Gli omosessuali non possono donare il sangue

di Anna Laudati

La legge è uguale per tutti (dicono) ma il "diritto-dovere" a far del bene non è alla portata di tutti (di Veronica Centamore)

sangue_donazione.jpgSiracusa. Sono nella sala d’attesa del  Gruppo Frates per donare il sangue. Tra i tanti fogliettini appesi alla parete c’è né uno che recita a chiare lettere: “Gli omosessuali non possono donare”. Art 3 (della Costituzione della Repubblica Italiana) Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.... Ma evidentemente talvolta (o il più delle volte) non è così.

La verità è proprio questa: tra le "categorie a rischio" ci sono anche loro. Questa esclusione non riguarda una categoria estromessa per oggettivi problemi di salute ma per evidenti problemi di pregiudizio. Così, non ancora convinta della veridicità di ciò che ho letto comincio a chiedere in giro e ovviamente a navigare nel vasto mare di internet per scoprire che... è vero!!! In giro mi dicono: "Ovvio, no? Chissà che cosa fanno quelli. Dunque si da per scontato che le persone omosessuali conducano una vita dissoluta mentre gli etero no ......pazzesco!!! Quindi un eterosessuale che ha rapporti non protetti, va con prostitute e chissà quant'altro, può donare (l'importante è che non lo dica) mentre un gay sano, pure monogamo, pure con lo stesso partner sanissimo, non può farlo, in quanto gay (ovviamente se lo dice o se la condizione si palesa). Continuo a cercare sul web e  sul Corieredellasera.it trovo la storia di Lorenzo: "Mi chiamo Lorenzo, ho 38 anni. Da qualche tempo maturavo il desiderio di cominciare a donare il sangue. Pertanto mi sono recato al Policlinico per la mia prima donazione. Superata la prova della glicemia, sono stato sottoposto al colloquio, che precede la prima donazione.

Ho spiegato, che non ho mai subito operazioni, che non ho mai avuto malattie infettive, che i miei valori ematici sono storicamente nella norma, che pratico molta attività all'aria aperta: insomma sono sano come un pesce, e fortemente motivato a fare del bene ad altri donando sangue. Fino a qui tutto bene. Fino al momento in cui la dottoressa mi chiede con chi vivo. Io, serenamente le rispondo che vivo col mio compagno, con cui ho un rapporto monogamico (chiuso ad altri incontri sessuali, per intendersi) da 8 anni. Ritenevo che la stabilità della mia relazione amorosa potesse essere considerato un ulteriore elemento positivo volto a sostenere l'affidabilità della mia donazione. Viceversa la dottoressa mi sorride e mi comunica che sono un «soggetto a rischio», che i miei rapporti intimi sono «tipicamente rischiosi». Sbalordito ed umiliato le dico che lei non sa nulla di quale natura siano i miei rapporti intimi, e quale ne sia la rischiosità. Aggiungo inoltre, che ciò che loro sanno dei donatori è ciò che essi dicono: pertanto prima e dopo di me, molte persone omosessuali, o anche molte persone eterosessuali dalla vita intima «movimentata» (magari segretamente movimentata anche dalla propria moglie), non devono far altro che mentire sulla propria realtà, avendo quindi diretto e sereno accesso alla donazione del sangue; soggetti quindi forse molto più «rischiosi » di me.

Mi sento letteralmente invaso, violentato da cotanta ignoranza. Chiedo se esiste una legge che le obblighi ad interdirmi l'accesso alla donazione: beh, no di certo! Si tratta di un loro «protocollo interno rivolto alla salvaguardia della salute dei pazienti che avranno bisogno di sangue». E' ovvio che un omosessuale che abbia una qualche malattia trasmissibile attraverso trasfusione (così come un eterosessuale) non possa donare ma questo non soltanto a causa della sua scelta sessuale. A questo punto viene da chiedersi: ma la gente, soprattutto alcuni medici (cioè persone che hanno delle competenze scientifiche) conoscono l'omosessualità o pensano che gli omosessuali siano soltanto un fenomeno da baraccone che vive in promiscuità? Forse non sanno che gli omosessuali non sono solo quelli che salgono sui carri dei gay pride, ci sono anche quelli che vivono senza fronzoli, che magari vestono da uomini ma amano altri uomini come loro, che hanno una sessualità regolare e magari monogama, che festeggiano pure gli anniversari, che amano come noi, l'unica differenza sta nel genere e può una differenza così consentire ai "sessualmente normali" di negare ad altri il piacere di un dono? Questo è un atteggiamento che può appartenere soltanto a uno stato primitivo e incivile.