Trapani. Arrestato il capomafia Domenico Raccuglia detto "il Veterinario"

di Anna Laudati

I ragazzi di AddioPizzo esultano con un urlo di liberazione (di Giuseppina Ascione)

arresto_raccuglia.jpgUn altro duro colpo è stato inferto alla criminalità organizzata. Nuovamente le istituzioni hanno vinto sulla prepotenza mafiosa. Ancora una volta lo Stato ha dimostrato di esserci, di non aver smesso di lavorare affinché il Paese si liberi dal giogo mafioso. L’arresto del capomafia Domenico Raccuglia, 45 anni, detto “il veterinario”, fermato lo scorso 15 novembre a Calatafimi Segesta (Trapani) dopo una latitanza di 15 anni, è stato un grande passo sulla via della legalità.

Il boss che, come da copione, si nascondeva in un appartamento alla periferia di Calatafini, è stato trovato dagli agenti della sezione Catturandi della mobile di Palermo, al termine di un'operazione che il questore, Alessandro Marangoni, ha definito «chirurgica». Al momento dell'irruzione era solo, ha tentato di fuggire dal terrazzo, ma è stato bloccato dai poliziotti che avevano circondato l’edificio. Nell'appartamento, che aveva scelto come covo solo da pochi giorni, sono stati sequestrati due pistole, documenti, pizzini, denaro e altro materiale “molto importante” per gli inquirenti. Prima di tentare la fuga, come si è visto dalle immagini, Raccuglia ha gettato dalla finestra un sacco pieno di documenti, subito recuperato. Intorno alle 22 il capomafia è arrivato nella questura di Palermo accompagnato da una decina di auto della polizia. Ma ad accentuare l’importanza di tale arresto, c’erano i ragazzi di AddioPizzo con i loro slogan e i loro sorrisi: “La gioia non è solo per l’arresto, per la giustizia che avanza nel suo percorso, per il colpo inferto al resto dell’organizzazione, la gioia che abbiamo manifestato di fronte gli uffici della Squadra mobile di Palermo è un urlo di liberazione che viene da lontano e che lontano vuole arrivare” spiega Nino Di Gregorio del Comitato AddioPizzo.

addiopizzo.jpg“I media dovrebbero scavare un pò per non banalizzare questa gioia, per non renderla una cosa innocua legata solo alla repressione dell’ala militare di Cosa Nostra – continua – Se un mafioso fino a ieri riusciva a nascondersi per più decenni, come Provenzano, ciò significa che almeno fino a tre anni fa le complicità di cui ha goduto Cosa Nostra sono state estesissime e di gran peso. Sappiamo benissimo che la lotta non si riduce agli arresti, però quando parliamo delle responsabilità della classe dirigente i media si rivolgono altrove”. Scendere nelle strade, manifestare apertamente la gioia per un arresto, per una stoccata alla mafia, avere la libertà di gridare la propria voglia di giustizia, è un grande passo avanti, che in terre come la Sicilia, martoriate dalla criminalità organizzata, significa tantissimo, molto più di una dimostrazione giovanile. “Se anche nei paesi delle province, lì dove la mafia è ancora molto forte, la gente scende per strada a festeggiare, come hanno fatto i ragazzi di Calatafimi, vuol dire che c’è qualcosa di profondo che comincia a muoversi – dice ancora Nino – l’attesa passiva si sta trasformando in operosa speranza passando attraverso la gioia.

La nostra gioia è anche un grazie ai ragazzi della Catturandi che lavorano come muli, malgrado le indegne ristrettezze economiche in cui versano”. Gli agenti che hanno partecipato al blitz, infatti, sono stati accolti, invasi, dagli applausi dei ragazzi del comitato Addiopizzo. Dalle finestre della squadra mobile, gli uomini della Catturandi, col volto coperto dal passamontagna, hanno fatto il segno della vittoria. Una vittoria che ha il sapore del cambiamento, quel cambiamento che passa per le voci e i volti dei giovani che con un passaparola spontaneo si sono ritrovati sotto la questura del capoluogo siciliano: “Noi ci “autoconvochiamo” con sms, telefonate, e-mail, social network – spiega Nino - Basta che qualcuno di noi apprenda da un media qualsiasi la notizia e si parte. Chi può va! Nessuno di noi sa con esattezza chi troverà a far festa. Solo una cosa è certa: ci sarà il signor Agostino con la sua lunga barba, che taglierà solo quando saprà la verità sull’estate del 1989, quando la mafia uccise suo figlio, Antonino e sua nuora, Ida Castellucci, incinta.

E poi c’è sempre una bottiglia di spumante, come c’era domenica sera, per brindare al grande lavoro dei ragazzi della Catturandi che non avranno mai pagate le ore di straordinario passate dietro “il veterinario”, qualcun altro porta la bandiera della trinacria, la trinacria vera, quella che gode per l’arresto di un boss. Quella sera ero a casa a studiare e mi è arrivato un sms: “tra mezz’ora sotto la questura, hanno preso Raccuglia”. L’ho rigirato subito algi altri ragazzi e così hanno fatto loro. Probabilmente se molti avessero appreso un pò prima questa straordinaria notizia sotto la questura ci sarebbero stati più cuori e più voci unite a gridare il nostro urlo di gioia. Sono emozioni che non si possono descrivere. Non sono traguardi questi,attenzione,devono essere punti di partenza per continuare a lottare, con grande passione”.