Un premio giornalistico contro la discriminazione di respiro internazionale

di Anna Laudati

Il  “For diversity. Against discrimination” journalist award (di Andrea Sottero)

headerpic_logosd_it.gifAi premi giornalistici siamo ormai abituati. Pochi, purtroppo, sono quelli che realmente possono essere d’orgoglio per i vincitori (fatta salva l’innegabile soddisfazione personale per quello che è pur sempre un riconoscimento). La maggior parte, al di là del valore monetario di ciò che si vince, non aggiunge nulla al prestigio o alla mediocrità di una eccellente (o insignificante) carriera nel mondo dell’informazione. Quando, però, il premio assume un respiro europeo, si libera, almeno in parte, dei vincoli, delle inutili leggi non scritte dell’apparato giornalistico italiano, allora vale comunque la pena di prenderlo in considerazione. In questo caso, infatti, è un’occasione concreta di confronto e di crescita, soprattutto se a partecipare non sono solo le grandi firme, con grandi e importanti esperienze alle spalle.

Il  “For diversity. Against discrimination” journalist award è ormai alla sua quinta edizione. La Commissione Europea ha lanciato il bando di quest’anno il 1 Agosto. L’obiettivo del premio è di riconoscere il lavoro di quei giornalisti, web o della carta stampata, che con i loro articoli e reportage abbiano contribuito a trasmettere ai lettori un’idea positiva della diversità e allo stesso tempo un messaggio forte contro la discriminazione, di qualunque tipo essa sia.

 

Sono invitati a partecipare i giornalisti dei 27 Paesi membri dell’Unione: gli articoli da sottoporre alla valutazione delle giurie, devono essere inviati entro mezzogiorno del 31 Ottobre ed è richiesto che siano stati pubblicati nel periodo che va dal 1 Gennaio al 31 Ottobre di quest’anno.

 

In prima istanza in ogni Stato ci sarà una commissione composta da esperti dei media e del settore dell’integrazione che sceglierà il vincitore nazionale. Dopodiché una giuria europea sceglierà il vincitore assoluto e due secondi premi. Tra i criteri usati per la premiazione, oltre quelli scontati dell’incisività stilistica e dell’interesse dell’argomento trattato, vi sarà anche quello della complessità della ricerca e dell’impatto che l’articolo ha avuto sull’opinione pubblica (benché, nel bando ufficiale, non si faccia cenno in modo  esaustivo  ai reali criteri di valutazione utilizzati su questo punto).

 

Interessante è anche la formula di premiazione: i giornalisti che vinceranno potranno infatti scegliere di riscuotere l’ammontare del premio partecipando a seminari e conferenze sulla discriminazione in Europa, andando a Brussels a incontrare parlamentari o alti funzionari delle istituzione oppure richiedendo attrezzatura  elettronica utile per il loro lavoro. Senza naturalmente dimenticare la possibilità di scegliere di devolvere la somma ad una ONG attiva contro la discriminazione specifica trattata nell’articolo sottoposto alla giuria. 

 

Come già nell’edizione dell’anno scorso, la Commissione Europea ha inoltre dedicato un premio speciale ad un tema specifico: quest’anno, dunque, particolare attenzione verrà riservata a quegli articoli che si soffermeranno sulla discriminazione contro la comunità Rom, che in molti Paesi della nuova Unione a 27 costituisce la più estesa minoranza etnica sul territorio. La convivenza con il resto della popolazione è quasi sempre difficile e a dimostrarlo vi è il fatto che un recente studio europeo ha stabilito che un quarto degli Europei non si sentirebbe a proprio agio ad avere un vicino di casa Rom. Una conflittualità dovuta senza dubbio a diffusi pregiudizi, ma spesso accresciuta in modo drammatico da una oggettiva differenza culturale.

 

Come sempre il buon giornalismo non fa miracoli, ma può aiutare ad appianare certe problematiche. O, per lo meno, può contribuire a non esasperarle!