Occupazione. A.A.A. cercasi giovani lavoratori fantascientifici

di Anna Laudati

FutureJobes fa pubblicare annunci di lavoro stravaganti. Una provocazione o delle vere e proprie opportunità lavorative per i giovani? Qualche risposta si trova su diversamenteoccupati.it (di Anna Laudati)  

diversamente_occupati.jpg"A.A.A. cercasi copywriter con innesto mnemonico, interior designer muniti di occhi biotronici e marketing manager dotati di poteri precognitivi". Questi gli annunci di lavoro comparsi sulle pagine di diversi quotidiani, nelle bacheche delle universita' e nei principali siti di settore. Artefice di questa provocazione è la FutureJobs.it, "la prima agenzia di lavoro che anticipa il futuro cercando e offrendo risorse umane biologicamente evolute".

Per conoscere FutureJobs e scoprire cosa si nasconde dietro questi balordi annunci di lavoro, l'appuntamento e' venerdi' 18 dicembre alle ore 17.30 a Roma presso lo Ied (Istituto Europeo di Design) dove Andrea Natella, esperto di guerriglia marketing, presentera' l'iniziativa assieme ad Antonio Caronia, docente di Comunicazione all'Accademia di Brera e studioso di fantascienza, e ad Arnaldo Funaro, copywriter e autore del sito diversamenteoccupati.it.

Una 'bufala' o un'opportunità? Per capire di cosa si tratta basta sbirciare nel sito diversamenteoccupati.it? Questo il loro, 'ahinoi' reale e fintroppo condivisibile ed attuale,  manifesto:  "Cari assunti, convenienti precari, se anche per voi progettare il futuro significa al massimo decidere cosa fare nel week-end, allora vivete in Italia, la nostra repubblica fondata sul lavoro a progetto. Una nazione dove, se prima trovare un impiego era un sogno, ora è più che mai un incubo. Dobbiamo ringraziare la Legge 30 e i suoi nuovi contratti: intermittente, ripartito, a progetto, accessorio, a somministrazione, part-time, d’inserimento, di origine non controllata, geneticamente modificato, rinnegato da Dio. Nasce così una generazione di lavoratori precari così sfigati che tutti, dai sindacati ai politici, non sapendo da che parte prenderli, continuano a prendere per il culo. Certo, a nessuno piace essere chiamato precario, così i capi d’azienda, unti dal politically correct, amano definirci in modi più premianti come “lavoratori flessibili” o “imprenditori di noi stessi”, se non “giovani rampanti in carriera”, anche quando hai cinquant’anni e pulisci cessi. Ma precario o flessibile non sono sufficienti a spiegare la condizione di chi vive senza permessi, giorni di malattia, maternità, contributi per la pensione, straordinari e ferie pagate. O di chi lavora sapendo di poter essere licenziato da un minuto all’altro senza ammortizzatori sociali ad attutire il tonfo del conto in banca.Quando hai un contratto con così tanti handicap, non sei solo precario o flessibile, ma pioniere di una nuova epoca: sei un diversamente occupato". – Arnald