"Melina dei cani" e i suoi giovani volontari

di Anna Laudati

La chiamano “Melina dei cani” perché è a loro che ha votato tutta la sua vita. Da oltre 15 anni , infatti, Carmela Vitale, presidentessa dell’ADLA (Associazione Difesa e Libertà degli Animali), per la gente semplicemente “Melina”, lavora giorno e notte coinvolgendo giovani e persone comuni,  per portare soccorso a quelli che lei chiama “gli indifesi”. (di Monica Scotti)

foto_cani.jpg Gli indifesi sono i cani abbandonati,  maltrattati, spesso gravemente ammalati o feriti a seguito di incidenti e crudeli aggressioni. L’ultimo salvataggio è stato quello di cuccioli “dimenticati” nei campi rom dati alle fiamme a maggio, strappati a un’orribile morte proprio da Melina e dai volontari dell’ADLA. Dopo aver superato enormi difficoltà ed essersi scontrata spesso con l’indifferenza delle persone e delle istituzioni assenti Melina è riuscita a realizzare un piccolo sogno: ristrutturare il suo rifugio “La Fenice”, nato nel 1996 a Ponticelli, in una zona ad alto rischio. E anche se questo sogno lo ha iniziato da sola ora a fare quadrato intorno a lei ci sono i “suoi ragazzi”, un bel gruppo di giovani volontari.

“All’inizio ero sola, ogni tanto c’era chi veniva a darmi una mano con le pulizie, ma finiva lì” mi racconta al telefono “negli ultimi anni fortunatamente la situazione è molto cambiata. Pian piano, facendomi conoscere e cercando di coinvolgere gli abitanti del quartiere che mi vedevano sempre lì, nel mio banchetto, a tentare di far adottare qualche cucciolo bisognoso, sono riuscita a sensibilizzare chi mi stava intorno, e i ragazzi sono arrivati, spontaneamente. C’è chi aveva sentito parlare del rifugio, chi invece aveva solo bisogno di affidare a un canile un animale che non poteva tenere a casa e, una volta qui, invece di lasciarci il cane e andar via è rimasto con noi per dare una mano… qua ce n’è sempre bisogno! Le storie sono tante, alcune molto belle, vale la pena d’ascoltarle”.

Ed è per raccontare queste storie e radicare ancor più l’attività dei volontari nel tessuto sociale di Napoli che l’associazione sta organizzando una nuova festa con gli abitanti del quartiere, che già avevano risposto numerosi all’invito per l’inaugurazione del rifugio il 23 maggio scorso “Vogliamo fare una festa il 14 dicembre, che è una domenica - spiega Melina- ma come sempre i problemi non mancano: abbiamo chiesto al Comune di concederci una struttura, ad esempio il Palazzetto dello Sport, ci hanno risposto che non hanno fondi per pagare lo straordinario al dipendente che ci deve aprire i cancelli per poche ore… e poi non vogliono che portiamo i cani. Ma che festa sarebbe senza di loro?”   Al rifugio ad accudire gli oltre 150 ospiti a quattro zampe, ci sono Melina e i volontari, ragazzi dai 16 ai 34 anni  “La più vecchia sono io!” scherza Melina parlando di chi l’aiuta nella sua missione, per trovarla a casa bisogna chiamare al mattino prima delle 8.00  o la sera dopo le 20.00, tutta la giornata la passa con i suoi cani al rifugio. “Molti  lavorano e si dividono come possono tra impegni e volontariato, abbiamo tre veterinari bravissimi, chi si occupa del sito web per le adozioni, chi fa le foto ai cani per il nostro calendario, che è un’iniziativa bellissima!”

 

Le testimonianze

 Antonello Astarita, 30 anni, di professione parrucchiere, è uno di questi ragazzi.

Come sono nati in te la “vocazione” per il volontariato e l’amore per i cani? “Sembrerà strano ma da piccolo avevo il terrore dei cani, bastava che ne vedessi uno in lontananza per cambiare marciapiede, era una fobia! Poi verso i 13 anni qualcosa è cambiato, la fobia si è trasformata in amore: ho iniziato a raccogliere i cani randagi che trovavo per strada, a fare collette con gli amici per sfamarli; quando ne accudivo qualcuno malato o troppo piccolo restavo a dormire con lui in garage, nella macchina, perché mia madre non voleva cani in casa. Del rifugio di Melina ho sentito parlare una volta in tv, mi sono informato e un giorno ci sono venuto per conoscere da vicino questa realtà…da quel giorno sono passati cinque anni”.

 Di che cosa ti occupi? “A causa del lavoro posso dedicare al rifugio molto meno tempo di quanto vorrei. Sono quattro anni che realizzo il calendario dell’ADLA: fare foto ai cani è la cosa più difficile del mondo, giuro! Ma è anche bellissimo. Ci lavoro la notte, in ogni momento libero. L’anno scorso abbiamo venduto parecchi calendari, tra amici, parenti, persone del quartiere e le mie clienti! Spesso prendo la macchina e scappo qui la domenica per stare un po’ con i cani…molti hanno sofferto così tanto: vengono abbandonati, traumatizzati, costretti a combattere, feriti e lasciati soli quando sono malati eppure non ci chiedono che un po’ d’amore, solo un po’ d’amore”

 

Paola Maida, 34 anni, è una dei volontari che ogni giorno regalano un po’ del loro tempo al rifugio.

Come è iniziata la tua esperienza da volontaria? In realtà era da sempre che sentivo dentro me il bisogno di accudire gli animali in difficoltà. L’amore per i cani è una cosa che ho avvertito con forza sin da piccola. Da tempo cercavo un modo di concretizzarlo. Per caso ho saputo dell’esistenza del rifugio la Fenice, che si trovava proprio a due passi da casa mia, a Ponticelli, e mi sono presentata da Melina.

In cosa consiste la tua attività? Facciamo di tutto e di più. Quando ci arrivano segnalazioni di cani maltrattati o in pericolo corriamo a recuperarli, li curiamo, cerchiamo loro una famiglia adottiva, li seguiamo nei primi tempi per verificare che siano trattati bene. Anche per questo abbiamo aperto un sito internet, perché oggi sembra che senza questo strumento nessuna realtà possa esistere. Molte persone poi hanno difficoltà ad entrare in un canile, perché certe scene sono davvero strazianti, allora, magari, attraverso il sito possono leggere le storie di queste creature meravigliose, guardare le foto, e decidere di venire a dare loro una famiglia. E’ un impegno che ti prende, ci pensi di continuo: pensi a cosa puoi fare per aiutarli, ieri mi hanno segnalato un cagnolino con una zampetta ridotta malissimo, forse dovremo persino amputargliela…Come posso spiegarlo? Hai a che fare con esseri viventi, non con oggetti, questo è un impegno che si fonde con la vita e te la riempie”Oggi si parla spesso dei giovani in termini a dir poco negativi: qualcuno li considera “bamboccioni”, qualcun’altro li etichetta come bulli violenti.

Tu che cosa ne pensi? I giovani sono messi davvero così male? Se anche è vero che molti giovani sembrano non essere interessati ad altro che a loro stessi, questo non è un discorso valido per tutti, anzi. Qualche valore l’abbiamo perso per la strada, ma ci sono ancora realtà come la mia che è fatta di ragazzi che si danno molto da fare, che scelgono il volontariato. E’ una questione di umanità, che si costruisce a partire da quando si è bambini. Per come la vedo io: se qualcuno riesce a fare del male a degli esseri indifesi come gli animali o addirittura li odia, allora è molto probabile che quel qualcuno non sarà un buon “compagno” neppure per i suoi simili.