Roma. U2: don’t forget about it!

di Marco Di Maro

Venerdì 8 ottobre allo Stadio Olimpico di Roma ultima tappa europea degli U2. Musica, emozioni e grande spettacolo: un concerto così nessuno potrà mai dimenticarlo. (Flavia Miccio)

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L’emozione e l’adrenalina che trasmette la musica dal vivo, si sa, è davvero pazzesca, ma quando a salire sul palco è una band come gli U2 che da anni domina le scene della musica internazionale… allora gli stadi di tutto il mondo si infiammano, e migliaia di persone diventano un cuore che batte all’unisono, a ritmo della musica che ha fatto e che continua a fare la storia.

Venerdì 8 ottobre allo Stadio Olimpico di Roma ultima tappa europea degli U2 per questo fantastico Tour 2010: un evento unico nel suo genere, con scariche emozionali che sono arrivate a tutti da ogni direzione.

È già sera quando arrivati all’esterno dello stadio con enorme ritardo, ci rendiamo conto di non essere soli: traffico bloccato da ore, fiumi di persone che si accalcano per entrare, con l’ansia e la voglia di divertirsi, con gli occhi che brillano di gioia e con le menti completamente assorte nel pensiero “Anche io sono qui!”.

Lo scenario all’interno dello stadio non è da meno: già si canta per accompagnare la band supporter che tra applausi e urla estasiate dei fan in attesa degli U2, portano avanti un grande concerto d’apertura. A catturare l’attenzione del pubblico l’immensa struttura del palco: The Claw- l’Artiglio, una struttura che cattura lo sguardo, a metà tra un’astronave ed un parco giochi un po’ inquietante, alta 45 metri e larga 58.

Ma il pathos cresce quando alle spalle del palco qualcuno intravede i quattro storici componenti della band che tra l’euforia generale si preparano ad andare on stage. Le luci si spengono e all’improvviso la musica trascina tutti in un estasi crescente che porta tutti ad intonare “It’s a beautiful day”, il pezzo con cui si apre il concerto.

Ed è davvero una serata bellissima questa dedicata ai giovani fan, e non solo, provenienti da tutta Italia e in gran parte anche dall’estero, che hanno passato la giornata tra il traffico della capitale, nel sali scendi dai mezzi di trasporto e negli ingorghi che solo un evento così grande riesce a generare, anche in una Roma perfettamente organizzata e pronta ad accogliere il fiume di persone previste.

In scaletta ci sono tutti i più grandi successi ed è proprio sulla canzone “One” che il pubblico diventa parte integrante del concerto grazie alle coreografie ideate dal fan club degli U2: tanti fogli colorati innalzati al cielo per formare due grandi bandiere, quella dell’Italia e quella dell’Irlanda, e la scritta “One”. Uno stadio, 70 mila perone, un’unica immensa emozione e qualche lacrima di commozione, soprattutto quando la band dedica “Walk on” ad Aung San Suu Kyi e alla sua lotta per la libertà in Birmania o quando Bono canta “Miss Sarajevo”, ricordando la magica e potente voce di Pavarotti.

L’appello a non dimenticare fatto dal leader della band alla fine dello show sarà sicuramente colto da tutti i presenti: di certo chi c’era non potrà dimenticare.