La tv contro la mafia

di Anna Laudati

I mass media possono contribuire all’accrescimento del fascino perverso del male? Dalla percezione alla fascinazione. Il processo di identificazione (di Veronica Centamore)

Qual è la reale potenza dei mass-media? Possono televisione, giornali, editoria, cinema diventare strumento di creazione e promozione del male? Gli spettatori quanto sono succubi di ciò che vedono? L’identificazione dello spettatore nei confronti del personaggio cinematografico o televisivo è vecchia tanto quanto la storia del cinema. Il rapporto film-fruitore, fatto di identificazione e distanze, continua a sedurre studiosi e cinefili chiamando in causa le conoscenze della semiotica, della psicanalisi e della psicofisiologia, da Barthes a Metz, a Fornari, a Freud.

Guardare oltre il visibile, all’apparenza e mettere in evidenza motivazioni e connotazioni preziose dell'affascinante avventura della visione non è cosa da poco, un po’ come guardare i quadri di Picasso a ritroso per scoprire che sotto sta un altro disegno, oltre al dipinto. Una sorta di sottotesto teatrale. Il significato altro. E di questo si è occupata la trasmissione di mediaset Matrix  nella puntata di Venerdi 27 marzo 2009 dal titolo: “La tv contro la mafia”. In concomitanza dell’uscita del film "Squadra Antimafia - Palermo oggi", in onda su Canale 5 da martedì 31 marzo, vengono invitati i protagonisti della nuova serie in sei puntate: Simona Cavallari, Claudio Gioè , Giulia Michelini e Claudio Castrogiovanni.

 

Ambientata nella Palermo di oggi, la fiction racconta del rientro degli “scappati” di Cosa Nostra dagli Stati Uniti e del confronto tra il vice questore (donna) e la figlia del boss destinata a succedergli. Da ciò, vuoi per la tematica piuttosto esplicita dello stesso, perché gli attori sono gli stessi di un altro film che affronta la medesima questione (“Il capo dei capi”), perché tra gli ospiti presenti in collegamento c’è il magistrato Giuseppe Ayala (storico pm del pool antimafia di Palermo che ha lavorato fianco a fianco con i giudici Falcone e Borsellino) e Attilio Bolzoni giornalista da anni impegnato a raccontare le storie di Mafia, si parla ovviamente di questo fenomeno ma dal punto di vista degli effetti di fascinazione nei riguardi dello spettatore televisivo (nella fattispecie). Si è cercato di capire se la televisione nel rappresentarla la combatte davvero o se, contribuisce a crearne il mito. La madre di tutte le mafia-fiction è “Il padrino”, dove uno splendido Marlon Brandon interpretò un capo-famiglia d’onore.

 

Per la prima volta si parlò in maniera diretta del fenomeno mafia. Parola che in Sicilia e soprattutto nella Palermo di quegli anni non era mai stata nominata come se fosse un fenomeno inesistente. Negli anni 90 fu un giovanissimo Michele Placido a impersonare le vesti di un commissario dedito alla lotta contro la mafia nella serie “La piovra”. Non fu difficile identificarsi con questo eroe positivo. Ma negli anni 2000 (e in particolare nel 2008 anche se qualcosa era già avvenuta con “Mary per sempre” e “Ragazzi fuori”) accade qualcosa di diverso. Stavolta il protagonista non fu un eroe positivo ma il suo esatto contrario. Il film “Il capo dei capi” ruota attorno alla figura di Totò Riina (storico capo della cosca che ha portato a omicidi eccellenti). Il pm della Dda di Palermo Ingroia ha asserito che alcune fiction come Il Capo dei Capi possono essere dannose perché creano un'iconografia positiva dei mafiosi. Recatosi in una scuola di Palermo, ha chiesto agli alunni chi era secondo loro il personaggio più simpatico; hanno risposto Totò Riina. Gli stessi ragazzi, in un sondaggio precedente, avevano affermato che la mafia era dannosa e che non volevano farne parte.

 

Gioè ha ammesso: "È chiaro, Riina ha anche una sua capacità di seduzione. Noi siciliani sappiamo che la mafia sa essere seducente". Purtroppo, aggiungiamo. Secondo Marziale, sociologo, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori e componente della commissione ministeriale che ha redatto il Codice Tv e Minori, "il messaggio offerto agli adolescenti dalla fiction è pedagogicamente distruttivo e non può essere affatto definito d'impegno sociale. La messa in onda di un film porno in prima serata avrebbe prodotto sicuramente effetti meno nocivi". L’opinione di Mastella, Ministro della Giustizia al tempo della messa in onda, era che la serie avrebbe dovuto essere bloccata. Ma non sarebbe un’ulteriore forma di omertà? Non tutti i giovani hanno dato quella risposte, altri, invece hanno potuto schifarsi per quel orrore, hanno avuto l’opportunità di vedere finalmente di cosa non si è parlato per anni. Biagio Schirò (poliziotto ed eroe positivo della fiction) è un personaggio fittizio, nato dalla fantasia degli sceneggiatori.

 

Creato per rappresentare tutti gli uomini semplici che hanno lottato e ancora lottano contro la Mafia. Ed è questo il personaggio più affascinate della serie, quello che fa venire voglia di ribaltare la Sicilia con la speranza di far cadere in mare la gente che non la merita. Ed è lo specchio della coscienza comune che adesso è cambiata. Dopo gli omicidi celebri dei GRANDI eroi della giustizia, la Sicilia è diversa. La gente parla, manifesta e combatte. Molti giovani, soprattutto, e questo è fondamentale, alimentano dentro una sana voglia di giustizia rivendicano la dignità di quest’isola che da sempre  è vittima di retaggi vecchi come vecchia è la mentalità di chi si ferma davanti a questi pregiudizi. Ma purtroppo come ricorda Ayala al male non c’è mai fine e in alcuni giovani, soprattutto in quelli che vivono determinate realtà avviene un processo perverso e preoccupante. Quello che, per la maggior parte è identificato come un criminale, per altri diventa personaggio da emulare negli atteggiamenti, nei modi di parlare perché quelli stessi rispecchiano il potere.

 

La capacità di comandare fondamentale per quelle mentalità deviate dove ciò che conta è la pratica della sopraffazione. Al di là di tutto questo però c’è pure gente che non dimentica e soprattutto non lo fa nei riguardi di quei personaggi che hanno dato un contributo tangibile all'Italia e che riesce a commemorarli a dovere. Ed è per questa gente che bisogna… far sapere.