Un italiano su 4 fa volontariato, molti sono giovani. Come Lucia, una studentessa a Lourdes

di Gerarda Pinto

Durante una chiacchierata con una collega universitaria mi accorgo che la sua vita è piena di esperienze che l’hanno arricchita. Lucia Barile, ragazza napoletana di 23 anni, è volontaria dell’Opera Napoletana di Pellegrinaggio: accompagna le persone disabili e non nel lungo pellegrinaggio verso Lourdes. (Gerarda Pinto)

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E’ la volontà di essere presente senza chiedere nulla in cambio che diventa il motore delle giornate troppo vuote se vissute da soli. “Così scopri un’umanità che non pensi di avere”. Queste le parole di Lucia che trascorre alcune settimane a stretto contatto con la speranza, la fede, la commozione, la disperazione, le aspettative dei visitatori. Il viaggio comincia in treno, lei è accompagnatrice e si occupa di organizzare i pellegrini nelle funzioni. Vive ogni momento e ogni viaggio con lo stesso entusiasmo, stupendosi ogni volta di quanta solidarietà e umanità si può incontrare. E se le chiedi: “Perché lo fai?”, ti risponde che non ne può fare a meno, come una batteria che ha bisogno di ricaricarsi sempre.

Una testimonianza come queste contrasta con l’idea e lo stereotipo che etichetta i ragazzi del XXI secolo, definendoli apatici, individualisti e poco generosi. Molti sono i giovani che si dedicano agli altri, che partecipano alle attività presso associazioni di volontariato. Il volontariato in Italia è un pilastro della comunità, lo afferma il Censis, nel suo rapporto sulla condizione sociale nel Paese, dal quale emerge che oltre il 26% degli italiani dichiara di svolgere attività di volontariato. La scelta di fare volontariato è più radicata nei giovani inferiori ai 30 anni, sono più del 34 %.

Decidere di fare volontariato è una scelta consapevole e maturata in seguito all’esigenza di farsi carico, condividere e sostenere le vite degli altri. La mia esperienza di volontariato mi ha mostrato un mondo diverso, ho conosciuto moltissimi miei coetanei negli ospedali, nei centri di riabilitazione, case di cura, in situazioni di emergenza; tutti con storie di vita diverse, spinti, però, da un’unica motivazione: far sentire la propria presenza, non lasciare mai soli gli altri; accomunati anche dallo stesso entusiasmo, stessi sorrisi, stessi volti pieni di emozioni.

Scopri una realtà che ignoravi. Così ti trovi a passare il pomeriggio di Natale in un ospizio e capire quanto una festa che rende tutti più felici e sereni, vissuta in solitudine e senza una famiglia può diventare una tortura. Allora sai che in quel momento devi far rivivere quell’atmosfera magica anche lì, cominciando da un abbraccio e un sorriso.

Scopri che nei reparti degli ospedali non si sono solo malati che soffrono ma intere famiglie che hanno bisogno di un sostegno, perché si sentono fragili e abbandonate. scopri che i bambini nel reparto di pediatria ridono di quelli che stanno nei parchi, ma che devi stringere la mano alle loro madri. Scopri che anche quando un terremotato perde la casa, gli affetti, ti guarda negli occhi e ti ringrazia per quello che stai facendo.

Scopri che non puoi e non vuoi rinunciare a tutto questo, perché la vita di ognuno non è solo fatta di nostre esperienze, ma che per arricchirsi ha bisogno di storie, racconti, emozioni vissute da e con gli altri. Ti accorgi che i momenti di felicità per essere davvero tali hanno bisogno di essere condivisi, così come per alleviare quelli di sconforto e disperazione. Volontariamente offri te stesso, inconsciamente ricevi una nuova forza, una vitalità, una serenità e un’umanità che non pensavi di avere.