere reso responsabile e consapevole di quello che ha fatto. Ma questo può avvenire solo se c'è un impegno maggiore delle istituzioni".

"Perché utilizziamo lo sport? Lo sport è una scuola di vita, insegna quei valori come il rispetto delle regole, lo spirito di appartenenza, lo spirito di gruppo, il rispetto dell'avversario che, tradotto in senso civico, non è altro che il rispetto delle leggi, dell'ambiente e della persona. Dove c'è pratica sportiva non c'è bullismo, non c'è razzismo. Ad un atleta non interessa il colore della pelle, non ci sono barriere culturali, ad un atleta non importa quale sia il tuo orientamento religioso o sessuale. Gli atleti compiono un gesto tutt'altro che vuoto, quello di abbracciarsi dopo una gara, un gesto di fratellanza, di amicizia e di pace"

(Fonte articolo: ANSA / Fonte foto: FoggiaToday)