Ue: 2010, anno contro la povertà e l'esclusione sociale

di Anna Laudati
Ne parliamo con Manfredi Sanfilippo, Rappresentante Nazionale di Servizio Civile e studente universitario in Scienza per la Pace interessato ai temi della povertà e disuguaglianza  (di Alessandra Alfonsi) 

rappresentante_sc.jpgLa Commissione Europea ha designato il 2010 anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, considerati valori centrali dell’UE coinvolgendo nel progetto di sensibilizzazione tutti i cittadini dell’UE, il pubblico, gli operatori e gli attori dell’economia. Ne abbiamo parlato con il Rappresentante Nazionale Manfredi Sanfilippo, che è stato eletto nella macroarea Estero e ha svolto il Servizio Civile Nazionale a San Marcos in Guatemala con il progetto “Caschi Bianchi” di Caritas Italiana.

Il 2010 è stato eletto anno contro la povertà, che ne pensa il Rappresentante Nazionale? <<Il fatto che l’Unione Europea abbia designato il 2010 quale “anno della lotta alla povertà e all'esclusione sociale” è, senza dubbio, un bene in quanto pone al centro del dibattito il problema più grande del mondo d’oggi. Sulla reale possibilità di trasformazione della situazione attuale e sul fatto che “dedicare” un anno alla lotta alla povertà possa effettivamente favorire un cambiamento profondo ho dei dubbi. Secondo un recente studio di un’agenzia delle Nazioni Unite il 2 per cento della popolazione adulta possiede oltre la metà di tutta la ricchezza mondiale, mentre la metà più povera della popolazione adulta se ne spartisce solo l’1 per cento.

Sembra chiaro come il benessere di una parte del mondo (la nostra) si fondi sullo sfruttamento e la povertà dell’altra. Come in una carta da gioco le due facce non vengono a contatto, non si vedono, ma non possono neanche separarsi; lo sfruttamento e la violenza strutturale, così come la povertà e il sottosviluppo di una parte del mondo, sono funzionali al sistema economico mondiale, al nostro benessere. L’attuale situazione è naturalmente il risultato della storia del mondo e dei recenti processi di globalizzazione. La globalizzazione dell'economia distribuisce le risorse della terra in modo profondamente ingiusto perché è il risultato di politiche colonialiste e neocolonialiste di conquista, sfruttamento, violenza, coercizione e frode.

Alla luce di questa analisi, mi risulta difficile credere ad un impegno concreto e sincero per combattere la povertà da parte di istituzioni internazionali dominate dai paesi ricchi, beneficiari dell’attuale sistema economico mondiale. Se si vuole sconfiggere la povertà bisogna mettere fine ai sistemi che creano povertà, come ricorda Vandana Shiva, scienziata, attivista politica e ambientalista indiana, “il punto non è quanto le nazioni ricche possono dare, il punto è quanto meno possono prendere”. 

Com’è stata la tua esperienza di servizio civile all’estero? << Io ho svolto il mio servizio civile a San Marcos in Guatemala con il progetto “Caschi Bianchi” di Caritas italiana. I Caschi Bianchi svolgono missioni internazionali per la pace in aree di crisi e in iniziative di riconciliazione, elaborando anche proposte e progetti che diano un’alternativa alle situazioni di disagio e siano spunto e occasione di dialogo e solidarietà tra i popoli.

La mia esperienza di servizio civile in Guatemala è stata fondamentale per la mia crescita; come dicevo, già con i miei studi mi ero interessato a tematiche quali povertà e sottosviluppo ma la vita in mezzo alla gente, la condivisione, l’aver camminato per “un pezzo di strada” accanto a quelle persone mi ha naturalmente cambiato >>.