Servizio Civile al Parco dei Murales, quando la street art diventa un "collante" sociale

di Dan Carrano

Il piccolo Francesco e il potere dello stare insieme: continua il racconto  di Dan Carrano, volontario presso l’Associazione Arteteca 

zeusbimbi Oggigiorno capita sempre più spesso di essere concentrati soltanto sui propri obiettivi da conquistare, dimenticandosi di quanto la vita possa riservarci emozioni ed esperienze ben più importanti degli obiettivi stessi. Questo l’ho capito da qualche mese grazie al Servizio Civile Nazionale svolto al Parco dei Murales con il progetto “Creatività Urbana tra riqualificazione e rigenerazione”.

Tutto è iniziato durante le festività di Pasqua. Al Parco si lavorava per la realizzazione della facciata dell'artista Fabio Petani ed essendo giorni straordinari dall'ordinaria frequenza scolastica, un numero sempre più grande di bambini si incuriosiva della nostra presenza. Molti di loro li avevo conosciuti nei mesi precedenti, ma nel periodo invernale tutto ruotava intorno al tempo dei laboratori; si trattava perlopiù di ore trascorse insieme a conoscere i trucchetti di giocoleria o ad imparare a relazionarsi con il proprio corpo per il teatro (con Emanuele e Serena, altri volontari impiegati nel progetto) e naturalmente, vista la concentrazione richiesta dallo svolgimento delle attività, non è stato facile per me creare un rapporto d’amicizia e/o di affetto reciproco. La volta di cui voglio parlarvi, però, è stata nettamente diversa. Si tratta del primo work in progress al quale io e gli altri volontari abbiamo prestato servizio. Siamo stati più di una settimana al Parco dei Murales alternandoci fra mattina e pomeriggio per assistere, aiutare l’artista o magari fornire informazioni ai più curiosi. Ed è proprio durante questo lasso di tempo trascorso con i giovani residenti del Parco che si è rafforzato il nostro rapporto.

In uno di questi pomeriggi al Parco, infatti, è arrivato un gruppo nutrito di ragazzi fra i 14 ed i 17 anni. Non li avevamo mai visti prima; erano del quartiere e avevano un fare da prepotenti con una sana dose di immaturità, particolare che ci fa comprendere quanto quell'atteggiamento corrispondesse più alla moda del momento e a divertirsi tra di loro ché non alla reale intenzione di fare del male. Tuttavia questi ultimi, fieri e fiduciosi nella loro forza di gruppo, hanno iniziato a portare un po' di caos nel cantiere creativo allestito: sottraevano la pittura necessaria alla realizzazione dell'opera, disturbavano me, l’artista ed anche i giovani residenti del Parco che erano lì con noi per assistere al work in progress. In particolar modo disturbavano Francesco (12 anni).

Francesco ha provato più volte a riportare la calma, provando prima ad alzare un po' la voce e poi a ragionare con loro. Ma il gruppo non ha apprezzato l'aiuto che in quel momento Francesco voleva darci e soprattutto parevano innervosirsi delle parole usate a favore del nostro lavoro e della nostra presenza lì. Le parole di Francesco suonavano come un messaggio forte e positivo, rafforzavano il valore dell'opera e la presenza dell'artista ma anche l'impegno che ognuno di noi ha sempre messo in ogni azione realizzata nel Parco. Questa positività, questa forza che aveva la sua voce di parlar bene anche di sé e del suo quartiere, era invece contrapposta da vacuità, insulti e spintoni. Sono trascorsi all'incirca trenta minuti e solo dopo tutto questo tempo e numerosi tentativi la tensione si è allentata ed è calata la calma pomeridiana.

Francesco aveva le lacrime agli occhi ma era fiero di sé e convinto di aver fatto la cosa giusta. Solo dopo ci ha raccontato che lui partecipa alla vita del Parco proprio perché nutre una grande passione per i disegni e perché ha molta voglia di scoprire e studiare.

Ecco, in quel momento, tramite le sue lacrime e le sue parole, ho compreso l’importanza del Servizio Civile, il potere dell’arte e dello stare insieme. Da quel pomeriggio tutto è cambiato e nei mesi successivi, grazie alle belle giornate, ad un nuovo laboratorio (come la tinteggiatura di tutti gli androni) e soprattutto al maggiore tempo libero dei ragazzi, una volta finita la scuola, la mia frequenza e quella degli altri volontari al Parco è aumentata.

Adesso Francesco, Enzo, Ciro, Ilenia, Mario, Emanuele e tanti altri ci aspettano, quasi pretendendo la nostra presenza e sono sempre più entusiasti di aiutarci, di loro spontanea volontà. Mentre siamo impegnati durante i laboratori o i work in progress c'è chi ci fa compagnia durante la pausa pranzo, chi ci aiuta a posare il materiale, chi ci porta l’acqua e il caffè, chi vuole giocare con noi a calcio. In qualche modo siamo diventati dei loro familiari e il Parco è sempre di più la loro casa, un luogo da curare con attenzione. Proprio grazie a questo continuo rapporto che ormai si è instaurato, infatti, i più giovani hanno inteso realmente quanto stiamo facendo regalandoci affetto ed emozioni.