Il diabete, una malattia sempre più giovane

di Caterina Ferrara

A Milano l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) presenta i dati sulla qualità dell’assistenza diabetologica in Italia: un paziente diabetico su cinque ha meno di 55 anni. (Caterina Ferrara)

diabete

Sembra paradossale ma esiste una malattia che i nostri avi definirono “dolce”, essa si presenta sotto differenti tipologie attaccando in fasce d’età distinte e procurando conseguenze diverse. E’ Il diabete, una patologia tutt’altro che mansueta, che incide notevolmente sulla qualità della vita dei pazienti che ne soffrono. Ieri a Milano l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) ha presentato i dati sulla qualità dell’assistenza diabetologica in Italia dai quali è emerso che gli Italiani con diabete sono sempre più giovani, uno su cinque ha, infatti, meno di 55 anni.

L’aumento su scala mondiale dell'incidenza della malattia ne ha fatto una vera emergenza sociale. Spiccano nella lunga lista dei fattori di rischio l’obesità e il fumo e altrettanto lungo è l’elenco degli effetti secondari a lungo termine: infarto, ictus, insufficienza renale cronica, amputazione degli arti inferiori. Secondo il rapporto annuale dell'AMD 2010 (relativo al 2009), giunto alla quinta edizione, fra i malati italiani di diabete di tipo 2, due su tre sono obesi e anche nel diabete di tipo 1 (meno legato agli stili di vita rispetto al tipo 2)l'obesità riguarda comunque circa un quarto dei pazienti. Quasi tre diabetici di tipo 1 su 10, invece, fumano e persiste nel vizio poco meno di un quinto dei malati con diabete 2. Per la redazione degli Annali di quest'anno sono state raccolte informazioni su 439.748 pazienti, assistiti in 236 centri distribuiti in tutte le regioni italiane.  

Sandro Gentile, presidente dell'Associazione medici diabetologi, ha così affermato: ” Gli Annali AMD, analizzando dati reali di circa un sesto degli italiani che soffrono di questa malattia, tracciano un'immagine realmente significativa dell'efficienza e dell'efficacia del nostro operato”.

Il termine “mellito” fu attribuito al diabete dagli antichi Greci che appurarono il sapore, dolce come miele, delle urine dei pazienti. Il cosiddetto tipo I, precedentemente indicato con il termine di diabete insulino-dipendente, è una forma ad esordio giovanile che risulta dalla distruzione delle cellule beta del pancreas che producono l’insulina. Nel tipo II, invece, l’insorgenza si verifica in età adulta ed caratterizzata da disordini dell’azione e della secrezione insulinica.

In entrambe i casi la malattia va ad incidere sulle abitudini e sul vissuto quotidiano di chi ne è affetto. Il paziente diabetico deve continuamente controllarsi rispetto alla sua alimentazione e all’attività fisica eseguita, deve instancabilmente porre attenzione ai livelli di glicemia attraverso un costante monitoraggio e magari andare in giro con sopra spalle uno zaino contenente siringhe, flaconi e soprattutto preoccupazioni.

E’ per questo che lo scorso anno stato creato il “Manifesto dei diritti della persona con diabete” firmato dall’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione e dall’Associazione Diabete Italia. Il documento consta di 11 sezioni che abbracciano svariati aspetti della malattia: dai diritti della persona con diabete al dialogo medico-persona con diabete fino al tema immigrazione e diabete.

Si tratta, dunque, di un atto fondamentale che sancisce come obbiettivo primario delle azioni di governo quello di garantire al paziente diabetico una vita sociale, educativa e lavorativa alla pari delle persone senza diabete.

(foto: pharmaretail.it)