"La terza nazione del mondo, disabili tra pregiudizio e realtà". Un libro non solo per disabili

di Anna Laudati
650 milioni i disabili nel mondo, oltre il 10 per cento della popolazione globale. «Tutti insieme popolerebbero la terza nazione mondiale dopo Cina e India». E «solo in Italia sono circa 6 milioni, la seconda regione dopo la Lombardia», osserva Matteo Schianchi (di Gianfranco Mingione)

matteo_schianchi.jpgA tu per tu con Matteo Schianchi, laureato in Storia, studioso e sportivo, protagonista agli Europei e ai Mondiali di nuoto con la nazionale italiana di sport disabili, autore del libro “La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà”. Edito da Feltrinelli, il libro, come anticipa il titolo, non è rivolto solo ai disabili ma a tutti coloro che vogliono meglio comprendere, con parole semplici e dirette, un universo di persone che non è lontano da noi e con noi fa parte del nostro mondo ed esige eguali diritti e partecipazione alla vita sociale. Un’opera per tutti.

Come nasce l’idea di scrivere questo libro? Questo libro, legato alla mia esperienza di vita, nasce dal fatto che circa 18 anni fa a seguito di un incidente stradale sono diventato una persona disabile. In quel periodo avevo 17 anni e non è stato facile per me  comprendere quanto mi era accaduto. In quell’incidente ho perso un braccio e una gamba e ciò è stato per me un forte trauma sia fisico che personale. Questo libro nasce proprio dopo un lungo percorso di altri 17 anni nei quali ho cercato di ricostruire la mia vita perseguendo degli obiettivi importanti come lo studio e il conseguimento della Laurea in Storia e un lavoro come storico e traduttore. Alla fine di questo percorso è venuta fuori  una riflessione, un tentativo per affrontare la questione della disabilità da un punto di vista sociale e psicologico essendo le persone disabili numericamente la terza nazione del mondo. Il primo obiettivo di questo libro è quello di considerare la disabilità come un fenomeno sociale, in senso completo, sul quale bisogna cominciare a fare delle considerazioni.Come viene affrontato il tema dell’inclusione/esclusione sociale delle persone disabili all’interno del libro? Il tema dell’esclusione è uno dei più importanti trattati all’interno del libro, ovvero questa terza nazione che vive quotidianamente delle forme di discriminazione fortissime: da quella socio-economica a quella, ancor più delicata e forte, relativa all’esclusione sociale e umana che non permette a queste persone di instaurare delle relazioni basilari nell’ambito del lavoro, dell’affettività, dell’amicizia e della sessualità. Tali le forme principali di emarginazione in presenza delle quali è veramente difficile poter vivere. In questo libro vado un po’ alla ricerca delle ragioni di tali ostacoli sociali che ogni giorno molte persone disabili vivono sulla loro pelle. Questo libro si rivolge ad un pubblico specifico? Ho potuto notare che da un lato molte persone con disabilità si sono riconosciute e hanno visto codificate alcune questioni che le riguardano quotidianamente attraverso la lettura del libro; dall’altro lato ho notato altresì che le persone normodotate hanno riconosciuto le due ambizioni da me portate avanti nel libro: la prima  ambizione riguarda il far vedere che la disabilità è una questione sociale, un fenomeno trasversale e complesso (ogni anno si producono in Italia dai 50.000 ai 60.000 nuovi disabili sommando gli incidenti sul lavoro, la strada, le malattie ecc.);  la seconda ambizione, forse ancora più importante, mira a scalfire il senso comune che considera il disabile fondamentalmente un essere inferiore, un senso comune che nasce da una paura verso il diverso da noi. In questo libro cerco di andare alle radici di questo sguardo collettivo, che stigmatizza i disabili, per dimostrare alle persone normodotate che l’esclusione sociale di tali persone è un’operazione non solo intellettuale ma fatta anche di sguardi.

Da quando hai avuto l’incidente, ad oggi, nel nostro paese la situazione dei diritti delle persone disabili è cambiata? Se si, in peggio o in meglio? La situazione era molto più difficile in passato. Oggi, grazie anche al lavoro delle associazioni del terzo settore, abbiamo raggiunto traguardi importanti come, ad esempio, la firma della ratifica della Convenzione dell’Onu per persone con disabilità, uno dei documenti più importanti a livello internazionale in merito a tale questione. Purtroppo, per altri versi, sono ancora un po’ pessimista. Certamente oggi si parla molto di più della disabilità, soprattutto attraverso i media, ma nello stesso tempo  sono convinto che non ci siano i linguaggi e gli spazi di approfondimento adeguati per parlare e affrontare tale tematica che presenta ancora molte problematicità.  E come se il solo parlarne di più dei mass media costruisca d’emblée dei nuovi linguaggi, ma così non è vero. Mi sembra che troppo spesso la disabilità raccontata dai media non riesca ad andare oltre una duplice rappresentazione del disabile: da un lato il “fenomeno sportivo” che diviene sovente un fenomeno di spettacolo - vedi Pistorius o Grande fratello; dall’altro lato, il “caso sociale” che il più delle volte genera pietismo verso persone che vivono ai margini della società. Non si hanno mai i tempi e le argomentazioni per parlare più approfonditamente di disabilità coinvolgendo anche le persone che vivono e lavorano attorno alla disabilità come le famiglie, gli operatori, gli assistenti vari, i volontari ecc.  Una mancanza così grave non è adeguata a costruire una cultura dell’inclusione dei disabili all’interno della società.

Se dovessi dare un messaggio ai giovani in merito alla sicurezza stradale, fonte di gravi incidenti ogni anno, cosa gli diresti? Innanzitutto direi ai giovani di usare la testa per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli, perché poi è troppo tardi. Inoltre direi loro di non aver paura dell’altro, di andare oltre il senso comune su citato grazie anche ai molteplici mezzi di comunicazione che oggi abbiamo a disposizione. In sintesi, cari ragazzi,  “divertiamoci, però con la testa”.  Note libro: Matteo Schianchi, La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà, Milano, Feltrinelli, 2009 (Serie Bianca), 176 pagine, 14 euro (in libreria dal 15 gennaio 2009).