In viaggio tra i giovani della "2G". Tommy: “Vi spiego perché sono felice in Italia"

di Gianfranco Mingione

“Ciao a tutti, mi chiamo Jinqun Yang (nome per gli amici Tommy) ho 21 anni e vivo a Torino da 9 …”. Inizia così la presentazione di Jinqun Yang, Tommy, nato in Cina ed oggi in Italia con la sua famiglia.  (Gianfranco Mingione

Tommy_Yang

Giovane studente di Giurisprudenza, Tommy ha molte passioni e non nasconde di voler trovare un buon lavoro col quale, insomma, fare un po’ di soldi (alla faccia dell’onestà!). Infine, non meno importante, Tommy sta svolgendo il servizio civile Giovani Immigrati a Torino, fra i tanti progetti realizzati a livello regionale e volti a favorire, in tal caso, l’inclusione sociale dei nuovi cittadini torinesi, che non hanno la stessa opportunità dei loro coetanei italiani di partecipare al servizio civile nazionale. Il viaggio fra i giovani della seconda generazione, fra la meglio gioventu’ riparte!

Tommy, sei nato in quella che oggi viene definita la locomotiva asiatica, la Cina, terra ricca di storia e cultura, che oggi ospita oltre 1 miliardo di abitanti. Cosa ricordi della tua città d'origine, dalla quale vengono gran parte dei cinesi presenti in Italia? Come mai la tua famiglia si è trasferita in Italia e qual è stato il primo ricordo dell'Italia?
Sono nato nella città di Wenzhou, situata nella parte sud-orientale della Cina, nella Provincia dello Zhejiang. Wenzhou è una città molto grande e nota, in questi ultimi anni, per l’espansione del mercato immobiliare. Purtroppo non ho tanti ricordi della mia città natale che ho lasciato quando ero molto piccolo. Posso raccontarvi, però, della prima volta che sono arrivato in Italia, quando sono atterrato in questo piccolo paese con mio padre: rammento che era un mese estivo e avevo un paio di scarpe e il pantalone lungo, quando nel mio paese si doveva stare con il costume.

Perché ci siamo trasferiti in Italia?
Sicuramente per lavoro e per un futuro migliore. Ce da dire che all'inizio i miei genitori volevano avere il permesso di soggiorno per andare in Francia però, fortunatamente, siamo venuti in Italia, dove abbiamo realizzato tante cose importanti e siamo tuttora felici di vivere.

Oggi vivi in Piemonte e frequenti la Facoltà di Giurisprudenza. Il tuo essere originario di un altro posto come è vissuto dai tuoi coetanei, dai colleghi di studio e dagli amici?
La prima cosa che risalta agli occhi è l’essere diversi esteticamente e questo fa sì che spesso la gente del posto ci guardi “dall’alto verso il basso”. Così come quando a volte prendendo l’autobus alcuni adolescenti ci prendono in giro perché non siamo capaci di pronunciare la lettera “r” (anche se personalmente sono in grado di pronunciarla). Ma a prescindere da tutto ciò, la vera cosa che non sopporto è quando ci offendono nel dirci che abbiamo una pelle gialla come la pipi. Un simile atteggiamento è chiaramente razzista, frutto di ignoranza e prepotenza. Di solito non rispondo a queste offese, e non so se questa è la cosa migliore da fare. La verità è che dovrebbero conoscerci prima di scherzare su queste cose. La conoscenza è un passo importante verso l’amicizia!

Qual è la cosa che piu' ti ha aiutato a vivere in armonia con le tue radici e l'Italia?
Sicuramente e fortunatamente di aver imparato la lingua i costumi in poche parole, di aver studiato in questo paese e di saper dialogare con voi.

Cosa pensi del delicato tema della cittadinanza? Credi possa favorire il dialogo e l'inclusione tra culture differenti?
Credo che la cittadinanza abbia molti aspetti vantaggiosi come ad esempio nell'ambito turistico è molto vantaggioso grazie alla cittadinanza poter viaggiare nei paesi dell’Unione Europea senza richiedere il visto. Invece politicamente penso che molti politici abbiano paura di concedere questo diritto per una questione di voti.

In fin dei conti non so se l’avere la cittadinanza possa favorire l’inclusione o il dialogo tra le persone perché, oggi come oggi, la gente dice sempre che noi siamo degli stranieri e tale problema non si risolve mostrandogli il proprio documento d’identità, dove c’è scritto cittadino italiano. (un esempio molto chiaro può essere quello di un agente di polizia che ogni volta che deve fare un controllo ci chiede di mostrare i documenti e non chiede se sei cittadino italiano ma automaticamente dice carta d'identità e permesso di soggiorno).

La tua Regione è fra quelle che ha aperto il Servizio civile ai giovani immigrati e a quelli di seconda generazione che ancora aspettano la fatidica cittadinanza. In quale progetto sei impegnato?
Partecipo come volontario, anche se siamo ancora in fase di formazione, al progetto di Servizio Civile Volontario - Giovani Immigrati a Torino che nasce  nell’ambito del progetto "Se non ora, quando?", proposto dal Coordinamento per le Politiche di Integrazione della Città di Torino. Ogni anno, dal 2007, vengono selezionati 20 giovani immigrati di età compresa tra i 18 e i 25 anni compiuti, che non possiedono la cittadinanza italiana e sono residenti o domiciliati nel Comune di  Torino. Le attività in cui siamo impegnati riguardano lo scambio tra noi volontari e la scoperta della città e del suo legame storico con i processi immigratori. Durante quest’anno realizzeremo progetti cittadini che sviluppano temi di integrazione e multiculturalità.

Cosa pensi di fare in futuro?
A me piacerebbe lavorare, collaborare con la questura o con l'ufficio per gli stranieri.

Se dovessi dare un messaggio ad altri giovani per favorire la cultura del rispetto e dell'inclusione, cosa gli diresti?
Gli direi prima di tutto di chiedere ai nostri nuovi ragazzi, sopratutto a quelli della terza generazione, di studiare e di imparare la lingua perché in un futuro non tanto lontano sarà la nostra arma più vincente.