Dal bullismo alla tremenda mancanza del sé: generazioni a confronto

di Anna Laudati

Ritrovare la memoria storica per intraprendere strade sicure può essere la strategia migliore (di Gianfranco Mingione) 

A quasi un passo dal finire del primo decennio del nuovo secolo, molti sono stati i dibattitti e gli scritti che hanno coinvolto i giovani e il loro universo valoriale. In un mondo sempre più impegnato verso una folle corsa, tutti tornano a domandarsi cosa fanno le nuove generazioni e soprattutto, tutti tornano a riflettere - se non colpevolizzare, questo o quel fattore sociale - sulle problematiche legate ad un universo, quello giovanile, sempre più distante e veloce rispetto alle trascorse generazioni. Metafora dei tempi che corrono?

Sicuramente il panorama giovanile cambia ad ogni passaggio generazionale, ma mentre in passato i cambiamenti culturali erano molto più lenti e meno significativi ad ogni passaggio generazionale, oggi assistiamo all’esatto contrario: i canali e i modi comunicativi sono sempre più rapidi, così come è mutata radicalmente la loro mappa valoriale ed esperenziale. La famiglia odierna non è più quella degli anni cinquanta o sessanta così come non assomiglia a quella in perfetto  stile mulino bianco degli anni ottanta.

A cambiare sono stati proprio i modelli educativi familiari che nel corso della seconda parte del secolo scorso sono mutati radicalmente, ed hanno inciso in maniera significativa sulla crescita civile  e morale dei giovani. Dal modello paternale-autoriale, si è giunti a quello tollerante se non permissivo dei nostri giorni. Se da un lato la famiglia è mutata in positivo, dall’altro i repentini cambiamenti hanno fatto sì che questi non dessero il giusto tempo ai genitori, cosi come ai figli di adeguarsi alle nuove pratiche culturali nascenti.

Questo ha prodotto diverse difficoltà nella trasmissione di valori importanti dai genitori verso i figli. Si è passati da un autoritarismo senza se e senza ma ad un lassismo nei confronti dei figli a dir poco anarchico. Purtroppo sembra che oggi tutto trovi la sua giusta destinazione in un sistema di ricambio veloce  e frenetico: si pensi all’esempio di una canzone che dopo un mese è già considerata vecchia.

Se è pur vero che la società deve tenere il passo con i tempi che cambiano, è pur vero che ad incidere su tali tempi, ovvero a generare i cambiamenti repentini, è la stessa società. Non sarebbe male quindi che si tornasse a riflettere sull’importanza dei ruoli, dei valori posti alla base delle relazioni umane, dei reali sentimenti che “fanno muovere il mondo”.  Quando si parla di ruoli, si dovrebbe intendere l’importanza che essi possono rivestire verso i giovani di oggi, costruttori di società del prossimo futuro: dare senso a delle parole come padre, madre, scuola, alunno, maestro. Parole che oggi sembrano confuse e dai lineamenti frammentati e quasi inesistenti.

Solo riconfigurando le cose realmente importanti presso i giovani si potrebbero capire molti dei problemi che oggi li affliggono, come ad esempio il bullismo, la tremenda mancanza del sé, della diversità che ognuno di noi ricopre ed ha nei confronti degli altri esseri umani. Ritrovare la vecchia strada, per migliorarla e prendere il meglio, alle volte può essere la scelta migliore.