Palazzini: ''E' stato l'Unsc a rimandare la riforma''

di Anna Laudati
Il presidente di ArciServizioCivile polemizza con il direttore Cipriani che aveva parlato della cancellazione di 145 enti accreditati. ''La pulizia di cui parla Cipriani è prima di tutto un nostro interesse'' “Gli enti del volontariato impegnati nel servizio civile erano pronti a fare pulizia e ad affrontare le tante falle del sistema. Ma è stato l’Ufficio nazionale del servizio civile (Unsc) a decidere di rimandare ancora una volta la necessaria riforma”. Risponde così all’intervista del direttore dell’Ufficio nazionale, Diego Cipriani, pubblicata venerdì scorso su Redattore sociale, Licio Palazzini, presidente di ArciservizioCivile.  “E’ vero – spiega Palazzini -che le regioni e gli enti hanno chiesto la riapertura dell'accreditamento che era stata sospesa nel 2007. Ma la decisione l'aveva già presa lo stesso Ufficio nazionale”. Palazzini ci tiene prima di tutto a precisare che le sue “integrazioni” all’intervista di Cipriani sono fatte a ragion veduta. L’ArciServizioCivile era infatti uno di quegli enti che ha partecipato al gruppo di lavoro organizzato dall’Ufficio nazionale per fare chiarezza sullo stato dell’arte. “Le nostre – spiega quindi Palazzini – non sono polemiche astratte. Vogliono essere al contrario un contributo per capire
davvero come stanno le cose”.
Secondo Palazzini, dall’intervista a Redattore sociale di Cipriani, emergono dunque delle verità incomplete o comunque una ricostruzione non puntuale di quello che è successo tra l’autunno del 2007 e il gennaio di quest’anno. La prima forzatura di Cipriani, secondo il presidente di Arciserviziocivile, riguarda proprio la decisione di riaprire l’accreditamento. “Non è vero – precisa Palazzini, che la decisione è derivata da una forzatura degli enti e delle Regioni. Ricordo al contrario che il direttore Cipriani, rispondendo a una domanda precisa dell’Anci (l’associazione dei comuni, ndr), sull’ipotesi di valutare la possibilità di una non riapertura dell’accreditamento viste le tante falle del sistema, disse che è vero che il suo Ufficio nazionale aveva valutato l’opportunità della scelta, ma alla fine era prevalsa la posizione di riaprire comunque l’accreditamento per il 2008, visto che già nel 2007 c’era stata la sospensione”. “Possiamo dire – conclude Palazzini – che c’è stata una decisione collettiva, non dovuta quindi a chissà quali pressioni esterne come è sembrato dicesse l’intervista a Cipriani”. La seconda imprecisione che Palazzini vuole commentare, rispetto alle dichiarazioni di Cipriani, riguarda le proposte di riforma. Sempre dall’intervista al direttore dell’Unsc, sembra emergere una proposta elaborata esclusivamente dall’Ufficio nazionale. In realtà, spiega Palazzini, non è andata così: alle iniziali proposte dell’Ufficio elaborate nel novembre del 2007 si erano poi unite le proposte degli enti (e non quelle delle Regioni che stranamente sono rimaste silenti in questo caso). In particolare rispetto alla proposta di razionalizzazione basata sulla regola “un ente, una sede”, contro il moltiplicarsi di sedi virtuali o peggio fittizie, Palazzini sostiene che gli enti principali del volontariato erano assolutamente concordi. In una rilevazione a cura degli stessi enti si era infatti scoperto a gennaio del 2008 che esistono vere e proprie patologie: ci sono enti con due numeri civici e 100 sedi. Gli enti erano pronti alla riforma, ma è stato poi Cipriani stesso a frenare: ci sarebbero state troppe proteste, racconta Palazzini. Infine, ultimo punto di precisazione, è quello che riguarda il criterio di distribuzione delle risorse. Secondo Palazzini, dopo tanti tira e molla, l’Ufficio nazionale ha scelto la strada più tradizionale, ma la più sbagliata: dare meno, ma un po’ a tutti, secondo la vecchia logica della redistribuzione “politica” e non basata sulla qualità del servizio offerto. di Redattore Sociale