All'asta cimeli nazisti dello storico negazionista David Irving

di Anna Laudati

E’ la riscossa dei Naziskin tra i giovani? (di Monica Scotti)

Lo storico negazionista inglese David Irving torna a far parlare di sé. Su un sito britannico, già ribattezzato Naz-eBay, ha messo in vendita una discutibile collezione di cimeli nazisti tra cui spiccano reperti quali frammenti ossei e una ciocca di capelli di Adolf Hitler (pare raccolti di nascosto dal suo barbiere  personale e messi all’asta per 180 mila dollari, oltre 140 mila euro!) e della sua amante Eva Braun. Il repertorio comprende, inoltre, un bastone da passeggio appartenuto al Fuehrer (messo all’asta per 7 mila sterline, circa 8 mila euro), un regalo di battesimo fatto alla figlia di un “collega” dal comandante delle SS, Heinrich Himmler, fotografie e oggetti vari collegati al Terzo Reich. Il professor Irving gestisce il sito personalmente dalla sua casa di Windsor, non lontano da Londra, occupandosi dell’ “autenticazione” dei cimeli messi in vendita da chi ne è in possesso e facendosi pagare una commissione del 15% su tutti gli oggetti piazzati.Insomma: un’iniziativa che ha provocato (e c’era da aspettarselo) il fioccare di proteste e reazioni indignate da parte del  mondo accademico e delle associazioni per la tutela dei diritti umani, compresa la richiesta del Simon Wiesenthal Center alle autorità britanniche di ordinare la chiusura del "disgustoso sito". 

 

Irving non ha perso tempo a difendersi dichiarando di avere fatto ricorso a 'Naz-eBay' perché sommerso dai debiti, dovuti in gran parte alle numerose cause in cui è stato coinvolto per aver sostenuto le controverse tesi sull'Olocausto che l’hanno reso famoso e gli sono costate il carcere in Austria. Quello che, tuttavia, suona come un pericoloso campanello d’allarme alle orecchie della società civile non è solo il morboso interesse per il Terzo  Reich di isolati e danarosi collezionisti di feticci, quanto la presa che le idee di ispirazione neo-nazista sembrano avere su un numero sempre crescente di giovani tedeschi e non. La cronaca abbonda di casi che confermano questo dato sociologico. E’ il caso dei tristemente noti Naziskin o Skin88 ( i due 8 nel nome indicano una doppia H, l'ottava lettera dell'alfabeto latino, e rimandano dunque alla formula Heil Hitler), sottogruppo politicizzato della cosiddetta cultura Skinhead, attivo sia in America sia in Europa.

 

Il movimento è nato in Inghilterra verso la fine degli anni settanta in seguito alla propaganda operata ai concerti rock e  allo stadio da partiti dell’estrema destra britannica. Nelle sue evoluzioni maggiormente connotate dal punto di vista ideologico si è avvicinato in maniera crescente alle idee nazi-fasciste diffondendosi un po’ ovunque (l’Italia non fa eccezione, i centri più attivi sono nel  Veneto, in Lombardia e nel Lazio e fa discutere l’attività di partiti di estrema destra come Forza Nuova) e rendendosi spesso responsabile di atti di violenza xenofoba. Questo “movimento giovanile”, che è la punta dell’iceberg di una galassia frammentaria di sottogruppi e tendenze, si fonda sull’idea del primato della razza bianca (giustificato tra l’altro con nozioni biologiche ormai messe al bando dalla comunità scientifica internazionale), sull'antisemitismo e il richiamo ai regimi nazionalsocialisti.

E sta guadagnando terreno: anche in Russia ad esempio si registrano episodi di sistematica violenza nei confronti di immigrati di origine turca e asiatica. In passato in Italia hanno fatto la loro comparsa sui muri svastica e croci celtiche, né sono mancati raid vandalici ai danni del cimitero ebraico di Roma. Ora la posta sembra essersi alzata, o semplicemente “confusa” da paura e ignoranza: il nemico, la “preda”, non è più l’ebreo o il ragazzo dalla pelle scura, sembra essere diventato più genericamente l’”immigrato” (qualunque sia la sua provenienza, qualunque siano la sua religione e il colore della sua pelle), il “diverso” in maniera indiscriminata. Ci si interroga già se dietro violenze e odio non ci siano solo la rabbia e la frustrazione di generazioni di giovani allo sbando più che radicate ideologie razziste o articolati programmi politici.