La Mafia uccide solo d’estate

di Alessandro Etzi

Il brillante esordio di Pif alla regia. (Alessandro Etzi)

la_mafia_uccide_solo_d_estate La Palermo degli anni ’80 raccontata da Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, sorprende e diverte, ma soprattutto spinge a riflettere sulla mafia e la storia italiana.

Presentato al Modernissimo di Napoli, La Mafia uccide solo d’estate è un film speciale come lo è il regista e attore Pif, autore de Il Testimone, ultimo programma di qualità rimasto nel palinsesto di Mtv, ormai affollata di tamarri(Jersey Shore, Gandia Shore) e ragazzine incinta. Speciale come Palermo, che negli anni ’80 fu il centro alternativo della politica italiana, ed  ospita l’esistenza di Arturo, ragazzino che fin dal concepimento vede la sua vita intrecciarsi con quella degli uomini dell’Antimafia e della mafia.

Arturo vive la sua giovinezza provando a conquistare la piccola Flora, aiutato nelle questioni amorose dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, mentre Palermo diventa il campo di una battaglia che vede tre fazioni: l’Antimafia, con i suoi eroi normali come Boris Giuliano e Dalla Chiesa, che come tutti mangiano le Iris; i mafiosi, ed i palermitani, che troppo a lungo nascondono la mafia, arrivando a dire che gli uomini in Sicilia muoiono solo a causa delle donne, affermazione che causerà non pochi problemi al giovane Arturo.

La Mafia uccide solo d’estate si candida a diventare un classico del settore, come I Cento passi, perché è spontaneo, curato nella fotografia e nella regia (abbigliamento e arredamenti faranno venire più di un ricordo ai trenta-quarantenni), brillante nei momenti comici (il piccolo Arturo che si veste da Andreotti a Carnevale), accurato nella ricerca storica e nella riproposizione sullo schermo, con tutti i protagonisti di quel periodo.

la_mafia_uccide_solo_d_estate_2Ciò che colpisce di più è la variegata umanità presente nel film: da un lato tirapiedi, politici, piccoli showman, galoppini e mafiosi, ritratti con tutti i loro tic e le loro paranoie (Fra Giacinto, colluso con la mafia ed esperto di Bondage, oppure il mafioso che teme il calo degli zuccheri mentre scioglie nell’acido un cadavere), dall’altro i cosiddetti normali, in prima fila Arturo, il giornalista Francesco e soprattutto Flora, che rappresenta al meglio la complessità della percezione della mafia e della scelta di campo che ogni cittadino si trova a fare.

A Palermo per svegliarci abbiamo avuto bisogno dei morti eccellenti” è il primo commento di Pif, che spiega benissimo il proprio scazzo nei confronti di una cittadinanza che troppo a lungo “ ha creduto che per fare del Bene bisognava comunque allearsi col Male”, riferendosi anche alle trattative tra Stato e Mafia, e di “una generazione, quella dei trentenni di oggi, che è tenuta ancora più sotto ricatto” ed in questo momento di crisi politica, lavorativa ed economica è vittima facile dei potenti di turno.

Presente in sala anche la figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso dalla camorra cutoliana. Annarita ha voluto riprendere il discorso sul silenzio di troppi cittadini ricordando come a Pagani, senza l’intervento della Commissione Prefettizia, non si sarebbe arrivati nemmeno trenta anni dopo la morte del padre ad intitolargli l’Aula consiliare.

Natale è tempo di cinepanettoni, ma La Mafia uccide solo d’estate è un film destinato a rimanere nella memoria ben più a lungo di un inverno.

(Per le foto si ringrazia Luigi Colella)