Il Sudafrica si schiera ancora dalla parte sbagliata della Storia
Rifiutato il visto di ingresso al Dalai Lama, che non presenzierà al Summit dei premi Nobel per la pace. (Alessandro Etzi)
Giustizia ed investimenti economici si scontrano ancora una volta, come dimostra il nuovo rifiuto al rilascio del visto d’ingresso del Dalai lama, che non sarà presente al XIV summit annuale dei premi Nobel per la pace, che si svolgerà a Città del Capo dal 13 al 15 ottobre.
Già nel 2009 il Dalai Lama non si era potuto recare a Johannesburg per una conferenza sulla pace, mentre nel 2011 aveva dovuto cancellare un incontro con l’altro premio Nobel per la pace Desmond Tutu, sempre per motivi legati al visto d’ingresso.
Considerato come un leader separatista dalla Cina, anche se ormai ha abbandonato ogni ruolo strettamente politico, il dalai lama è sempre più osteggiato nei suoi movimenti internazionali, con pressioni politiche che ostacolano gli incontri con i leader del mondo e con altre personalità di spicco.
Pressioni sempre più efficaci, considerando che nel 2001 il Dalai Lama venne ricevuto ufficialmente da undici capi di Stato, da sette nel 2008 e da due nel 2013.
Tra i fatti recenti più spiacevoli vi sono quelli norvegesi, con il governo che si è rifiutato di incontrare il leader spirituale durante una visita nel 2014, motivando il mancato incontro col timore di ritorsioni economiche, come accaduto anche in Danimarca nel 2010; invece in Italia nel 2012 il Dalai Lama non fu ricevuto da alcun membro del governo e la proposta del conferimento della cittadinanza onoraria venne bocciata dal Consiglio Comunale a seguito delle proteste del Consolato cinese e degli investitori per Expo 2015.
Contrari alla posizione sudafricana numerosi dei premi Nobel che parteciperanno all’incontro, come l’iraniana Shirin Ebadi, il polacco Lech Walesa e il bangladese Muhammad Yunus, che hanno sottoscritto un appello per favorirne la partecipazione riconoscendo il suo ruolo di leader spirituale e non politico.