Anoressia adolescenziale e giovanile. Dalla prevenzione alla cura

di Anna Laudati

Tra le cause: la scarsa autostima, scarsa capacità ad identificare i propri stati d’animo, tendenza al perfezionismo o all’ossessività. Ne parliamo con  Lavinia Castellano, Biologa nutrizionista di Sorrento (di Anna Laudati)

anoressia_1.jpgQuali sono i sintomi e come fare per evitare che la malattia vada avanti? L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dal rifiuto ostinato di assumere cibo dovuto ad un’eccessiva preoccupazione per il peso, che si esprime in una continua e ossessiva paura di ingrassare e nella ricerca dell’estrema magrezza. Secondo il DMS-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) le caratteristiche dell’anoressia nervosa sono la magrezza eccessiva, intesa come mancato raggiungimento del peso previsto durante il periodo di crescita o il dimagrimento progressivo, a cui si accompagna un’ossessionante preoccupazione per il peso e  un’alterata percezione dell’immagine corporea per quanto riguarda forma, dimensione e rapporti.

 

Praticamente chi soffre di questo disturbo si vede grasso e sformato anche quando in realtà è patologicamente magro. Altra manifestazione di questo disagio è l’alterato rapporto con il cibo che viene percepito come un nemico in grado di danneggiare il corpo. Nelle ragazze si presenta la perdita del ciclo mestruale (amenorrea), mentre nei ragazzi si evidenzia l’arresto dello sviluppo sessuale. Dal punto di vista psicologico i sintomi possono variare da situazioni di grave depressione a disturbi fobico-ossessivi, fino alla psicosi. Le complicazioni della malattia possono essere diverse, tra cui la più grave morte per denutrizione. Per una diagnosi certa di anoressia nervosa c’è bisogno che si presentino i seguenti aspetti: Un peso corporeo che sia almeno il 15% al di sotto di quello atteso; Perdita di peso autoindotta (evitando tutti i cibi ipercalorici che fanno ingrassare); Presenza di una distorsione dell’immagine corporea sotto forma di una specifica psicopatologia per cui il terrore di diventare grasso persiste come idea prevalente e il paziente si pone un limite di peso eccessivamente ridotto. Presenza di una disfunzione endocrina diffusa che si manifesta nelle donne come amenorrea e nei maschi nella perdita dell’interesse sessuale.

In presenza di questi sintomi è assolutamente consigliata una terapia di tipo psiconutrizionale in cui si associa la terapia cognitiva, comportamentale e nutrizionale. L’approccio a questo tipo di terapia può essere sia individuale che di gruppo e entrambe mirano a superare la fase acuta di rischio o comunque le ritualità ossessive e le componenti depressive dipendenti dallo stato di denutrizione. Bisogna però considerare che questo tipo di trattamento può avere uno scarso successo a causa di un rifiuto di intraprendere questo percorso da parte del paziente. Di fondamentale importanza è quindi la motivazione del paziente associata al coinvolgimento familiare. Inoltre, se ci si trova di fronte ad uno stadio avanzato della malattia, con coinvolgimento a carico dei vari organi, è necessario un ricovero o un’ospedalizzazione che può essere accompagnato da un trattamento farmacologico a base di antidepressivi. 

Quali sono i consigli per aiutare i genitori e i ragazzi? In presenza di anoressia nervosa i genitori cercano di essere vicini ai figli per aiutarli ma spesso, involontariamente commettono degli errori che possono aggravare la malattia, per questo è necessario l’intervento di un terapeuta.

Malattia conclamata: a chi bisogna rivolgersi? In caso di malattia conclamata ci si può rivolgere a strutture pubbliche o convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale, ad associazioni di volontariato, ad associazioni di professionisti. Ovviamente a seconda dello stadio della malattia gli specialisti potranno decidere per una terapia ambulatoriale individuale, di gruppo o, nei casi più gravi, in un regime di day hospital o di ricovero. 

Quanto può durare l’anoressia? Una volta superata la malattia c’è pericolo che ci sia una ricaduta? Se si. Cosa bisogna fare? L’evoluzione e gli esiti dell’anoressia nervosa sono estremamente variabili. In alcuni casi, ad un e episodio di anoressia nervosa fa seguito una completa remissione; in altri, fasi di remissione, con recupero del peso corporeo, si alternano a fasi di riacutizzazione. Altri ancora presentano un’evoluzione cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni. Può rendersi necessario il ricovero in ambiente ospedaliero per il ripristino del peso corporeo o la correzione di squilibri elettrolitici. Tra i soggetti ricoverati presso le strutture universitarie, la mortalità a lungo temine per anoressia nervosa è maggiore del 10%. Il decesso si verifica in genere in rapporto alla denutrizione, agli squilibri elettrolitici, a suicidio.  

Quali sono i giovani a rischio? La predisposizione psicologica rappresenta senza alcun dubbio una delle cause determinanti per lo sviluppo dei disturbi legati ai comportamenti alimentari, in particolar modo nell’anoressia nervosa. Possiamo parlare di una o più caratteristiche psicologiche o biologiche che, per loro natura, possono dare origine col passare del tempo, ad un disturbo: scarsa autostima, scarsa capacità ad identificare i propri stati d’animo, tendenza al perfezionismo o all’ossessività. Sono aspetti della personalità che molto spesso sfociano in un disagio conclamato, che, non di rado, riconosce nel cibo l’elemento centrale attorno al quale svilupparsi, con conseguenza gravi per chi lo vive.