Due giovani studenti in 5 giorni tentano il suicidio

di Anna Laudati
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Il benessere/malessere dei giovani. Milano. 16enne si getta nel vuoto. È grave. Cinque giorni prima il suicidio di un altro 15enne. Scoppia la preoccupazione e la caccia alle cause (di Angelo di Pietro)

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La mattina del 12 gennaio una studentessa si lancia nel vuoto dalla finestra del terzo piano del liceo Einstein, Milano. Immediatamente portata all’ospedale Fatebenefratelli, le sue condizioni sono risultate gravissime. C’è preoccupazione tra i suoi famigliari, originari del Bangladesh, riuniti in preghiera nel pronto soccorso. C’è soprattutto stupore. E poca voglia di parlare. Proprio dopo la corsa in ambulanza, dall’altra parte della città si sono celebrati i funerali di un altro ragazzo, 15enne, che cinque giorni prima, sempre a Milano, si gettò dalla finestra del bagno del liceo Leonardo per un brutto voto a scuola. (foto slòinder.com)

Coincidenza o emulazione? Come sempre, adesso, parte la caccia al presunto colpevole: la società capitalista, le aspettative genitoriali, la famiglia monoparentale, la violenza in tv. “Ma guardiamoci bene dal sottovalutare l’unica cosa sulla quale possiamo agire personalmente e che risale alla notte dei tempi pedagogici: la solitudine e il senso di vergogna del ragazzo che non capisce, perso in un mondo in cui gli altri capiscono”. Sfruttiamo Pennac e le sue parole per ridare spessore al termine “adolescente”. Ritroviamo in esso una dimensione d’angoscia, persa dietro quel vago e diffuso “mal di esistere”. Emerge, così, una necessità di dialogo, quello vero tra genitori e figli, fatto di conforto e non di pretese. Anzi, il dialogo diventa un presupposto fondamentale: una recente ricerca inglese afferma che gli under18 non usano più di 800 parole quando si confrontano con un genitore. Si parte da questo presupposto per aiutare le famiglie ad intercettare le difficoltà dei ragazzi. E per questo, il comune di Milano ha previsto la creazione di speciali focus group, incontri settimanali di madri e padri con i rispettivi figli e con l’aiuto di psicologi ed esperti.

Un’ultima cosa prima di chiudere. Navighiamo sul web (come al solito) e troviamo una strana notizia: Lady Gaga inscena il suicidio durante un suo spettacolo e sconvolge il pubblico in sala. È radical chic, ok. Performance postmoderna, di sicuro. Anticonformismo spinto, ovvio. Però, stranamente, ci sentiamo infastiditi. Perché se c’è una cosa che Lady G. rappresenta in questa società sclerata, è la tolleranza dell’altrui sofferenza. E invece crolli il mondo quando il male ci si avvicina. Ma, si badi bene, non accusiamo nessuno. Prima di tutto liberi, dice la costituzione. Ma sento che, da qualche parte, c’è stata una mancanza di rispetto.