Se la paura prende il sopravvento. Vivere da giovani in un mondo sempre piu’ liquido

di Gianfranco Mingione

Se per caso ci fermassimo ad ascoltare le riflessioni dei passanti in strada e nelle piazze sul nostro vivere presente e ancor di piu’ sul futuro, ci accorgeremmo che non sono di certo rincuoranti. C’è un detto poi che fa ben capire le difficoltà, le intemperie dei 'mala tempora currunt', un detto che si presta a traduzioni dialettali in ogni regione dello stivale: “quando l’acqua è poca la papera non galleggia” (Gianfranco Mingione)

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Li senti parlare i giovani, crucciati, preoccupati per il presente e con lo sguardo senza il luccichio del futuro, del mondo che verrà, negli occhi. Proprio in quello sguardo, in quella luce tenue che tenta ogni giorno di non spegnersi c’è la chiave di lettura che spiega quanto sia difficile immaginare il presente e figurarsi il futuro prossimo (l’anteriore è relegato ai fumetti e film di fantascienza, spesso di genere catastrofico, tanto per cambiare). Perché se il futuro è già domani, ai giovani non resta molto per cui lottare o sperare, visti i segnali preoccupanti che giungono da ogni dove.

Li senti parlare di cose che non vanno, poltrone che non spoltronano, cambiamenti che non arrivano, lotte perenni. Sì val la pena lottare ma come si fa se ogni tanto la lotta non porta a casa risultati immediati? Tutto si riduce alla creazione di un capro espiatorio, di un nemico da individuare, di una generazione da punire e di una solidarietà da non promuovere e se si può magari anche condannare, in favore della legge del piu’ forte che del piu’ debole e povero non si cura, senza troppe remore o sensi di colpa di cattolica memoria (poi la domenica l’importante è battersi il pugno sul petto nel recitare l’atto di dolore).

Creare rancori e invidie, falsi miti invincibili, mode impossibili, comportamenti obiettivamente discutibili, paure irrefrenabili. Tutto ciò può avere un senso? Lo ha per chi si nutre di ciò. Per i detentori della paura speculare e strumentale è facile gettare il panico tra la folla quand’anche questa sia ordinata e felicemente in coda per vivere la propria vita. Sono proprio i pochi a temere la felicità e a privilegiare lo scontro per paura di perdere anche solo un pezzetto del proprio orto fatto di egoismo e malsano edonismo. Ecco che per costoro tutto fa paura. Il povero, l’energia alternativa, un comportamento rispettoso di madre terra, un nuovo modo di pensare e ideare il futuro. E’ da qui che passa la super strada di un mondo fatto di guerre ed errata illusione.

In fondo abbiamo già tutto. Bene e male. Sarebbe il caso di farsi meno male, di vivere una sana paura che non fomenti l’odio e l’incomprensione, i conflitti e le guerre. Come disse Paolo Borsellino al pentito Vincenzo Calcara “E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” (vedi "Il profumo della libertà", contributi sull'opera e la figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, volume realizzato su iniziativa del Ministero della Gioventu'). I giovani questo devono saperlo, spero lo sappiano sempre piu’.

Sarebbe il caso, non c’è dubbio ormai, di iniziare sempre dalla pace per costruire la bellezza.{jcomments on}