A Cinisi posta una targa in ricordo di Peppino Impastato

di Anna Laudati

Dove una volta vi era la casa del padrino Badalamenti, oggi c'è la sede di un’associazione che porta proprio il nome di Peppino Impastato (di Gianfranco Mingione)

fonte_web_peppino_impastato.jpgUn momento indimenticabile, storico quello che ha visto partecipi il sindaco di Cinisi Salvatore Palazzolo e Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che dopo molti anni è rientrato nella casa del boss Badalamenti che da oggi diverrà sede di un’associazione che porta il nome del fratello. Un fratello di molti, amante della libertà, dell’informazione al servizio delle persone e della verità e che per divulgare questa informazione ha perso la sua vita su mandato di Badalamenti.

La consegna delle chiavi da parte del sindaco di Cinisi a Impastato è avvenuta venerdì scorso. La casa. sequestrata dai giudici Falcone e Borsellino nel 1985, è stata confiscata solo quest’anno. Simbolo e teatro delle collusioni, negli anni ’70, tra politica e mafia, la casa diverrà oggi la sede di un’associazione, una vera e propria rivincita sociale, morale: “Trent'anni ho aspettato – afferma Giovanni Impastato - in questo salone Gaetano Badalamenti avrà deciso la morte di mio fratello Peppino” (Fonte www.repubblica.it 09 maggio 2010). Ricorda poi, quando ad affacciarsi da quel balcone, distante 100 passi dalla loro casa, c’erano i mafiosi e i politici che giungevano da Palermo: “Mi sembra ancora di vederli - dice Giovanni Impastato - i mafiosi che ridevano al balcone e i politici che arrivavano da Palermo (Fonte www.repubblica.it 09 maggio 2010).

Spera, Giovanni, che le indagini sulla morte di Peppino vengano riaperte per fare luce sui depistaggi che favorirono Badalamenti. Intanto, nell’Italia del 2010, un altro schiaffo è stato inferto alla mafia grazie alla lotta di chi non dimentica, dei giovani che si “associano” in gruppi formali e informali per discutere, elaborare e progettare proposte di costruzione sociale tese a mantenere vivi i valori per i quali molti sono morti, come Peppino. Che intanto se ne sta chissà dove, e sorride come in molte delle foto che lo ritraggono, ben sapendo che il tempo glorifica e sancisce la vittoria del bene sul male. Sì, quel tempo che anche se alle volte sembra essere tanto, troppo prima o poi rimargina le ferite civili e aiuta a ricostruire e a mantenere viva la memoria storica di un popolo, dei singoli fatta di persone che, come lui ci insegna, hanno creduto nelle giuste cause e sono morte per la libertà di parlare, di criticare, "di dire ciò che non si poteva dire”.

Sorridi Peppino! Questa vittoria è tutta dedicata a te. La libertà non è mai troppa quando lotta per il bene dell'uomo.