Rapporto sulla maternità di Save the Children: poca assistenza e povertà nemici della donna

di Anna Laudati

L'oscar della tutela delle madri va alla Norvegia. L'Italia si piazza al 17esimo posto (di Monica Scotti)

mamma_e_bimbo.jpgManca poco alla Festa della mamma, sarà per questo che l’undicesimo “Rapporto sullo Stato delle Madri nel mondo” e quello sulle “Condizioni di povertà tra le madri in Italia”, divulgati alla vigilia della prima domenica di maggio da Save the Children,  assumono un valore simbolico così forte. Cinquanta milioni di donne nel mondo, infatti, partoriscono senza assistenza medica; quasi 350 mila muoiono durante la gravidanza o il parto. Sono dati che alla comunità mondiale, che ritiene d’aver fatto passi da gigante per quanto riguarda il progresso civile e tecnologico, lasciano l’amaro in bocca.

Nella classifica dei 160 paesi in cui è stata monitorata la condizione delle madri l’oscar della tutela va alla Norvegia (dove ogni bambino nasce assistito da un'ostetrica o da un dottore; dove ogni giovane donna studia in media per 18 anni e vive fino ad 83; dove l'82% della popolazione femminile sessualmente attiva fa uso di contraccettivi e solo 1 donna su 132 rischia di perdere un bambino prima che compia 5 anni), l’Italia si piazza al 17esimo posto, mentre in fondo alla classifica compare l’Afghanistan, ancora martoriato da guerre intestine. Nel paese dove per quasi un decennio hanno governato i cosiddetti Talebani (dall’arabo Talibun, ovvero “studenti” delle scuole coraniche), infatti, solo il 14% delle donne da alla luce il proprio figlio assistita da personale medico qualificato. Ogni ragazza, inoltre, studia in media soltanto per 4 anni, ha una prospettiva di vita che raggiunge appena i 44 anni e fa un uso estremamente ridotto delle pratiche contraccettive. Come se non bastasse una madre afghana ha un'alta probabilità di vedere morire il bambino che porta in grembo.

Eppure si stima che migliaia delle donne e dei bambini che oggi muoiono potrebbero salvarsi  grazie a semplici e poco costose misure di prevenzione, come l'assistenza specializzata al momento del parto, l’uso di vaccini e di trattamenti contro la dissenteria e la malaria. Ai rischi che si corrono durante il parto, tuttavia, vanno ad aggiungersi anche le numerose difficoltà che le neomamme incontrano nel crescere i piccoli, sorprendentemente persino nei paesi “progrediti”. Il rapporto sulle “Condizioni di povertà tra le madri in Italia” ha dimostrato, infatti, che nel nostro paese oltre 1.6 milioni di mamme sono povere, tanto da incontrare spesso difficoltà ad arrivare a fine mese, soprattutto se lasciate sole (il 31% è in arretrato con le bollette, il 25% non ha i soldi per le spese mediche, il 21% per le spese scolastiche). Nell’Italia membro dei Grandi della terra il 15,4% delle coppie con un bambino con meno di 18 anni vive in povertà. Maternità, in effetti, significa anche più disoccupazione femminile (le percentuali aumentano con l’aumentare del numero dei figli data l’assenza di adeguati servizi di assistenza, come gli asili) il che contribuisce a generare situazioni di indigenza.

Basta fare un giro sui mezzi di trasporto pubblico in una grande città come Napoli e prestare orecchio alle conversazioni altrui per rendersi conto della concretezza delle cifre diffuse nei rapporti sulla maternità: “Quanto prendi al mese?” chiede un’anziana donna alla vicina di posto “E che devo prendere signora? Niente, ogni tanto vado a fare le pulizie a casa di qualcuno, neanche il tempo di arrivare a 100 € che spendo tutto in cibo o vestiti per i bambini” risponde la donna più giovane, sui 40 anni “E quanti figli avete?”, “Tre”, “Vanno a scuola”, “Si, sono bravi, ma non fatemi pensare a quanto mi costano i libri, per favore”, “Vi capisco, anche mia nuora è nelle stesse condizioni, ormai non si arriva più a fine mese!”.