Al festival di Roma i giovani e il loro "scontento"

di Anna Laudati

Roma 2009- E’ stato presentato in anteprima  il film-documentario “L’Italia del nostro scontento” ; in concorso al Festival del cinema nella sezione L’altro cinema/Extra. Un Italia in crisi profonda; una crisi sociale oltre che economica, che in questa occasione il cinema ha saputo raccontare attraverso un vero e proprio documentario d’inchiesta (di Bruna Caiazzo)

documentario-italia-2009.jpgUn’ opera girata a sei mani da Elisa Fuksas, Francesca Muci e Lucrezia Le Moli, in cui si affrontano contemporaneamente tre temi di rilevante interesse sociale:  politica, giovani e ambiente con i quali si è cercato di fotografare l’Italia di oggi  nei sui aspetti più sconcertati. Verde, Bianco, Rosso: tre colori per tre capitoli dedicati ad altrettanti temi dell’Italia contemporanea. Nel primo, che riflette sull’ambiente, si racconta lo scempio della cementificazione selvaggia che continua a devastare il paesaggio senza nessuna remora di carattere estetico. Nel secondo, dedicato ai giovani, si spazzano via molti dei luoghi comuni e delle caricature che abitualmente cercano di descrivere un’intera generazione.

 Nell’ultimo capitolo, viene tracciato un quadro lucido e sincero, imparziale e rivelatore, della percezione che gli italiani hanno della politica. Il tutto pervaso da una saggezza disarmante e da un senso adulto e competente del cinema della realtà. Nello spazio dedicato ai giovani, la regista Francesca Muci  ha “scattato” una foto di quello che è il mondo giovanile oggi con i suoi molteplici aspetti, cercando di capire le aspettative, le proposte e il loro scontento. Un paese che idealmente esiste ma che realmente non c’è più, nel quale i giovani sembrano aver perso ogni senso d’appartenenza. Quel loro essere proiettati in una realtà in cui altro non si vuole, al contrario di quanto tutti pensino, di essere ascoltati, di far conoscere al mondo circostante cosa essi pensano e chi sono veramente.

Perché i ragazzi di questa nuova generazione, non vogliono diventare tutti “tronisti” o “veline”, sono anche persone con aspirazioni, sogni e ideali  desiderosi di riscattarsi in una società non sempre giusta. Tutto questo emerge  all’ interno di una serie di interviste fatte a ragazzi provenienti da luoghi e tipi di società diversi, scelti dalla regista solo attraverso la guida del suo istinto. L'Italia del Nostro Scontento non ha parti politiche, non ha tesi e non ha obiettivi. Non vuol convincere nessuno ne promuovere qualcosa. E' solo un'indagine sulle cose che le nuove generazioni non amano del loro paese. Un cinema, come sottolinea Sesti, “che riesce a raccontare il nostro paese oggi meglio della tv e anche delle inchieste dei giornali, un cinema che rovescia e dissoda un paesaggio che è quasi impossibile trovare altrove”-