Cinema. Frost contro Nixon

di Gianfranco Mingione

Un film che racconta la storica intervista del ’77 nel corso della quale il Presidente dimissionario Richard Nixon,  crollò di fronte alle domande del giornalista David  Frost. (di Gianfranco Mingione)

nixon.jpgUscito nelle sale cinematografiche italiane da pochi giorni, per la regia di Ron Howard, il film  prende vita dall’opera teatrale di Peter Morgan, che l’ha successivamente sceneggiato e ripercorre il celebre duello intercorso fra il giornalista David Frost e il Presidente Richard Nixon. Magistrali le interpretazioni dei due protagonisti, Frank Langella, nei panni di Nixon, e Michael Sheen, nel ruolo del noto intervistatore.

Una vicenda ripresa nel film è ormai storica. La narrazione si apre con la ricostruzione, resa anche con immagini di archivio di quei momenti, di quanto accaduto durante gli ultimi giorni della presidenza più discussa degli Stati Uniti. Un presidenza – per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un presidente si dimise durante il mandato - che ha mostrato in che modo il potere possa essere interpretato al di sopra e oltre i confini della legalità. “Si parla del processo mediatico più importante della storia della televisione (e, purtroppo e per fortuna, della storia politica americana), dove il presidente Nixon deve difendere la propria reputazione e allo stesso tempo cercare di lavarsi la coscienza delle numerose ombre che si stagliano sulla sua presidenza” (Testo di Paola Palombi, regista e autrice).

Il processo al presidente americano – che successivamente alle sue dimissioni fu investito del perdono presidenziale da parte del suo successore Ford – dimostra che non sempre ‘persone giuste siedono al posto giusto’. La confessione finale stupirà anche lo stesso Frost: “Il tratteggio del personaggio di Nixon è quello di un uomo caparbio, sicuro delle sue idee e del suo impegno, inquieto e combattivo come solo un uomo carismatico del suo calibro può essere, e profondamente contraddittorio per quelli che sono i suoi sentimenti verso il suo operato. Un uomo che ha fallito, che ha perso di fronte alla democrazia americana e alla sua inviolabilità” (P.Palombi).

Dall’altra parte c’è un intervistatore mediocre, ossessionato dalla voglia di ritornare in America e alla ribalta sull’onda del successo, interpretato da un ottimo Michael Sheen. Le sue mimiche facciali sono indicative e svelano la personalità e il modo di comunicare dell’intervistatore, dal suo stesso staff valutato come troppo superficiale e inadatto a realizzare un’intervista del genere.

Questo film dovrebbe essere visto, anche solo per comprendere, quanto attraverso la televisione e  il cinema, si sia riusciti a raccontare una verità inconfessata, scomoda: “Un film ben documentato, ampliamente curato sotto ogni dettaglio. Una riflessione sulla storia americana da parte di un cittadino statunitense che ha vissuto la presidenza Nixon e la presidenza Bush, così simili, come lo stesso Ron Howard afferma, per il complesso di delusione e di sfiducia nell’amministrazione americana che hanno lasciato alla fine della loro carica. Un film di rigenerazione ideologica? Una spinta nel credo nella democrazia statunitense sopra ogni suo rappresentante? Il film sulla confessione pubblica del presidente Nixon è anche un film di confessione pubblica di tutta l’America, che riconosce nel suo sistema grandi onori e grandi orrori” (P.Palombi). 

Un film per non dimenticare e non smettere mai di ricercare la verità, anche quando questa sembra inarrivabile e inconfessabile.