Identikit dell'ultras napoletano. Tra intercettazioni e interrogatori in Questura

di Anna Laudati
La loro è una fede: vivono per il colore della maglia. E in nome di quella fede picchiano, distruggono, tacciono. Sono gli ultras, che spesso fanno del calcio violento un antidoto al disagio, un modo per non pensare a una condizione che li vede quotidianamente ai margini della società. Ma qual è il loro identikit? (di Monica Scotti)

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sanpaolo.jpgL'ultras “fondamentalista” è giovane, ha un'età che varia dai venti ai trentacinque anni, in genere non ha studiato, quasi sempre è disoccupato, odia la polizia, segue la “legge della curva” ( che spesso è dettata dai clan), è ossessionato dal logo della sua fazione tanto da farselo tatuare e da disegnarlo ovunque (il panorama del lungomare di Napoli è “sfregiato” da numerose scritte ultras fatte comparire nottetempo sugli scogli; diversi «marchi» dei Mastiffs sono evidenti anche sulle facciate di chiese medioevali del centro storico e di palazzi antichi del Corso Vittorio Emanuele).

L'ultras è anche intollerante (in piazza Bellini dove si riuniscono i Mastiffs si sono verificati, anche di recente, episodi di omofobia), omertoso, fedele al suo gruppo e può essere reclutato per azioni contro le forze dell'ordine che niente hanno a che fare con lo stadio, come quelle di Pianura in occasione delle proteste per la riapertura della discarica.

Questo identikit poco rassicurante, che non è assolutamente indicativo di tutto il mondo dei tifosi, fatto di gente per bene e appassionata di sport, viene fuori da una serie di inchieste delle procure di Napoli e di Roma che hanno passato ai raggi x le frange estremiste del tifo violento.

Sono numerose le intercettazioni, disposte prevalentemente dal pm Antonio Ardituro e ascoltate dai poliziotti della digos e dai carabinieri, che sono state utili a ricostruire le sfumature di uno spaccato giovanile, violento di Napoli.

Uno degli episodi più significativi riguarda ad esempio l’arresto di un tifoso napoletano ferito che aveva accoltellato un veronese e che era stato in seguito denunciato e fatto arrestare dal supporter della tifoseria scaligera. Ecco parte della conversazione  intercettata il 28 settembre 2007, al telefono ci sono Giuseppe Nota, ultrà azzurro arrestato, e Riccardo, un tifoso veronese.

Riccardo: <<Questo signore qua non c’entra assolutamente col gruppo. Questo è il classico tifoso della domenica che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.......Fidati, non ti avrei neanche chiamato. Cioè nemici da sempre, per sempre, ma infami quello mai.>>

Nota: <<Sì sì però noi abbiamo gli stessi ideali>>

Riccardo: <<Infami quello mai>>

Nota: <<Immagina, sai noi che facemmo l’anno scorso? Incidenti col Bologna...a Bologna li presero due tre di loro...in carcere. Noi ci abbiamo mandato 500 euro con tutto che siamo rivali>>
Riccardo: <<Se voi avete il nome di questo, ti prego di mandarlo che facciamo di tutto per convincerlo..anche pagare di tasca nostra che lui vuole come risarcimento danno....nemici oltre la morte, ma infami mai! Soprattutto con chi ci fa divertire>>

Nota: <<Bravo, bravo>>
Riccardo: <<Siamo rimasti di m***a. Perché effettivamente questo ha infamato. Se io parto da Napoli a fare il confronto all’americana io non riconosco nemmeno uno che mi spara in faccia.>>

 «La conversazione denota – ha dichiarato Luigi Giordano, il gip dell’inchiesta sui disordini di Pianura,  - in tutta la sua drammaticità il paradosso dell’atteggiamento dei due interlocutori, tra l’altro divisi da un’acerrima rivalità (l’ostilità esistente tra la tifoseria del Verona e quella del Napoli non ha eguali in ambito nazionale) che non si soffermano affatto sulla gravità di quanto accaduto (l’accoltellamento di una persona) che anzi viene giustificato nell’ottica ultras, quanto piuttosto sulla collaborazione data alla polizia dal denunciante ritenuta un’infamia inconcepibile. Nessuna pietà o quantomeno comprensione, viene dimostrata verso la vittima che, anzi, è destinataria del disprezzo di entrambi». Il giudice sottolinea anche che Riccardo «considera un’onta da cui prendere assolutamente le distanze il comportamento del tifoso veronese che aveva denunciato». Si tratta, per il tifoso, di «un vero e proprio tradimento della mentalità ultras».

 Ogni volta che qualche ultras viene arrestato il gruppo immediatamente prepara striscioni e manifestazioni di solidarietà ( a prescindere) come è capitato proprio dopo gli arresti di Pianura, vengono organizzati comitati di benvenuto in piazze cittadine per le scarcerazioni, veri e propri festeggiamenti che attirano e riuniscono l’intero gruppo, composto in prevalenza da giovani.

E' una caratteristica singolare del mondo ultras anche lo strapotere dei capi. Combattono Sky e Pay-Tv. «Siamo ancora quelli del cuoio», si vantano. Si dichiarano legati al vecchio calcio, al calcio vero.

Nelle intercettazioni si ascolta anche il racconto di una “lezione”: un capo ultras punì uno dei suoi perché era andato allo stadio con il tatuaggio TMN (Teste Matte Napoli) senza autorizzazione. «Rafilotto ha avuto quattro paccaroni, quando ha chiesto a Ernesto di fermarsi, ha abbassato la guardia e ha avuto un pugno tra bocca e naso, è uscito il sangue ed è andato da un´altra parte a vedere la partita». Violenza e omertà. Nel loro codice il capo assegna i posti allo stadio, costringendo anche chi è abbonato a sloggiare. In tutto sono 12 i gruppi del Movimento che si frazionano in sottogruppi minori: - in Curva A, i Niss che derivano dalla Teste Matte, tutti del Rione Sanità, di Pianura e Soccavo, Sud, Mastiffs, Brigata Carolina, Fossato Flegreo, Vecchi Lions, Rione Sanità, Bronx e Nuova Guardia. - In Curva B: Ideale Ultras, Ultras ´72 e Fedayn EAM 1979.