Sette giovani pugliesi per Senso Plurimo, rassegna d'arte contemporanea

di Anna Laudati

In mostra i ritratti teatrali di Azzurra Cecchini (di Paola Pepe)

azzurra.jpgOccasione a dir poco unica per gli artisti pugliesi di progettare i propri lavori in relazione all’ambiente circostante, Senso Plurimo è una rassegna pensata come gioco di scatole cinesi; è uno spazio nello spazio in cui sette differenti modalità di espressione artistica sposano la fascinazione totalizzante del teatro. Curata da Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso il Liceo Artistico di Lecce, la rassegna, che si svolge da novembre a maggio, trova spazio all’interno dei Cantieri Teatrali Koreja, lo stabile salentino che da più di un ventennio lavora sul territorio par la diffusione della cultura a 360 gradi.

Tutti di origine pugliese, Davide Faggiano, Danilo De Mitri, Francesca Speranza, Giuseppe Teofilo, Azzurra Cecchini, Fulvio Tornese, Carlo Michele Schirinzi, espongono i loro lavori all’interno di un cubo di legno a dimensione ambiente. Il box, cardine concettuale di questa rassegna, è uno spazio espositivo appositamente realizzato nel foyer del teatro dal ventinovenne designer Rune Ricciarelli, milanese d’adozione, profondamente legato al Salento. Il box è un modulo architettonico progettato in uno spazio chiuso, con l’obiettivo di esercitare una provocazione critica e offrire nuovi spunti espressivi. Un'idea di allestimento che nasce dall'esigenza di creare un parallelismo nelle modalità di fruizione tra arte e teatro. Gli artisti in mostra non appartengono a un gruppo omogeneo e proprio per questo esprimono visioni molteplici dell’arte, volte a sottolineare il cambio culturale in atto; utilizzano linguaggi accomunati dalla leggerezza di segno e materiali e dalla capacità di scorticare o materializzare l’immagine. Con storie e percorsi di ricerca diversi, pongono continue e personalissime domande al presente: le opere in esposizione parlano di identità corporea e interazioni fra uomo e spazio, parlano di territorio e ambiente, di sradicamento culturale e urbano e ancora di memoria, migrazioni e donne.

Da venerdì 19 febbraio (fino a mercoledì 10 marzo) il box si veste del tratto grafico di Azzurra Cecchini. Classe ’78, Azzurra vive e lavora come artista e architetto a Brindisi, terra che conosce molto bene e che le ha dato i natali. Dopo la laurea presso il Politecnico di Milano si è perfezionata studiando in Germania e in Olanda. La sua produzione spazia dal video all’illustrazione, dal design agli allestimenti attraverso l’impiego di materiali poveri e di recupero industriale. Azzurra ha scelto il disegno come pratica primaria e forma linguistica d’espressione. I suoi lavori sono caratterizzati da linee di spessore uguale, concreto, tracciate senza apparenti tentennamenti. A volte si tratta di fogli singoli, altre di serie complesse che compongono un racconto fatto di temi e universi collegati: la mano e la mente, l’artigianalità e la concettualità, il privato e il pubblico. Con un segno preciso e sicuro “come una scrittura”, Azzurra realizza delicate silhouette e scrive i suoi racconti muti sulle pagine di un diario o di un libro nel quale le parole si trasformano in segni che si dissolvono sotto le sbavature del colore o si allineano ordinatamente lungo tracciati incomprensibili. Linee e ancora linee, anche quando Azzurra va al di là dalla carta: nei cappotti ricamati o nelle installazioni ambientali.

C’è chi scrive su un diario le storie di una giornata, racconta Azzurra, io le disegno. Un amico, anni fa, mi ha regalato un libro con le pagine bianche, per non perdere i fogli che spargevo ovunque. Dalla storia di quel diario ne ho disegnati dieci. Dieci diari rilegati e disegnati a mano. Un esercizio di penna. E’ come scrivere cento volte la stessa cosa, sempre in modo diverso, facendo sempre più sintesi. Alla fine ci si distacca dalle cose e le storie diventano quasi impersonali, come fossero quelle di un’altra persona. Cinque libri sono stati fotografati, ma solo uno è stato montato e pubblicato in un video […] si chiama libro muto 5. Era il numero 5 dei diari, e mi piaceva il collegamento con il profumo. Gli altri 4 sono rimasti cartelle sul mio computer, ritirarli fuori è come tirare fuori delle vecchie foto da un cassetto.

Per Senso Plurimo, Azzurra ha scelto come foglio di lavoro il grande formato della parete, sviluppando un dialogo con l’architettura e con lo spazio espositivo del box.

In questo caso, il disegno è un’operazione effimera, provvisoria, destinata a scomparire quando, alla chiusura della mostra le pareti saranno ridipinte. Infatti il suo RiTratto, questo il nome del lavoro che lei stessa ama definire performance teatrale, vive solo nel presente, non ha durata. Hic et nunc, emozione unica del teatro.

Il suo segno è una linea continua e leggera tracciata a matita che contorna un paesaggio semplice e lieve con casolari, terrazzi, eliche e ciminiere, trulli e alberi accarezzati dal vento. Questa linea-panorama si srotola per segnare l’incanto del mare, del cielo e della terra. Un profilo sinuoso, puro e ingenuo, in cui ogni elemento, anche quello estraneo alla natura, assume un tono alto che si mimetizza e si confonde. Il suo tratto, pur nella sua apparente essenzialità si muove da un campo in cui tutto è sicuro e verificabile, ad uno in cui tutto è incerto, ma nello stesso tempo affascinante. Ed è proprio in queste due dimensioni esistenziali che Azzurra cerca interconnessioni e legami. Disegnare diventa generare un momento di rottura, che, in questo caso, si concretizza e si manifesta sulle pareti del box.