Emilio Fede a Saviano: "Non se ne può più di sentir dire che è un eroe"

di Anna Laudati

Le parole del direttore del TG4 hanno creato dissenso ed ovvie prese di distanza (di Vinicio Marchetti)

fede-saviano.jpgAncora una volta Emilio Fede non si smentisce. Queste le parole del direttore del TG4 che hanno alimentato le immediate polemiche: «Non se ne può più di sentir dire che è un eroe, non è il solo ad aver denunciato la camorra: ci sono dei magistrati che sono morti. Ha scritto dei libri contro la malavita, l’ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, finire sulle prime pagine o disturbare gli altri. Nessuno discute che sia giusto che Saviano abbia la scorta. È ovvio che debba continuare ad essere protetto. Ma ci sono magistrati che hanno combattuto la camorra, e giornalisti minacciati ogni giorno di cui nessuno parla.

Ho semplicemente detto non facciamone un santo. Come lui, più di lui in Italia centinaia di persone di cui nessuno parla e che rischiano ogni minuto la loro vita per la verità e la giustizia. Basta, di Saviano non se ne può più, non è lui che ha scoperto la camorra». Ovviamente Fede, come naturale conseguenza a tutte le lamentele degli indignati cittadini che, ormai, rivedono in Saviano una delle ultime ancore di legalità a cui è ancora possibile donare fiducia, ha avuto come prima preoccupazione quella di “scagionare” il presidente del Consiglio da ogni forma di collegamento tra quanto da lui affermato all’interno del suo TG e le parole del Premier «la mafia è più famosa che potente, anche per i film e le fiction che ne hanno parlato come le serie della Piovra, la letteratura, Gomorra e tutto il resto».

Ma fede non si è limitato solo a questo e, in un ulteriore sbalzo di improvvisata sincerità, ha incalzato: «io già mesi fa avevo più o meno espresso il medesimo giudizio sullo scrittore. In occasione della sentenza d’appello nel processo contro il clan dei Casalesi. Saviano, arrivò per ascoltare in aula la lettura della sentenza. Sembrava di stare su di un set cinematografico superprotetto, entrò nell’aula-bunker del carcere di Poggioreale come un eroe. Rilasciò dichiarazioni interviste dicendo che lo stato doveva ancora fare molto. Già in quell’occasione che senso aveva tutta questa esposizione mediatica. Lo trovai, francamente fuori luogo». E conclude: «anch’io sono sotto scorta - in pochi lo sanno. Sono figlio di un carabiniere pluridecorato, che ha sempre servito lo stato in silenzio».

Leggendo i commenti della gente all’interno di blog, social network, forum ecc, è evidente lo sconforto e il rifiuto per questo tipo di “informazione”. L’unica fortuna a cui possono appellarsi gli sventurati che sono incappati nelle parole del buon Emilio è quella di dare un’occhiata ai dati auditel del Tg in questione: ultimo! Dopo i telegiornali Rai e quelli della sua stessa rete. Ora, per carità, la faziosità esiste e alberga nella Destra come nella Sinistra, ma questi dati mostrano in maniera inequivocabile quanto renda poco. L’onestà ancora esiste e, purtroppo per Emilio Fede, gli italiani, nella loro stragrande maggioranza, preferiscono donargli il volto di Roberto Saviano. Sicuramente non l’unico, ma di certo il volto di un uomo soggiogato solamente dal desiderio di legalità.