La Napoli Buona festeggia il duro colpo inflitto alla camorra

di Anna Laudati
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Lo scorso 14 gennaio la Corte di Cassazione, da Roma, ha messo fine al processo Spartacus, la madre di tutte le inchieste giudiziarie sulla camorra. A pochi giorni di distanza da quella sentenza, molti napoletani si sono ritrovati a Piazza del Plebiscito per brindare alla giustizia, alla legalità ed ad una Napoli migliore (di Andrea Pellegrino)

napoli_buona_261.jpgIeri, tantissimi napoletani si sono dati appuntamento in Piazza del Plebiscito per festeggiare la sentenza della Cassazione di conferma di tutti e sedici gli ergastoli contro il clan camorristico dei Casalesi. Oltre un centinaio di persone si sono presentate con bottiglie di champagne, spillette anticamorra e striscioni per brindare in pubblico e manifestare il pieno sostegno alla magistratura, alle istituzioni ed alle forze dell'ordine affinché proseguano nella bonifica anticamorra del territorio campano.

Un evento spontaneo per testimoniare a tutti, con la propria presenza e con la propria gioia, che una Napoli diversa da quella degli spari alle vetrine e della colpevole indifferenza esiste. Imprenditori, studenti e tanti cittadini comuni hanno brindato alla vittoria della giustizia.  Qualche passante, incuriosito dalla singolare manifestazione messa in atto nel cuore turistico della città, si è avvicinato ed ha chiesto cosa si stesse festeggiando con tanta allegria e contentezza. Saputo il motivo reale per il quale tanta gente si fosse incontrata in piazza, qualcuno non ha esitato ad unirsi al brindisi. «Una Napoli migliore è possibile, e tocca anche a noi costruirla» un passante ha gridato.

Ad organizzare l'evento è stato un gruppo di cittadini, di imprenditori, di studenti ed associazioni tra cui il Presidente dell'associazione Napoli Buona Enrico Maria Borrelli, lo scrittore Maurizio De Giovanni, l'ex assessore provinciale Francesco Emilio Borrelli, il proprietario del Gambrinus Antonio Sergio ed il titolare della libreria Treves Rino De Martino. Tante anche le associazioni presenti in piazza che aderendo all’appello hanno dato forza all’iniziativa: giovani dell’Amesci, del Modavi Onlus, della UIL Giovani, dell’Arci Napoli e dell’associazione Studenti napoletani contro la camorra hanno brindato insieme invitando i passanti ad unirsi a loro. «A Palermo per molto meno – spiegano gli organizzatori - la gente è scesa in piazza a festeggiare. Da noi la parola camorrista viene ancora sussurrata a bassa voce con timore per paura che qualcuno possa sentire. Per quanto ci riguarda, vogliamo lanciare una nuova stagione di impegno contro i clan sopratutto adesso che si apriranno le guerre di successione».

Diversi gli striscioni esposti tra cui quello titolato "STATO 16 - CAMORRA 0", oppure "VOGLIAMO L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA SENZA CAMORRA IN CAMPANIA". «Noi ci mettiamo la faccia contro la camorra - continuano gli organizzatori - e vogliamo esporci in prima persona perché ci siamo stancati di omertà e connivenze sui nostri territori. Ci avevano addirittura sconsigliato di non fare l'iniziativa o di coprirci il volto per non essere identificati. Noi invece vogliamo urlare a tutta l'Italia che c'è una Napoli che disprezza i camorristi e che giosce se vengono arrestati e condannati. Noi vogliamo lanciare una nuova stagione di impegno civile contro i clan sopratutto adesso che si apriranno le "guerre" di successione».

Un grande traguardo quello raggiunto con la sentenza della Corte di Cassazione che però non deve far pensare che la battaglia possa dirsi vinta. A rilanciare la sfida ed a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica ci ha pensato, ieri sera da Aosta,  Raffaele Cantone, magistrato oggi in servizio alla Cassazione, per anni in forza alla Dda di Napoli e autore del libro 'Solo per giustizia: vita di un magistrato contro la camorra'. «Il processo Spartacus - ha spiegato il magistrato - ha avuto un valore simbolico eccezionale, ma dal punto di vista dei reati e della criminalità è superato. I fatti sono molto vecchi, si tratta di eventi degli anni novanta. Gli equilibri interni al clan dei Casalesi, già in quel periodo stavano cambiando. Quello che più mi preoccupa è che non si pensi che con questa sentenza sia tutto finito. La camorra non è sicuramente stata sconfitta.

Oggi, su molte tematiche è già calato il silenzio, ma le indagini da fare sono ancora molte». Una sfida, quella contro la camorra e le mafie in generale, che non riguarda soltanto il meridione d’Italia. Il togato ha poi sottolineato come le organizzazioni criminali abbiano messo tentacoli ovunque, compreso al Nord: «Non vi sono realtà immuni, cambiano solo i meccanismi con cui le mafie agiscono. La camorra è stata capace di creare legami e consensi, non solo con il territorio in cui agisce, ma soprattutto con le persone. Oggi, le organizzazioni criminali sono sempre più forti anche grazie ai rapporti incestuosi con l'economia».