Germania. "Un killer appassionato dei videogiochi di guerra"

di Anna Laudati
Tim Kretschmer era un ex studente, un ragazzo semplice che l’11 marzo scorso ha preso in mano un’arma per uccidere. Era malato di depressione ed era stanco di vivere (di Bruna Caiazzo) 

candele_e_preghiere_della_strage._foto_la_presse.jpgLa Germania è ancora sotto shock! Stoccarda: nella scuola tedesca di Winneden ,  Tim Kretschmer, diciassettenne, ha aperto il fuoco contro compagni, professori e passanti, e dopo aver ucciso 15 persone, si è tolto la vita.  A pochi giorni dall’accaduto, il mondo intero si interroga sul retroterra culturale e sociale dal quale emergono i giovani killer. “L’omicida giocava con i videogame che esaltano la violenza”. Questo è quanto ha scoperto la polizia tedesca sull’identità di Tim. (Foto: La Presse)

Infatti ad ispirare il folle gesto del ragazzo sarebbe stata con ogni probabilità la sua passione per le armi e i videogiochi, in particolare Counterstrike, un gioco di guerra in cui i soldati vanno a caccia di terroristi per le strade della città sparando all’impazzata. Al momento della strage Tim Kretschmer era vestito come Seug-Hui Cho, l’adolescente che ad aprile del 2007 ha massacrato 32 studenti del “Virgina Tech Institute”, anche lui appassionato a quel gioco , così come Steven Phillip Kazmierczak, lo studente che nel 2008 ha ucciso 5 suoi comapgni della Northern Illinois University.

Sono sempre più diffusi, nei videogiochi, i simulatori di operazioni militari, che rendono i giovani soldati armati fino ai denti e li condizionano. Certo ci giocano migliaia di persone senza che esse diventino omicida, ma se questi fattori agiscono su di una personalità debole, ecco che poi nascono i casi.. Cosi la politica torna  a parlare di divieto di videogiochi. Dal 2003 è attivo nell’U.E il codice di autoregolamentazione PEGI, il quale dal 2007 si applica anche alle vendite ondine attraverso cui, i produttori in pratica indicano con un bollino l’età consigliata. Pochi giorni fa un ulteriore intervento. In una relazione, il parlamento europeo ha chiesto l’attuazione di una strategia comune che preveda severe sanzioni per coloro che vendono giochi per adulti ai minori; invitando gli stati membri a considerare l’opportunità di far effettuare  da parte dell’industria del settore maggiori investimenti per rafforzare e soprattutto aggiornare il sistema, così da renderlo più efficace e attivo.

Anche il nuovo manifesto della campagna anti-obesità “change4life” è piuttosto esplicativo a riguardo. La pubblicità, mostra un bambino che con lo sguardo perso nel vuoto, impugna nelle mani un joystick. Questo a dimostrazione del fatto che oggi anche l’uso dei  videogame rientra fra le cause di “early death”; assieme al fumo e all’ obesità. Per gli ideatori, probabilmente, è solo un’ altra efficace “trovata” per la campagna pubblicitaria; per molti altri, industria dei videogiochi in primis, un accostamento di immagini e testi fuori luogo. In realtà il governo britannico ha voluto solo suggerire che, giocare molto con i videogiochi invece di praticare sport, può ridurre l’aspettativa di vita essendo esso fra i maggiori responsabili dell’obesità, non meno di quanto lo siano per gli episodi di violenza.

In una guerra tra colpe, quindi meglio scegliere il male minore da poter rappresentare no? Chissà poi se con l’uscita di uno degli ultimi giochi, “Brutte Storie I Rivoltanti Romani”, ci ritroveremo per le strade delle città qualcuno nelle vesti di Rassimus, protagonista del game che esplorando i bassifondi dell’antica Roma va alla ricerca di indizi che facciano luce sul suo enigmatico passato.