Una bellissima farfalla dalle ali invisibili
Ecco qual è la più bella ricchezza del diversamente abile… riuscire ad ingegnarsi qualcosa di alternativo per attuare una forma di comunicazione diversa, altra, ma non per questo meno efficace. Delle volte una capacità può diventare una competenza grazie all'impegno, alla costanza e alla tenacia. E Simona Atzori ne sa qualcosa. Lei è la danzatrice con le braccia rimaste in cielo (è nata senza di esse).
Vederla ballare è un’esperienza… meravigliosa. I suoi movimenti sinuosi accompagnati da una lunga chioma fluente la avvicinano molto a una creatura marina, a metà tra una splendida sirena e un dolcissimo delfino. “Guardiamola ballare e chiediamoci se le manca qualcosa” viene presentata così, a uno dei tanti spettacoli dove ha preso parte. Ma oltre alla danza, Simona sa anche dipingere. Utilizza i piedi per dipingere delle tele bellissime e altamente comunicative. Che bello vederla mentre interagisce con gli altri attraverso i movimenti delle sue gambe, dei suoi piedi… li articola, li agita, li porta a livello della sua testa. «Avevo quattro anni quando ho cominciato a dipingere.
A nove anni ho superato gli esami per entrare nell’associazione degli artisti che dipingono con la bocca o con un piede. Prima mostra importante nel marzo del ’92 a Roma, Palazzo Ruspoli. In quello stesso anno, ho donato a Giovanni Paolo II un suo ritratto dipinto con il mio piede. Puoi immaginare quale traguardo abbia rappresentato quel gesto e l’incontro. La scuola, la pittura, la danza. Ma nulla è stato facile».
E non so quale tra danza e pittura sia l’attività più importante, ma non c’è ragione di scegliere; è bello così. «Ho preso la patente. La macchina è stata modificata. Freno e acceleratore vengono azionati dal piede sinistro il cambio naturalmente è automatico. Sul volante è innestata una piccola forcella: serve come presa per il mio piede destro che è il piede di guida. Una danzatrice non ha difficoltà a tenere un piede a terra e uno in alto. Per me è normale tenerne uno sul freno o sull’acceleratore e l’altro sul volante. Penso talvolta che i veri limiti esistano in chi ci guarda». Questa storia è la dimostrazione che la fortuna non è figlia di una condizione di nascita ma va ricercata e trovata attraverso la realizzazione di se stessi, in qualsiasi modo si sia nati. “Le mie braccia sono rimaste in cielo - ha detto - ma grazie alla mia famiglia e all’amore per la vita, vivo con grande serenità e mi sento completa”. Completa!!! Cioè assente di nulla. Altro che portatori di… handicap, questa ragazza è soltanto una portatrice sana di volontà, di sacrifici e di sogni. Insomma… di vita. “Com’è straordinaria la vita” (Dolcenera)