Una bellissima farfalla dalle ali invisibili

di Anna Laudati
“Trattate le persone come se fossero ciò che dovrebbero essere; le aiuterete a diventare ciò che possono essere” Goethe. E' accaduto a Simona, la farfalla che vola senza ali (di Veronica Centamore)

simonaatzori.jpgEcco qual è la più bella ricchezza del diversamente abile… riuscire ad ingegnarsi qualcosa di alternativo per attuare una forma di comunicazione diversa, altra, ma non per questo meno efficace. Delle volte una capacità può diventare una competenza grazie all'impegno, alla costanza e alla tenacia. E Simona Atzori ne sa qualcosa. Lei è la danzatrice con le braccia rimaste in cielo (è nata senza di esse).

 

Vederla ballare è un’esperienza… meravigliosa. I suoi movimenti sinuosi accompagnati da una lunga chioma fluente la avvicinano molto a una creatura marina, a metà tra una splendida sirena e un dolcissimo delfino. “Guardiamola ballare e chiediamoci se le manca qualcosa” viene presentata così, a uno dei tanti spettacoli dove ha preso parte. Ma oltre alla danza, Simona sa anche dipingere. Utilizza i piedi per dipingere delle tele bellissime e altamente comunicative. Che bello vederla mentre interagisce con gli altri attraverso i movimenti delle sue gambe, dei suoi piedi… li articola, li agita, li porta a livello della sua testa. «Avevo quattro anni quando ho cominciato a dipingere.

 

A nove anni ho superato gli esami per entrare nell’associazione degli artisti che dipingono con la bocca o con un piede. Prima mostra importante nel marzo del ’92 a Roma, Palazzo Ruspoli. In quello stesso anno, ho donato a Giovanni Paolo II un suo ritratto dipinto con il mio piede. Puoi immaginare quale traguardo abbia rappresentato quel gesto e l’incontro. La scuola, la pittura, la danza. Ma nulla è stato facile». Simona non ama soffermarsi sui passaggi duri della sua vita ma non è difficile intuirne la realtà. A sei anni si avvia alla danza. La sua scuola di Saronno (Va) era collegata con la Royal Academy di Londra: «Con il passare del tempo capivo di inseguire un sogno, un’utopia ma non un’idea impossibile. Nulla è impossibile nella vita. A un certo punto subii uno stop: non potevo sostenere gli esami; il regolamento me lo impediva; perché impedirmi di andare avanti? Mia madre protestò; scrivemmo alla regina Elisabetta che rispose: esami sì, ma solo orali. Mi rivolsi altrove. E sono andata avanti prima in Italia poi in Canada dove ho trovato aperture meravigliose. Adesso mi divido tra danza e pittura”.

 

Attualmente Simona vive in Canada con la sorella maggiore dove tempo fa si trasferì per seguire gli studi e poi laurearsi in Visual Arts con menzione d’onore presso la University of Western Ontario. Simona conosce tre lingue. Cannavò (autore di un libro che parla di ragazzi speciali come lei, speciali perché unicamente eccezionali nella loro espressività e nelle vie trovate per attuarla, non per altro) di lei ha scritto: «la ragazza senza braccia danza divinamente con un equilibrio dinamico tutto suo, per noi misterioso, ed esprime con il suo corpo una femminilità intensa, una carnalità vibrante» Simona: «Ho vinto il premio Michelangelo, sono arrivata terza al concorso di Hannover in Germania ottenendo il premio della critica, ho messo in scena con Americo Di Francesco Lègmi: puoi spostare l’accento come vuoi, il doppio significato è voluto. Musica di Bach, tratta da Schindler’s List. Nel 2004 ho ballato oltre che in Italia anche in Francia, Norvegia, Olanda, Ungheria. Nel 2005 ho avuto un’emozione grande: consegnare il Premio Atzori, il mio premio, a Vassil’ev, un mito della danza. In quattro anni l’albo d’oro conta Luciana Savignano, Micha van Hoecke, Carolyn Carlson, Vladimir Vassil’ev. Nell’intervallo tra un impegno e l’altro dipingo.

 

E non so quale tra danza e pittura sia l’attività più importante, ma non c’è ragione di scegliere; è bello così. «Ho preso la patente. La macchina è stata modificata. Freno e acceleratore vengono azionati dal piede sinistro il cambio naturalmente è automatico. Sul volante è innestata una piccola forcella: serve come presa per il mio piede destro che è il piede di guida. Una danzatrice non ha difficoltà a tenere un piede a terra e uno in alto. Per me è normale tenerne uno sul freno o sull’acceleratore e l’altro sul volante.  Penso talvolta che i veri limiti esistano in chi ci guarda». Questa storia è la dimostrazione che la fortuna non è figlia di una condizione di nascita ma va ricercata e trovata attraverso la realizzazione di se stessi, in qualsiasi modo si sia nati.  “Le mie braccia sono rimaste in cielo - ha detto - ma grazie alla mia famiglia e all’amore per la vita, vivo con grande serenità e mi sento completa”. Completa!!! Cioè assente di nulla. Altro che portatori di… handicap, questa ragazza è soltanto una portatrice sana di volontà, di sacrifici e di sogni. Insomma… di vita. “Com’è straordinaria la vita” (Dolcenera)