Tra le anime del Purgatorio al Cimitero delle Fontanelle

di Alessandro Etzi

Spose, capitani e capuzzelle al Rione Sanità. (Alessandro Etzi)

cimitero_fontanelle_2 Napoli è una città che offre mille sorprese, ed il Cimitero delle Fontanelle nel Rione Sanità è sicuramente tra queste: una cava di tufo adibita a fossa comune in cui i cittadini danno vita al culto pagano delle capuzzelle.

Chiamarli teschi è sbagliato: scientifico, anaffettivo, freddo. Capuzzella invece è gergale, lascia intendere un affetto, anche interessato, verso ciò che rimane di una vita umana. Nei secoli sono state seppellite migliaia di persone al Cimitero delle Fontanelle, in particolare durante la peste del 1656 ed il colera del 1865, ed oggi si calcola una presenza di 40.000 capuzzelle. Tutte senza nome e segni di distinzione, tranne qualcuna.

Il Cimitero delle Fontanelle è allo stesso tempo un luogo di culto e di macabro fascino: qui nel 1872 il parroco della Chiesa di Materdei, Don Gaetano Barbati, assieme a numerose popolane, riuscì a dare una sistemazione più ordinata e dignitosa alle ossa, che vennero adottate dalle persone del rione: in cambio di qualche preghiera e una pulita dei poveri resti si chiedeva di trovare marito, di avere un figlio o, più venalmente, qualche numero buono per il lotto. A Napoli la morte diventava l’altra faccia della vita, non se ne aveva paura ma ci si alleava per averne qualche vantaggio: certo era che le reazioni delle popolane alle mancate “grazie” non erano misericordiose e le offese alle povere capuzzelle andavano ben oltre il faccia gialla riservato a San Gennaro quando non compiva il miracolo della liquefazione del sangue.

Visitare il Cimitero è oggi possibile dopo la chiusura sancita dal cardinale Ursi nel 1969, che voleva sradicare questo culto pagano che sconfinava anche in comportamenti illeciti(sottrazione delle capuzzelle, riti di ammissione nella malavita organizzata) e nell’esoterismo. Con l’associazione Mani e Vulcani è possibile farsi accompagnare da una guida, facendo così la conoscenza delle uniche due salme intere, Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, e sua moglie donna Margherita Petrucci, che la leggenda vuole morta soffocata a causa di uno gnocco; della capuzzella di Concetta (che è il nome della curatrice e non della defunta), sempre lucida, quasi fosse sudata, e quella del Capitano, di cui si narrano due leggende diverse.

Una discesa nel Purgatorio delle Fontanelle vale molto più di numerosi libri di antropologia, rendendo maggiormente intellegibile il particolare rapporto che hanno i napoletani con la Morte, l’aldilà  ed i defunti.