EL DORADO: La Spagna conquista i giovani. Raffaella che vive a Madrid, ci spiega il perchè ....

di Ornella Esposito

Chi è Raffaella? Una delle tante giovani talentuose che l'Italia ha perso. Attualmente svolge un progetto in Niger. Con lei parliamo sia delle motivazioni della sua scelta di lasciare il bel paese per la Spagna che della sua esperienza in Niger. Le abbiamo chiesto se vuole tornare in Italia ma la sua risposta è stata negativa. (Ornella Esposito)

raffaella_1

Ma la Spagna è diventata una moda (come lo fu e lo è tuttoggi Londra) o ha qualcosa di fondamentalmente buono che attrae i giovani e facilita la famosa “fuga dei cervelli” per la quale tutti gridano allo scandalo, ma nessuno fa concretamente qualcosa forse per non colpire i baronati presenti nelle università, e nelle istituzioni in genere?

Lo chiediamo a Raffaela Toticchi, romana di 31 anni, che subito dopo la laurea è scappata a gambe levate dall’Italia per stabilirsi a Madrid dove lavora per una Organizzazione Non Governativa ed è attualmente in Niger per un’esperienza di volontariato.

Raffaella in cosa sei laureata?
Mi laureai nel 2005 in Scienze della Comunicazione, giusto in tempo per discutere la tesi prima che le Universitá italiane entrassero nel nuovo ordinamento di studi.

Che difficoltà hai incontrato nella tua carriera universitaria?
Molte e crescenti: la mancanza di strutture, aule, laboratori attrezzati, etc. Questo tipo di mancanza nel caso di una facoltà, come scienze della comunicazione, che si suppone debba essere per almeno un 60% composta di attività pratico-tecniche, è un problema importante e che penalizza tanto la motivazione dello studente come la validitá delle competenze professionali acquisite.

Perché proprio Madrid?
L'idea era di andare a vivere in Spagna, la scelta di Madrid fu per un motivo contingente: una mia amica spagnola vi abitava e sarebbe stato il mio appoggio per le prime settimane. In generale volevo fuggire dalla tendenza del “barcellonismo” che affascina tanti italiani. Madrid mi sembrava (e lo è) piu spagnola, piú vicina al sud, al Magreb e dunque all’Africa più di quanto lo fosse Barcellona, cittá piú europea.

Cosa ha la Spagna che il nostro paese non ha?
Nel 2006, pochi mesi prima di decidere di “emigrare” feci un breve viaggio a Valencia, sulla costa di levante. Lí ritrovai qualcosa che credevo perduto nella societá occidentale del nostro tempo: il piacere di vivere fine a se stesso, quella convivialitá autocompiaciuta che ritrova nella vita semplice il suo perché esistenziale, il gusto dello stare assieme. La Spagna, per un ritardo storico nell'arrivo del benessere e dello sviluppo economico, nonché nell'emancipazione sociale e civile, conserva ancora queste qualitá che da noi sono praticamente scomparse, almeno nelle grandi cittá.

Come ci vedono gli spagnoli?
In principio, quando arrivai in Spagna, notai come gli spagnoli avevano di noi un’alta considerazione, un po' come un fratello maggiore da imitare. Nonostante ciò, con il passare del tempo vidi come il modello italiano, ideale di benessere e sviluppo economico, stesse a poco a poco svanendo come conseguenza di una crisi politico-istituzionale e culturale che affligge l'Italia oramai da troppo tempo.

Secondo te un giovane, in Spagna, ha più chance per quanto riguarda il mondo del lavoro e della formazione? E perché?
Beh, in questo momento la Spagna è uno dei paesi europei che maggiormente ha subíto le conseguenze della crisi finanziaria: l'attuale tasso di disoccupazione si colloca intorno al 20%, uno dei più alti in Europa.

Per quanto riguarda la formazione posso affermare con certezza che i due anni di Master compiuti in un'Universitá spagnola mi hanno dato una formazione migliore e piú ampia di quella ricevuta in 5 anni di studi alla Sapienza. Ma la cosa piú importante è che ho riscoperto il gusto d'imparare e di confrontarmi con compagni di corso e docenti competenti, ma umili, due caratteristiche oramai dimenticate in molte decrepite, decadenti e clienteriste universitá italiane.

raffaella_2Terminata l’esperienza in Niger, pensi di ritornare in Italia?
A volte mi sembra di peccare di presunzione quando con ferma convinzione rispondo che non ho alcuna intenzione di tornare in Italia, paese che amo e del quale rimpiango gloria e dignitá passate. Ammetto che non disdegnerei affatto tornare per lottare come paladina in difesa del buon uso della lingua italiana, nonostante ciò, credo che non sia ancora giunto il momento.

In questo momento ti trovi Niger. Nessuno parla del Niger. Qual è la verità su questo paese?
Come in molti casi la verità non è mai un sola. Il Niger è uno dei paesi piú poveri al mondo secondo gli ultimi rilevamenti dell'Indice di Sviluppo Umano (HDI). In questo 2010 si è sentito parlare del paese per un Colpo di Stato che ha rovesciato il governo del Presidente Tandja e per una delle peggiori crisi alimentari degli ultimi anni.

Questi due fatti sono sicuramente degli avvenimenti importanti e degni di notizia, ma sono delle verità parziali giacché la crisi alimentare in Niger è un problema strutturale e ciclico provocato dal cambio climatico. Le terre fertili destinate alla produzione di risorse alimentari e di sussistenza delle comunità locali son sempre piu scarse e, a causa dello sfasamento dei ritmi climatici, le pioggie sono meno costanti e la scelta del momento giusto per effettuare la semina è sempre piu azzardata e imprevedibile.

Sulle ONG si sentono pareri contrapposti. Alcune sono state duramente criticate per essere delle organizzazioni che pensano più al proprio lustro che allo sviluppo del paese in cui operano. Cosa ne pensi in proposito?
Anche in questo caso la verità è molteplice: c'è di tutto, ONG squalo, che approfittando dell'aumento della domanda nel settore (aumenta la domanda parallelamente all'aumento di catastrofi e problemi umanitari) fanno i loro interessi,  acquisendo potere e credibilitá. Altre invece lavorano bene, in armonia con le comunitá locali e con risultati tangibili e durevoli. Per esprimere un'opinione piú precisa si dovrebbe far riferimento a questa o quella realtá specifica.

Cosa devono fare i paesi ricchi per aiutare quelli meno ricchi?
Domanda difficile alla quale rispondere. Senz'altro una cosa che i paesi ricchi non dovrebbero fare è quella di continuare a controllare risorse ed economie africane, come attualmente avviene nonostante il colonialismo sia ufficialmente concluso da oramai 50 anni.

Una cosa che sicuramente permetterebbe il processo di sviluppo del sud sarebbe la cessione da parte del nord dei diritti di gestione e sfruttamento delle risorse naturali situate sui territori dei paesi del sud. Ad esempio, il continente africano è ricchissimo di risorse minerali quasi interamente controllate da imprese straniere: nordamericane, francesi, inglesi, olandesi, tedesche, italiane e “last not least”, cinesi.

I giovani, in particolare, cosa possono fare concretamente per il loro futuro e per quello dei paesi in via di sviluppo?
Credo che uno sviluppo reale e duraturo si debba strutturare sulla base di azioni molteplici, compiute a livello micro. Non importa quale sia la strategia politica adottata; alla base di tutte le ideologie esiste una base comune di buon senso che porta al naturale rispetto di quelle regole universali imprescindibili al raggiungimento dell'equilibrio ottimale del complesso sistema-mondo.

Ognuno di noi conosce segretamente queste regole e concepisce il modo migliore di metterle in pratica nella propria vita, la difficoltà sta forse nel trovare coraggio e costanza necessaria per farlo.

 

Coraggio e costanza, è vero queste sono le qualità fondamentali che noi tutti dovremmo avere per realizzare i nostri obiettivi di vita e migliorare il mondo. Possiamo prendere spunto da Raffaella che con le sue caparbie scelte di vita ci offre davvero un buon esempio.