I giovani siciliani sono contro la mafia ma le Istituzioni devono fare la loro parte

di Anna Laudati

I giovani siciliani, tra battaglie e voglia di cambiamento contro la mafia e la cultura mafiosa (di Sebastian Zappulla) 

giuseppe_gati.jpgUn dovere quello combattere l'illegalità che deve avere più forza a chi ha sacrificato la propria vita per  una terra libera da questo fenomeno che ha distrutto la voglia di vivere di un popolo. Paolo Borsellino: “Sono ottimista perché vedo che verso di essa [la mafia] i giovani, siciliani e non, hanno oggi un attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”. 

Prima di morire Paolo Borsellino definiva la mafia in questi termini: “La mafia è un istituzione che tende all’esercizio della sovranità- Esercizio di funzioni pubbliche.In cambio esenzioni fiscali e tendenza all’appropriazione delle ricchezze che affluiscono sul territorio. Necessità, come per ogni istituzione che esercita potere di ricercare il consenso.Esistenza, ancora oggi, di consenso diffuso.Risoluzione del teorico conflitto con lo Stato mediante infiltrazioni nelle istituzioni”.Oggi la mafia è la principale impresa italiana con un fatturato di 130.000 milioni di euro all’anno  ed un utile netto che raggiunge i 70 miliardi  secondo un rapporto presentato in data 11 novembre 2008 dalla associazione degli imprenditori Confesercenti.

 

Gli affari della mafia contano così per il 6 per cento nel prodotto interno lordo del paese (PIL), secondo il documento.  Oltre al fatturato la Confesercenti denuncia anche gli affari illegali gestiti dal crimine organizzato, come l’usura, che influisce sulle vendite di 180.000 commercianti nel paese, e la contraffazione di prodotti. La conseguenza per chi reagisce a questo stato di cose e' troppo spesso la morte.La morte di tanti uomini coraggiosi come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, hanno risvegliato nei siciliani quella voglia d'indignarsi che prima di allora non era mai stata presente.

 

Oggi i giovani siciliani sanno cos'è la mafia e cosa ha rappresentato negli anni questo orrendo fenomeno. In molte parti della Sicilia i giovani si ribellano a questo scempio, grazie alle associazioni presenti sul territorio che lavorano e si battono, come “Addio Pizzo”, “Libera” e la “Casa della Legalità”. “Addio Pizzo” a Palermo e in molte altre zone della Sicilia si sta spendendo nel creare delle brochure sulle varie attività commerciali che si sottraggono al racket, quindi realizzando una  vera e propria pubblicità promozionale affinché la gente vada a comprare in queste attività. “Libera”  nelle zone del Catanese con la collaborazione dei professori delle superiori organizza nelle scuole ogni anno incontri, manifestazioni, gite nei luoghi simbolo della lotta alla mafia e realizzazione di materiale multimediale. “La Casa della legalità” sempre nel Catanese sta cercando di realizzare un centro giovanile per la legalità, che si occuperà tramite degli esperti del settore, di strappare dalla crudeltà della strada e dalle cattive influenze i ragazzi con famiglie disagiate, per dare loro una speranza e per creare in questi giovani una cultura sulla legalità che ad oggi ancora non c’è.

 

Queste indubbiamente sono tutte iniziative ottime, ma le istituzioni devono fare la loro parte, come dicono molte associazioni sul territorio e come afferma la Confindustria Sicilia. L’impressione che queste terre danno è quella di una totale assenza dello Stato, ma la cosa che colpisce di più è la forza di questi giovani, che consapevoli  di essere soli contro tutti continuano a lottare e non hanno mai arretrato di un passo le loro convinzioni.

L’esempio ne è un ragazzo di Campobello di Licata, Giuseppe Gatì 23 anni morto qualche settimana fa per cause ancora da accertare, Giuseppe nei suoi pochi anni di vita ha fatto una grande scelta quella di schierarsi  dalla parte della lotta alla mafia e del malaffare.