Uruguay. Giovani campani ambasciatori dell'Italia nel mondo

di Anna Laudati
Intervista ad Alvaro Gargiulo, presidente di una delle tante associazioni di giovani campani residenti all’estero, precisamente in Uruguay (di Giuseppina Ascione) 

giovani._wordpress.com.jpgAlvaro nei giorni scorsi ha partecipato, a Roma, alla Conferenza tra Stato, Regioni, Province Autonome e CGE. Un’occasione importante per i giovani cittadini campani residenti all’estero, che per la prima volta sono stati rappresentanti da un proprio delegato. In questi ultimi due anni, grazie al lavoro e alla passione dell’assessore alle Politiche Sociali, Giovanili, Emigrazione e Immigrazione, Lilli De Felice, i campani nel mondo sono stati ampiamente valorizzati, con iniziative e viaggi che hanno portato l’Assessore in ogni comunità campana presente nel mondo.

E oggi, grazie ad Alvaro Gargiulo e ai tanti giovani campani nel mondo, si sta progettando una rete di comunicazione e interazione tra i ragazzi della Campania e i loro corregionali all’estero, che sono importanti ambasciatori della cultura campana nel mondo..  Alvaro. Cosa vuol dire essere un giovane campano nel mondo? Noi giovani che viviamo all’estero siamo orgogliosi delle nostre radici. Viviamo un sentimento difficile da descrivere. Conosciamo a memoria le canzoni, i suoni e i luoghi della nostra terra, prima ancora di esserci stati. E quando abbiamo finalmente l’occasione di visitare le terre che hanno dato i natali ai nostri genitori o ai nostri nonni, come nel mio caso, ci sembra di conoscere quei luoghi da sempre. Viviamo con una nostalgia perenne, e quando le comunità si riuniscono ogni occasione e buona per cantare le canzoni del proprio paese di origine, per guardare un film italiano e per parlare nel proprio dialetto. Noi siamo orgogliosi di essere Italiani, difendiamo l’Italia sempre e con tutti, nonostante siamo grati alle terre che ci hanno dato ospitalità e lavoro.  

Esiste un rapporto tra i giovani campani che vivono in Italia e voi giovani campani all’estero? Purtroppo noi giovani campani all’estero conosciamo poco della vita dei nostri coetanei in Italia. Sono sempre poche le occasioni per incontrarci e scambiarci opinioni su ciò che viviamo ogni giorno, per confrontarci circa le attività che svolgiamo, le difficoltà che ogni giovane incontra durante il suo percorso di studi o nella ricerca di una lavoro. Proprio per questo per me, e per tutti noi, sono importanti momenti come quello vissuto qui a Napoli durante l’iniziativa di Expoitaly, che mi ha consentito di parlare a 300 giovani volontari del Servizio Civile Nazionale. Ho conosciuto questa realtà, capito cosa fanno i ragazzi e come si impegnano ogni giorno per il miglioramento del proprio territorio e di loro stessi. Da questa giornata è venuto uno stimolo dal direttore Generale del SCN, Leonzio Borea, che ha esortato l’Expoitaly, ente organizzatore del convegno, a promuovere un progetto di Servizio Civile proprio in Uruguay, per noi sarebbe un'esperienza unica se si riuscisse a realizzare. Gli scambi tra i giovani restano l’unico modo per far si che questi due mondi, quello dei giovani campani in Italia e quello dei giovani campani all’estero si integrino realmente. 

Quali sono i progetti che state portando avanti e quali quelli in cantiere? La regione Campania sta lavorando costantemente per costruire un ponte tra i giovani campani nel mondo e quelli residenti in Italia, e la mia presenza alla Conferenza Stato, Regioni, PA e CGE è un forte segnale in questo senso. E’ importante lavorare con le associazioni di italiani che sono all’estero, prossimamente ci sarà uno scambio “virtuale” con alcuni giovani di una scuola superiore di Portici, proprio per capire come loro vivono la propria “campanità”. Da poco in Uruguay si è concluso “Scetate scè” una manifestazione che ha visto la partecipazione di 400 giovani campani da tutto il mondo, occasione per incontrarsi e scambiarsi opinioni su un’emigrazione che negli anni è diventata molto diversa. Gli emigrati di oggi non sono più quelli degli anni 50.

Cosa è cambiato negli anni? Gli italiani continuano ad avere l’idea dell’emigrante degli anni 50. Oggi, invece, le cose sono molto cambiate e spesso i nostri connazionali rivestono ruoli di spicco negli altri paesi. Purtroppo però non siamo valorizzati e non siamo trattati come gli italiani che vivono in Italia. Anche la televisione italiana, ad esempio, da noi trasmette i programmi e i personaggi degli anni 70, si tende a mandare nel mondo un’immagine dell’Italia che non è più quella, perché anche l’Italia si è evoluta. E questo per noi è molto grave, anche noi votiamo e vogliamo capire bene come vanno le cose nel nostro Paese d’origine, mentre invece si pensa a noi solo per il folklore che evochiamo.